Il teatro delle marionette coreano: origini e storia

Il teatro delle marionette coreano

Il teatro delle marionette coreano, noto come Kkoktu kaksi norŭm o Inhyŏnggŭk, ha origini antiche e probabilmente non autoctone, ma la struttura e i testi delle rappresentazioni che conosciamo ad oggi si delineano abbastanza tardi, non prima della seconda metà del periodo Chosŏn. Attivo fino alla prima metà del 20° secolo, è oggi in declino e costituisce uno dei principali patrimoni culturali coreani da salvare.

Gli spettacoli del teatro delle marionette coreano

Gli spettacoli del teatro delle marionette coreano hanno oggi forme e contenuti decisamente laici, diversamente dalla natura sacra che probabilmente possedevano nell’antichità e che doveva essere alla base della creazione stessa delle marionette. È ancora sconosciuta e dibattuta la data precisa dello sviluppo di questa forma artistica, ma pare risalga a prima dell’introduzione del buddhismo, verso la fine del IV secolo. La prima menzione delle marionette in legno appare in alcune cronache cinesi riguardanti il regno di Koguryŏ, mentre della presenza del teatro delle marionette coreano a Paekche e Silla non ci sono menzioni. Durante il periodo Koryŏ, invece, divenne una tipica forma di intrattenimento e pare che i burattinai fossero nomadi originari dell’India nord-occidentale che erano giunti in Corea attraversando la Cina. Anche lo stretto rapporto con l’impero mongolo nel XIII secolo suggerisce influenze eurasiatiche nel teatro delle marionette coreano. Durante il periodo Chosŏn i marionettisti conducevano vita errante, trovando accoglienza nei templi buddhisti o presso i villaggi presso cui si esibivano, e si trovavano all’ultimo gradino della scala sociale dell’epoca perché considerati eredi delle tribù barbare che avevano scelto questo mestiere dopo aver abbandonato una vita ugualmente nomade fondata sul saccheggio e altri espedienti. Al giorno d’oggi il numero di questi artisti sembra essere ridottissimo. Le rappresentazioni si svolgono in occasioni di eventi che coinvolgono tutta la comunità di un determinato centro, come la semina o la raccolta del riso, il compleanno del Buddha e l’ultimo o primo giorno dell’anno lunare. La scena consiste in un palcoscenico in legno coperto fino ad una certa altezza da un drappo nero che nasconde alla vista del pubblico i marionettisti. Questi manovrano le marionette dal basso reggendole tramite un’asta, mentre prestano la voce ai vari personaggi. Le marionette sono di diverse dimensioni a seconda dei personaggi raffigurati e anche le parti mobili variano da personaggio a personaggio, sono costruite in legno e spesso i loro visi sono simili alle maschere del teatro-danza di Yangju. Alcune sono azionate da fili laterali, da fili posti inferiormente o per mezzo delle dita infilate all’interno. Gli spettacoli di teatro delle marionette coreano possono essere accompagnati da un’orchestrina munita di strumenti musicali tradizionali e l’intera troupe arriva a comprendere anche 7 o più persone. In genere c’è un’unica trama della quale esistono una mezza dozzine di versioni.

