La conversazione: come funziona questo atto linguistico?

La conversazione: come funziona questo atto linguistico?

Cos’è  la conversazione?

La conversazione è un atto linguistico che all’apparenza potrebbe sembrare un parlato disordinato. In realtà degli studi, svolti a partire dagli anni ’70, hanno dimostrato che questo atto linguistico è tutt’altro che privo di regole, al contrario è organizzato secondo un determinato filo logico, strutturato e organico, affinché  venga garantita la fluidità del parlato. Per far sì che una conversazione esista, è necessaria la collaborazione tra gli interagenti, nonché  interlocutori. Uno degli elementi fondanti della conversazione sono le sequenze.

Cosa sono le sequenze?

Sono elementi che riguardano il modus operandi della conversazione, cioè il modo in cui vengono organizzati i turni degli interlocutori. Nell’organizzazione della conversazione hanno un ruolo cruciale i turni che si susseguono e che vengono gestiti dai parlanti stessi durante la conversazione, tra il Parlante (P) e il parlante Successivo (S). 

Come funziona la gestione dei turni della conversazione?

Inizialmente il primo parlante P seleziona il parlante successivo S, nonché destinatario della conversazione, deve smettere di parlare al punto di rilevanza transizionale (PRT), ovvero il punto in cui il turno passa da un interlocutore ad un altro .
In un secondo momento, se al successivo PRT il parlante P tace e nessun parlante successivo S è stato selezionato, allora chiunque stia partecipando alla conversazione può accaparrarsi il turno.
Infine se ancora una volta il parlante successivo S continua a non essere selezionato dal parlante P e nessun altro parlante si auto-seleziona, allora il parlante P può continuare a parlare.
Questo dimostra che i turni dell’interazione si susseguono con un accordo tra i partecipanti all’interlocuzione, regolati da consuetudini, basti pensare alle coppie adiacenti o sequenze complementari.

Cosa sono le coppie adiacenti o sequenze complementari ?

Sono formate da due turni di una conversazione che rappresentano delle forme ricorrenti, quasi fisse; ad esempio al saluto corrisponde in risposta un altro saluto; alla domanda corrisponde la risposta e così via. Per questo motivo le sequenze possono essere preferite o dispreferite.

Una sequenza preferita è attesa in quanto più frequente, è una risposta che ci aspettiamo venga data. Ad esempio se chiediamo a qualcuno “Quanti gradi ci sono?” la risposta preferita sarebbe la gradazione della temperatura e non “comprati un termometro”. Quest’ultima è la rappresentazione di una tipica sequenza dispreferita, cioè qualcosa che non soddisfa, o non completamente le aspettative dell’interlocutore.

Lo studio del 1990 di Zorzi cerca di dimostrare come viene gestita la sequenza dispreferita tra cliente e commesso nelle librerie italiana di Bologna  e inglese di Londra, sulla base di quattrocento incontri di servizio registrati in inglese e in italiano. Ne emerge che la risposta dispreferita durante la conversazione è differente nelle due lingue: in italiano il commesso cerca di fare un lavoro di riparazione alla mancata esecuzione della richiesta del cliente, e cerca di giustificarsi, di dare un suggerimento attraverso la negoziazione con quest’ultimo.

In inglese, invece, la sequenza dispreferita viene ritardata dall’uso di “well” “ehm” che hanno come obiettivo la riparazione, ma in realtà preparano il cliente alla risposta dispreferita.

In conclusione possiamo dire che il lavoro di riparazione da parte dell’interlocutore-commesso italiano è post-riparatorio, quello dell’interlocutore-commesso inglese è pre-riparatorio. L’importanza di questo studio sta proprio nel dimostrare che esista una struttura che consente di gestire la conversazione che però viene influenzata dalle differenti culture di appartenenza degli interagenti, che possono far emergere delle difficoltà. 

fonte immagine: pexel.com

A proposito di Federica Loscalzo

Vedi tutti gli articoli di Federica Loscalzo

Commenta