Gli Aztechi, una delle più grandi civiltà precolombiane, avevano una cosmologia complessa e affascinante, che permeava ogni aspetto della loro vita, dalla religione all’arte, dall’organizzazione sociale alla concezione del tempo. In questo articolo, esploreremo i principali elementi della cosmologia Azteca, la loro visione dell’universo, degli dei e del destino dell’umanità.
La civiltà Azteca e la sua concezione dell’universo
La cosmologia azteca, come quella di altre culture precolombiane, è intrisa di stupore e meraviglia di fronte all’universo. Gli Aztechi vedevano il mondo come un luogo magico e misterioso, popolato da divinità potenti e forze soprannaturali. La loro visione del cosmo era profondamente legata alla religione e alla mitologia, e si esprimeva attraverso un ricco simbolismo e un complesso sistema di credenze.
Le cinque ere cosmiche: la creazione e la distruzione del mondo
Secondo la cosmogonia azteca, il mondo aveva conosciuto quattro ere, o “soli”, prima di quello attuale. Ogni era era dominata da una divinità e si concludeva con una catastrofe che distruggeva l’umanità esistente. Gli uomini di ogni era erano, inoltre, condizionati dal potere di un elemento primario cosicché subivano una trasformazione. Si trattava di un processo alchemico che permetteva il passaggio dal mondo della materia a quello dello spirito. Secondo gli aztechi si susseguono così il periodo Terra, il periodo Vento, il periodo Pioggia e il periodo Acqua. Ogni era si chiude con un fallimento cosi che la materia ritorna inerme. Nemmeno gli dei con i loro poteri erano capaci di creare un ordine universale stabile. Pertanto l’universo degli aztechi era un universo fragile sempre minacciato dall’imminente distruzione. In tale universo gli uomini rivestivano un ruolo insignificante poiché il loro unico dovere era quello di combattere e di morire per gli dei e per la conservazione del mondo. Per tale ragione gli aztechi nella loro religione davano grande importanza ai sacrifici umani.
Il ruolo delle divinità nelle ere cosmiche
Ogni era era controllata da una divinità che aveva il compito di reggere il sole. Dopo qualche tempo questo dio veniva sconfitto da un altro e cadeva sulla terra diventando l’artefice della sua distruzione attraverso un uso deviato della sua forza.
La struttura dell’universo: la croce di Malta e i punti cardinali
Gli Aztechi rappresentavano il mondo come una sorta di croce di Malta, diviso in quattro quadranti, ciascuno associato a un punto cardinale, un colore e una divinità. L’oriente, associato alla luce e alla fertilità, era in alto; il nord, regione delle tenebre e dell’aridità, era a destra; l’occidente, regione delle nebbie e dell’origine dell’uomo, era in basso; il sud, regione del sole di mezzogiorno, era a sinistra. Al centro si trovava un quinto punto cardinale, che rappresentava l’asse del mondo e il punto di contatto tra cielo, terra e inferi.
La Pietra del Sole: un calendario cosmico
Uno dei manufatti più famosi della cultura Azteca è la Pietra del Sole, un enorme monolite inciso con simboli che rappresentano la loro complessa cosmologia. La pietra è composta da otto cerchi concentrici che formano delle corone circolari. Nel cerchio esterno che circonda il tutto due serpenti si congiungono e rappresentano il giorno e la notte. Per gli aztechi giorno e notte erano solamente due aspetti di una stessa realtà. I due serpenti in questione sono divisi in 13 segmenti (tredici cieli) che sono l’immagine dell’universo che contiene il tutto. Sono lo yin e lo yang, il giorno e la notte che ci avvolgono. Inoltre essi sono anche la via Lattea che contiene il nostro sistema solare. Per gli aztechi la via Lattea rappresentava la più grande forza di espansione rispetto all’uomo prima di arrivare alla Totalità assoluta. Quando venne incisa la Pietra del Sole nella quale gli aztechi registrarono la storia delle precedenti creazioni la terra si trovava nel quinto esperimento cosmico, il periodo del Quinto Sole.
Quetzalcóatl: il Serpente Piumato e la profezia del suo ritorno
Quetzalcóatl, il Serpente Piumato, era una delle divinità più importanti del pantheon azteco, associata alla conoscenza, alla civiltà e al vento. Secondo il mito, Quetzalcóatl si era ritirato in un luogo lontano, promettendo di tornare in un anno specifico del calendario azteco, che corrispondeva al 1519 d.C. Proprio in quell’anno, lo spagnolo Hernán Cortés sbarcò sulle coste del Messico, e l’imperatore Montezuma, credendo che si trattasse del dio ritornato, non oppose una resistenza efficace all’avanzata dei conquistadores. Questo tragico errore, unito alla superiorità tecnologica degli spagnoli e alle alleanze che Cortés strinse con i popoli sottomessi agli Aztechi, portò alla caduta dell’impero azteco.
I sacrifici umani e il mantenimento dell’ordine cosmico
I sacrifici umani avevano un ruolo fondamentale nella religione e nella cosmologia azteca. Gli Aztechi credevano che il sangue umano fosse necessario per nutrire gli dei e mantenere l’ordine cosmico. I sacrifici erano visti come un modo per ripagare il debito che l’umanità aveva contratto con gli dei, che si erano sacrificati per creare il mondo e gli uomini. Le vittime sacrificali, spesso prigionieri di guerra, venivano uccise in cima alle piramidi, e i loro cuori offerti al sole per garantirne il movimento e la continuazione della vita.
Conclusione: l’eredità della cosmologia Azteca
La cosmologia Azteca, con la sua visione ciclica del tempo, i suoi dei potenti e i suoi complessi rituali, rappresenta un patrimonio culturale di inestimabile valore. Essa ci offre uno sguardo affascinante sulla concezione del mondo di un’antica civiltà, sulla sua profonda connessione con la natura e sul suo tentativo di comprendere i misteri del cosmo e del destino umano. Ancora oggi, la cosmologia Azteca affascina e ispira studiosi, artisti e appassionati di tutto il mondo.
Prof. Giovanni Pellegrino
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