I personaggi principali ed il loro significato

Pak Ch’ŏmji è il principale protagonista maschile, incarna la classe medio-bassa, sulla scena funge da narratore e talora è presentato come un piccolo capo di villaggio molto avanti negli anni e rappresenta pregi e difetti della mentalità popolare. Ha una moglie legittima, Kkoktu kaksi, che da il nome all’intero genere teatrale, e una giovane concubina chiamata Tolmŏrijip, perennemente in conflitto con la vecchia rivale. Le figure femminili invitano anche a una riflessione sulla condizione della donna, più libera nelle classi umili che in quella rigidamente confuciana degli yangban. Hong Tongji è il focoso e nerboruto nipote dello stesso Pak, sempre rappresentato nudo, dipinto di rosso e dotato di enorme fallo. Valente lottatore, simboleggia lo spirito produttivo, leale e fecondo della classe contadina. Allontana con la sua forza pura e primordiale i pericoli dal villaggio, diventando il braccio operativo dello zio insieme al quale rappresenta spontaneità e schiettezza della classe contadina. I personaggi secondari del teatro delle marionette coreano includono due giovani sciamane, due (o 4) monaci buddhisti e il governatore della regione del P’yŏng’an, che rappresenta l’intera classe nullafacente degli aristocratici yangban che viveva a carico dei contadini noncurante delle loro sorti. Egli viene pesantemente attaccato e in alcune versioni muore. Abbiamo poi un vecchio eremita e il serpente Isimi, che viene dalla grande Cina a divorare il raccolto in Corea dopo che nel suo paese il raccolto agricolo è stato scarso. Il riferimento al tributo regolare alla Cina è inequivocabile, come il ricordo delle invasioni mongole e mancesi. Infine c’è il mostro Yŏngmo, altro simbolo della classe yangban, in grado di divorare qualsiasi cosa gli capiti a tiro, talvolta rappresenta anche il sovrano e lo stato. Esistono inoltre altre figure che non sono presenti in tutte le versioni. Per esigenze di trama si utilizzano oggetti come il modellino di un tempio buddhista, un falco, una bara e una statuetta di Buddha. Il racconto si svolge in episodi, atti o scene (da 7 a 11), tra cui non sempre c’è nesso logico, preceduti da un prologo dove vengono presentati al pubblico i personaggi. Tutti questi elementi del teatro delle marionette coreano descrivono attentamente la società dell’epoca Chosŏn, ma hanno chiaramente origine in tempi ben più antichi. Ad esempio, la nudità, il colore rosso e l’itifallismo di Hong Tongji si collegano ai riti agricoli della fecondità praticati in epoca pre-buddhista, mentre la ridicolizzazione del vecchio saggio sancisce la vittoria del mondo sensuale contadino sulle fantomatiche aspirazioni mistiche, della natura sulla cultura. La presenza di numerosi elementi attinenti al Buddhismo fa pensare a una realtà nella quale questa religione doveva essere abbastanza influente. La danza dei monaci e la demolizione finale del tempio nella trama di alcuni spettacoli, però, sembrerebbero alludere a un avanzato stato di depravazione del clero buddhista, che viene quindi preso di mira. È chiaro che il teatro coreano delle marionette sia stato creato con intenti satirici e che la satira venga attuata con mezzi e modi tipici delle classi inferiori, per un pubblico altrettanto popolare.

Il teatro delle marionette coreano dal ‘900 ad oggi

Il ‘900 è stato un secolo complesso in Corea sia per la colonizzazione giapponese che per la Guerra di Corea che ha portato la divisione del paese in due nazioni all’altezza del 38° parallelo. La rinascita del teatro delle marionette coreano ha inizio nel 1961, quando il vicepresidente della KBS creò uno spettacolo televisivo per bambini in cui, tuttavia, i burattini non erano chiamati kkoktu kakshi ma inhyŏng (bambola) e gli spettacoli erano chiamati Inhyŏnggŭk (spettacoli di bambole). Le sceneggiature in questo caso erano basate su storie coreane o straniere. Negli anni ‘70 ci fu una rinascita dell’interesse degli studiosi per il folklore e le arti tradizionali coreane, tuttavia il teatro delle marionette coreano ricevette meno attenzioni perché era stato meno documentato nel tempo rispetto al teatro-danza, di cui era considerata una variazione. Tuttavia, nel 1979, Lee Kyung-hee ha fondato UNIMA-Korea, aiutando il teatro delle marionette coreano ad essere riconosciuto come una forma d’arte legittima in Corea del Sud. Al momento, ci sono oltre trenta compagnie di marionette attive, compresi gruppi amatoriali, con quasi un centinaio di burattinai attivi in spettacoli e laboratori in tutto il paese, in particolare laboratori didattici.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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