La lingua siciliana: un mondo da scoprire

La lingua siciliana: un mondo da scoprire

Biddu”, “amuninni”, “caruso“: queste sono solo alcune delle più celebri parole della lingua siciliana. Ma quante persone conoscono la storia di questa lingua? Parlata da 5 milioni di persone solo in Sicilia, in questo articolo scopriremo le origini di questo crocevia di culture.

Lingua siciliana: dialetto o lingua?

La prima domanda che sorge spontanea è se il siciliano sia un dialetto o una lingua. La demarcazione tra le due categorie è labile, a volte soggettiva, ma secondo l’Ethnologue e l’UNESCO il siciliano è abbastanza distinto dall’italiano standard per arrogarsi il titolo di lingua. L’ambiguità delle definizioni deriva da una cozzante concettualizzazione di “lingua” e di “dialetto” tra persone comuni ed esperti di linguistica.

Secondo la linguistica, sarebbe più giusto dire che la lingua siciliana è una lingua che comprende tutti gli insiemi di varietà linguistiche dell’isola (quella di Agrigento, quella di Catania etc.): sono queste varietà, con le loro differenze fonetiche e lessicali, che prendono il nome di dialetti.

Per un maggiore approfondimento sul tema: https://www.linguisticamente.org/che-differenza-ce-tra-lingua-e-dialetto/

Da dove viene la lingua siciliana?

Di che lingua si tratta

La lingua siciliana oggi si parla in Sicilia, intesa come isola principale e isole minori, e nella punta estrema della Calabria. Come il catalano o il francese, si tratta di una lingua romanza; affonda, cioè, le sue origini nel latino volgare.
Il punto essenziale è che il siciliano deriva direttamente dal latino volgare. Sebbene faccia parte della continuità linguistica italo-romanza, non è corretto definirlo come una varietà di italiano. Anzi, come tutti studiamo a scuola nei prima anni di medie e di liceo, fu proprio il siciliano a essere la prima lingua usata come lingua letteraria italiana.
Data la posizione centrale e strategica nel Mediterraneo, il siciliano è entrato a contatto con diverse continuità linguistiche neolatine e non romanze: tra queste ultime due sono la varietà principali, quella greco-bizantina e quella arabo-medievale.
I siciliani si potrebbero quindi definire come “bilingui”.

Se si è interessati a sapere di più sullo stato e il futuro della lingua è possibile consultare il sito di Cademia siciliana, un’associazione nata nel 2016 che promuove la preservazione e la valorizzazione del siciliano: https://cademiasiciliana.org/

La Storia della Lingua siciliana

Prima delle colonizzazioni greche dell’VIII sec. a.C., le popolazioni stanziate negli odierni territori siciliani erano tre: i siculi, gli elimi e i sicani. Sebbene si sappia ben poco sul loro conto, sappiamo che erano popolazioni di lingua indoeuropea. Sappiamo che la lingua dei siculi, che occupavano la fascia orientale dell’isola, era vicina al latino: apparteneva al gruppo latino-falisco, anch’esso indoeuropeo.
In una prima fase l’isola fu occupata dai Fenici, di lingua punica, poi, a partire dall’VIII sec. a. C, dai Greci. La conseguenza fu il ritiro delle tre popolazioni precedenti nell’entroterra. Sulle coste occidentali dell’isola si diffuse in gran parte il greco, lingua della cultura.

Dal III sec. a. C. giunsero i Romani. Il latino prevalse su ogni lingua della penisola: il punico, lingua dei Fenici, si estinse; il greco sopravvisse, ma ricadde principalmente come lingua delle classi povere.
Successivamente, ci fu il crollo dell’Impero romano d’Occidente nel V sec. d. C. e le conseguenti invasioni barbariche. Si passò al dominio bizantino.

Nel Medioevo, dopo l’emirato arabo, fu forte l’influenza dei Normanni, le cui lingue erano gallo-romanze: questo portò a un processo di latinizzazione della lingua siciliana. È interessante sapere che molte popolazioni del Mezzogiorno peninsulare e del Settentrione si spostarono nell’isola a seguito dei governi dei sovrani normanni.

Il lessico

Come giustificato dalle numerosi  invasioni della storia, rimangono nel lessico siciliano numerose parole di origine greco-bizantina, araba e provenzale. Tuttavia, il lessico del siciliano odierno è prevalentemente di origine latina. Possiamo vedere alcuni esempi.

Analisi etimologica di 5000 termini siciliani comuni. Rosso: etimologia latina (55,84%) Blu: etimologia greca (14, 66%) Giallo: etim. spagnola; Lilla: etim. catalana Verde: etim. araba; Arancione: etim. francese; Azzurro: lingua provenzale (fonte: Wikipedia)

Parole di origine ellenica:

  • càntaru: tazza (dal greco kàntharos, coppa)
  • carusu – ragazzo (da koùros; in latino carus, caro)
  • chiànca – macelleria (dal verbo greco kiankeo macellare)
  • cirasa – ciliegia (da kerasós; in latino cerasum)
  • crastu – montone (da kràstos, in latino castratus)

Parole di origine araba:

  • brunìa/burnia – barattolo (da burniya)
  • capu-rrais – capo, capobanda (da raʾīs, capo)
  • gebbia – vasca dell’acqua usata per l’irrigazione (da jabh, cisterna)
  • giuggiulena – seme di sesamo (da giulgiulan)

Parole di origine gallo-romanza:

  • darrìeri – dietro (da derrière)
  • custureri – sarto (da coustrier)
  • lariu – brutto (da laid, di origine celtica)
  • largasìa – generosità (da largesse)

 

Fonte Immagine: Wikicommons 

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