La flagellazione di Cristo: analisi dell’opera di Piero della Francesca

La flagellazione di Cristo: analisi dell'opera di Piero delle Francesca

La flagellazione di Cristo è una celebre opera di Piero delle Francesca (1420-1492), uno tra i più importanti artisti alla corte del duca di Urbino, attivo tra le Marche, L’Umbria e la Toscana. Piero della Francesca è considerato uno dei maestri dell’arte rinascimentale, poiché incarna nei suoi dipinti i principi dell’arte del Quattrocento: è abile nella tecnica dell’affresco, applica perfettamente i principi della prospettiva geometrica, nelle sue opere racconta episodi evangelici e soggetti principali dei suoi dipinti sono figure sacre.

L’opera la flagellazione di Cristo incarna perfettamente le caratteristiche della pittura rinascimentale.
Si tratta di un dipinto a tempera su tavola realizzato circa tra il  1450 e il 1460 e attualmente conservato nella Galleria Nazionale delle Marche di Urbino.

Analisi dell’opera La flagellazione di Cristo

Il dipinto La flagellazione di Cristo ci mette davanti  due scene distinte che si stanno svolgendo nello stesso momento, una all’interno di un palazzo dalle forme classicheggianti e l’altra all’esterno della struttura.
All’interno si sta svolgendo la vera e propria flagellazione, l’edificio sembra essere una loggia, realizzata con colonne in marmo e un soffitto a cassettoni. Cristo è legato ad una colonna sulla quale è posta una statua dorata e sta subendo la flagellazione osservato da Ponzio Pilato, seduto sul trono sulla sinistra e da un uomo posto di spalle a piedi scalzi che si pensa possa essere Maometto II, colui che voleva insediarsi sul trono di Bisanzio. Mentre a torturarlo con la flagellazione sono due personaggi posti ai lati.
All’esterno della loggia, sul lato destro dell’opera, vi sono tre uomini che si pensa possano essere, da sinistra, il Cardinale Bessarione, che indossa un cappello e porta un folta barba, Tommaso Paleologo vestito di rosso con i piedi scalzi, e Niccolò III d’Este, più anziano degli altri personaggi e colui che indossa un abito blu e oro particolarmente decorato e sfarzoso. La scena si svolge all’aperto e dietro le figure si nota una via cittadina.
L’artista imprime la sua firma nell’opera, si trova sul primo gradino del trono su cui è seduto Ponzio Pilato. La scritta recita «Opus Petri de burgo Sancti Sepulcri», che significa «Opera di Piero da Sansepolcro».

La tecnica della prospettiva e l’effetto della luce nell’opera La flagellazione di Cristo

La tecnica della prospettiva, che Piero delle Francesca impiega nell’opera in maniera magistrale, consente all’artista di creare delle illusioni spaziali. Le linee di pavimentazione, le travi sul soffitto e le colonne, permettono all’artista di creare l’illusione della scatola prospettica, al cui interno sono collocati una serie di personaggi. Il punto di fuga è situato nella zona centrale del quadro e proprio verso quel punto convergono tutte le linee.
Piero della Francesca è stato abile nel creare effetti di luce nell’opera La flagellazione di Cristo, visibili soprattutto sulla tunica bianca del personaggio posto di spalle nella scena sulla sinistra, che presenta degli straordinari effetti di chiaroscuro. La sua grande abilità nella resa della luce porta quest’opera ad essere considerata il primo “notturno” della storia dell’ arte.

 

Fonte dell’immagine: Wikipedia 

A proposito di Valeria Esposito

Studentessa presso la facoltà di lingue e culture comparate

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