La Danza Macabra: simboli e rappresentazioni

la danza macabra

La danza macabra è un tema iconografico tardo medievale nel quale è rappresentata una danza fra uomini e scheletri.

Gli scheletri sono una personificazione della morte, mentre gli uomini sono solitamente raffigurati come personaggi umili, come contadini e artigiani, ai più potenti o persino come imperatori, il papa, principi e prelati. Ispirandosi alle suggestioni iconografiche del passato, il musicista francese Camille Saint-Saëns compone nel 1874 una romantica, benché tragica, Danse Macabre.

Una delle più antiche raffigurazioni conosciute della Danza macabra è senza dubbio quella che venne realizzata, a Parigi, lungo una delle mura del vecchio Cimitero degli Innocenti, nel 1424. Da qui il nome fu consacrato con il suo termine latino Chorea macabæorum, cioè Danza dei Maccabei, una rappresentazione sacra riferita al racconto biblico dei sette fratelli Maccabei che, condannati a morte, scomparivano ad uno ad uno dalla scena del martirio, come una specie di danza. La traslazione dal latino al francese generò il termine Danse Machabré. Il murale parigino andò distrutto nel 1669, ma nel frattempo era stato copiato sui muri di altri cimiteri europei, come quello vicino all’antica cattedrale di San Paolo a Londra e aveva ispirato un numero enorme di raffigurazioni pittoriche e a stampa.

Questa rappresentazione s’inserisce in una trilogia della morte sviluppatasi in tre momenti.

La prima rappresentazione della trilogia che si concluderà con la danza macabra è stata forse portata in Europa dai francescani e racconta l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti. Durante una battuta di caccia al falcone, tre re s’imbattono in altrettanti scheletri che li ammoniscono sulla loro sorte con queste parole: «Noi siam quel che voi sarete, noi fummo quel che voi siete».

Il secondo tema è quello del Trionfo della morte che anticipa di poco la grande ondata di peste nera del 1348. Il significato è molto semplice: la supremazia della morte sugli uomini. Non a caso, le scene riprodotte ricordano quelle dei Giudizi universali e vedono una morte non aggressiva e minacciosa, ma sovrana che veglia sulle genti. Il senso di queste rappresentazioni lo troviamo nel Ballo in fa diesis minore di Angelo Branduardi, il cui testo recita: «Son io la Morte e porto corona, Io son di tutti voi Signora e Padrona». Il musicista, si rifece con questa ballata all’affresco esterno della chiesa di San Vigilio presso Pinzolo, in provincia di Trento.

L’artista che realizzò questo dipinto riguardante la danza macabra nel 1539 si chiamava Simone Baschenis e apparteneva ad una famiglia di pittori itineranti del bergamasco. Nella sua rappresentazione la morte indossa una corona, simbolo di autorità e supremazia assoluta. Nella danza troviamo diciotto coppie formate da scheletri dall’aspetto paradossalmente vivace e persone in carne ed ossa dall’atteggiamento passivo e rassegnato, circondati dal loro doppio. Poco distante dal trono della morte è rappresentato Cristo morente, in croce e trafitto da una freccia.

Il terzo tema legato alla morte è quello della Danza Macabra: una processione di esseri umani diversi per età, sesso e condizione economica e sociale che vengono accompagnati ciascuno da uno scheletro in una danza senza fine.

La danza macabra in Italia

Spostandoci in Italia, molto interessante è la Danza Macabra di Clusone (Bergamo), realizzata da Giacomo Borlone de Buschis fra il 1484 e il 1485 per l’oratorio dei Disciplini. Quest’opera racchiude tutte e tre le iconografie già trattate: i cavalieri che fuggono dalle frecce della morte, il trionfo della morte e la danza. All’epoca in cui fu realizzato l’affresco la città era soggetta all’autorità di Venezia. Per questo vi è rappresentato anche il doge. Con l’arroganza dei ricchi, il vescovo e il doge cercano di scampare alla morte offrendo qualcosa in cambio: il primo delle monete d’oro, il secondo dei confetti di zucchero, ritenuti preziosissimi all’epoca.

Si ispirano alla Danza Macabra almeno due famosi cartoni animati: la Danza degli scheletri di Walt Disney (1929), e la Canzone degli scheletri inserita in La Sposa Cadavere di Tim Burton, del 2005. In entrambi i casi un gruppo di scheletri saltellanti si lanciano in danze acrobatiche e usano le loro stesse ossa come strumenti musicali.

Fonte immagine: Wikipedia

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