Chi era Ernesto Che Guevara: storia di un rivoluzionario

Ernesto Che Guevara

Ernesto “Che” Guevara de la Serna è stato uno dei personaggi più iconici del ‘900, la sua vita dedita alla rivoluzione ha segnato la storia e tutt’oggi rappresenta un simbolo, un modello da seguire per tutti coloro che credono negli ideali di libertà e uguaglianza e che non abbassano la testa di fronte alle ingiustizie ed ai soprusi dei potenti.

Chi era Ernesto Che Guevara

Medico, scrittore, politico, guerrigliero e rivoluzionario, questo è Ernesto “Che” Guevara de la Serna. Nato in Argentina, a Rosario, il 14 giugno 1928, è il primogenito di una famiglia borghese. Fin da piccolo malato di un’acuta forma d’asma, studierà per diventare medico e, dopo il suo iconico viaggio in motocicletta per tutto il Sudamerica, troverà in sé quella fiamma rivoluzionaria che arderà per tutto il corso della vita del Che.

Difatti, durante il suo viaggio in motocicletta, Ernesto Che Guevara entrerà a contatto con la devastante povertà che affliggeva tutto il Sudamerica degli anni ’50; da qui iniziarono a svilupparsi le idee politiche del Che, che sognava una rivoluzione marxista in tutta l’America Latina, volta a cancellare la povertà di massa e le disuguaglianze tra classi sociali, con lo scopo di veder sorgere un’America Latina unita e senza confini.

I viaggi “politici” di Ernesto Che Guevara iniziarono da paesi come: Bolivia, Perù, Ecuador, Panama, Nicaragua, Honduras, El Salvador e Costa Rica, tutti paesi dove vi erano sommosse e un’instabile situazione politica. Ma il viaggio più importante fu quello in Messico dove, a Città del Messico, il Che strinse contatti con alcuni esuli politici, i quali porteranno Che Guevara a fare la conoscenza di Fidel Castro, con il quale intraprese la rivoluzione cubana.

La rivoluzione cubana

«Davanti a tutti i pericoli, davanti a tutte le minacce, le aggressioni, i blocchi, i sabotaggi, tutti i seminatori di discordia; davanti a tutti i poteri che cercano di frenarci, dobbiamo dimostrare, ancora una volta, la capacità del popolo di costruire la propria storia».

Nel marzo del 1952 a Cuba ci fu un colpo di stato guidato dal generale Fulgencio Batista, le cui forze armate riuscirono a rovesciare il governo in carica e a destituire Carlos Príos Socarrás, presidente cubano di allora, annullando anche le imminenti elezioni presidenziali.

A ribellarsi a questo golpe fu Fidel Castro, allora giovane avvocato e candidato al parlamento cubano, che denunciò il tutto senza però nessun risultato. Così Fidel insieme ad altri ribelli decise, il 26 luglio 1953, di assaltare la caserma Moncada per appropriarsi delle armi e sovvertire il governo di Batista. L’attacco fu un disastro e gran parte dei ribelli vennero uccisi, mentre Fidel, insieme al fratello Raul, venne arrestato ed esiliato. Una volta uscito di galera, Castro fece il suo incontro con Ernesto Che Guevara, il quale si appassionò alla causa cubana e decise di sostenerla attivamente.

Così, il 2 dicembre 1956, il comandante Che Guevara insieme ai fratelli Castro e a un gruppo di 79 ribelli, tra cui anche un partigiano italiano, Gino Donè Paro, unico europeo del gruppo, raggiunsero Cuba dopo una navigazione difficile, sbarcando sulla spiaggia di Las Coloradas. Immediatamente le truppe di Batista si misero sulle tracce dei rivoluzionari, i quali si ripararono sulle montagne della Sierra Maestra, camminando di notte e riposando di giorno.

Il nascondiglio dei ribelli venne individuato dall’esercito di Batista grazie all’aiuto di un guajiro, un contadino della zona, che rivelò l’ubicazione del gruppo rivoluzionario. Così l’esercito accerchiò gli uomini di Che Guevara e di Castro e, a colpi di mitragliatrice, ne uccise ventidue, catturandone molti altri. I fratelli Castro e il Che riuscirono a scappare nascondendosi nella fitta vegetazione della Sierra insieme ai ribelli sopravvissuti; dopo l’agguato erano rimasti in soli venti uomini.

La guerrilla continuò tra la vegetazione delle montagne della Sierra Maestra, il Che svolse il doppio ruolo di combattente e medico, curando sia i rivoluzionari feriti sia la gente dei piccoli villaggi che il gruppo incontrava sulla propria strada. Durante gli anni della rivoluzione cubana la figura del Che crebbe sempre più di popolarità tra la classi popolari, in particolar modo tra i giovani e i contadini, grazie ad aiuti come cure mediche e alfabetizzazione che il comandante Ernesto Che Guevara riservava loro. Così, con l’incremento della popolarità del Che, aumentarono anche gli uomini che sposavano la causa rivoluzionaria.

Negli ultimi giorni del dicembre 1958, Che Guevara diresse l’attacco su Santa Clara, che fu cruciale per la vittoria dei rivoluzionari e Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali stavano stipulando una pace separata con i ribelli, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1 gennaio, sancendo la vittoria degli uomini di Castro e del Che. Dal giorno seguente alla fuga di Batista, Che Guevara e Fidel Castro si insediarono nel governo cubano abbattendo la disuguaglianza tra classi sociali, l’analfabetismo e il razzismo.

La morte del Che

Dopo aver portato al successo la rivoluzione cubana, Che Guevara si allontanò dall’isola spingendosi prima in Africa, in Congo, e poi in Bolivia con l’intento di portare avanti altre rivoluzioni marxiste. In Congo, all’età di 37 anni, il Che si unì al movimento marxista Simba ma, a causa dell’incompetenza, del settarismo e delle lotte intestine delle varie fazioni congolesi, l’operazione fallì e dopo 7 mesi Guevara abbandonò il Congo.

L’operazione in Bolivia fu altrettanto difficile: il Che si ritrovò a combattere non solo contro il governo locale ma anche contro il governò statunitense che, timoroso di assistere ad una Cuba 2.0 in America Latina, inviò personale della CIA per contrastare i guerriglieri. Inoltre Che Guevara si aspettava di ricevere supporto dai locali oppositori del governo boliviano, ma ciò non avvenne e quindi si ritrovò solo con i suoi uomini. Così, iniziò una caccia all’uomo guidata dall’agente della CIA Félix Rodriguez, volta all’eliminazione del Che.

L’8 ottobre 1967 Ernesto Che Guevara, ferito alla gambe e circondato dall’esercito boliviano, si arrese e venne catturato a pochi chilometri dal villaggio di La Higuera. Passate da poco le 13:00 del 9 ottobre 1967, si udì una breve scarica di mitra che mise fine alla vita del Che, che fu giustiziato dagli uomini dell’esercito boliviano e della CIA. Con la morte del comandante Ernesto Che Guevara si affievolì decisamente la speranza concreta di una rivoluzione socialista nei paesi dell’America Latina e del terzo mondo. La scomparsa di una figura iconica come quella del Che ha segnato la storia del ‘900 e continua tutt’oggi ad ispirare sempre più persone.

Fonte immagine copertina: Wikipedia

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