Considerazioni sui Fenici e sugli Ebrei

Considerazioni sui Fenici e sugli Ebrei

In questo articolo rivolgeremo la nostra attenzione su due popoli dell’area siro -palestinese ovvero i fenici e gli ebrei.

L’area siro-palestinese compresa tra la Penisola Anatolica a nord e l’Egitto a sud fu occupata a partire dal III millennio da popolazioni nomadi semitiche che le attribuirono il nome di terra di Canaan.

Tra il 1200 e il 1100 a.C. si verificarono anche qui le incursioni dei cosiddetti popoli del mare. Queste migrazioni diedero luogo a mescolanze fra i popoli e allo stanziamento di nuovi popoli: tra questi ricordiamo i filistei che si stanziarono nella parte meridionale della terra di Canaan che dà loro prenderà il nome di Palestina.

Invece nella parte settentrionale della terra di Canaan fiorì la civiltà dei fenici. I fenici furono chiamati così dai greci per il color rosso porpora delle loro stoffe.

Più tardi i romani chiameranno” punici” gli abitanti di Cartagine colonia fenicia fondata nel 814 a.C.

La presenza del mare e la grande disponibilità di un legname particolarmente adatto alla costruzione di navi spinsero i fenici a dare grande importanza alla navigazione e al commercio.

Infatti dobbiamo dire che quella fenicia fu una civiltà soprattutto mercantile.

Di conseguenza l’importanza storica rivestita dai fenici sta nel fatto di avere esportato la civilizzazione medio orientale nel Mediterraneo occidentale. In tal modo tale popolo realizzò la prima unificazione economica del Mediterraneo. Dobbiamo mettere in evidenza che i fenici fondarono sulla costa importantissime città che divennero primi empori commerciali del mondo antico.

Le più importanti città costiere fondate dai fenici furono Fidone Tiro Biblo.

Nonostante la loro importanza per la civilizzazione del Mediterraneo occidentale i fenici non costituirono mai uno stato unitario fatto che causò la debolezza politica e militare delle città fenice. Delle singole città il potere era in mano a una nobiltà formata da ricchi mercanti. Le città fenice si trovavano sotto la guida del re.

Proprio la mancanza di uno stato unitario e la conseguenza debolezza politico militare di tale popolo segnò alla lunga il destino delle città fenice.

Esse infatti saranno sottomesse dagli egiziani dagli assiri e dai babilonesi.

Infine le città fenice cadranno sotto il dominio di Alessandro Magno nel corso del IV secolo a.C.

Prenderemo ora in considerazione l’importanza della colonizzazione fenicia del Mediterraneo.

Dobbiamo mettere in evidenza che l’espansione commerciale dei fenici nel Mediterraneo occidentale iniziò verso l’XI secolo a.C. Tale colonizzazione assunse una così grande rilevanza ed importanza che verso il IX secolo a.C. in tutto il Mediterraneo erano presenti colonie fenice.

Le principali colonie fenice esistenti nel Mediterraneo erano: Caralis (l’odierna Cagliari) in Sardegna; Panormo (Palermo) e Lilibeo (in Sicilia); l’intera costa delle attuali Tunisia e Libia con Cartagine e Leptis Magna; Malta; Cipro. Le navi fenice trasportavano nel Mediterraneo un grandissimo numero di merci.

Oltre alla porpora (ricavata da un particolare mollusco il murice) le navi fenice trasportavano nell’intero Mediterraneo legname oro avorio metalli utensili.

Particolare importanza rivestiva nel Mediterraneo il commercio di schiavi effettuato proprio dai fenici.

Le esigenze commerciali rivestivano un ruolo di particolare importanza per il popolo fenicio. Proprio per esigenze commerciali con tutta probabilità furono i fenici a inventare una scrittura basata sull’alfabeto fonetico. In tale alfabeto fonetico inventato dai fenici ogni suono della lingua parlata corrispondeva a un segno.

Ma quali erano le caratteristiche fondamentali dell’alfabeto fonetico fenicio?

Tale alfabeto era costituito da 22 segni (per le sole consonanti) il luogo delle centinaia di grafemi della scrittura geroglifica o cuneiforme.

Proprio perché esistevano solo 22 segni la scrittura fonetica fenicia era molto più facile da apprendere da ricordare e da usare rispetto alla scrittura geroglifica o cuneiforme.

Per tale ragione grazie all’alfabeto fonetico fenicio la scrittura smise di essere una esclusiva prerogativa della classe dei sacerdoti e degli scribi che custodivano gelosamente tale segreto. Nella seconda parte di tale articolo ci occuperemo dell’importanza storica rivestita dal popolo ebreo. Dobbiamo dire che minore importanza economica e politica ma enorme rilievo culturale ebbe un altro popolo dell’area siro-palestinese ovvero gli ebrei.

Tale popolo fondò una religione monoteista da cui trasse origine la religione oggi più diffusa nell’occidente il cristianesimo.

Benché le sue informazioni vadano accolte e vagliate con molta cautela la maggior parte di quanto sappiamo sulle origini e sulle vicende storiche degli ebrei deriva dalla Bibbia. Secondo il racconto biblico fu attorno al XVIII secolo a.C. che alcune tribù ebraiche provenienti dalla Mesopotamia giunsero nell’attuale Palestina.

Le guidava il patriarca Abramo.

Troviamo in questo racconto biblico due elementi fondativi dell’ebraismo: il fatto che si tratta di una religione rivelata cioè fondata sulla rivelazione divina e il monoteismo cioè la fede in un solo dio.

Entrambi questi elementi appartengono anche al cristianesimo e all’islam. Sempre secondo il racconto biblico i diretti discendenti di Abramo vissero in Palestina. Facciamo riferimento al figlio di Abramo Isacco e al nipote del patriarca Giacobbe. Giacobbe ebbe dodici figli che diedero il nome alle dodici tribù di Israele. Dal nome in lingua ebraica di Giacobbe con tutta probabilità deriva il nome Israele con il quale si indica il popolo ebraico e l’attuale stato da esso costituito.

Dalla Palestina probabilmente in seguito a una grave carestia gli ebrei si trasferirono in Egitto intorno al 1650 a.C.

Gli ebrei rimasero in Egitto per circa quattro secoli in condizione di semi schiavitù.

Intorno al 1250 a. C. un grande capo religioso Mosè guidò gli ebrei nel viaggio di ritorno oltre il mar Rosso e il Sinai.

Tale viaggio di ritorno prende il nome di esodo.

È storicamente provato che gli ebrei si insediarono in Palestina intorno alla metà del XVIII secolo a.C.

Gli ebrei approfittarono per conquistare la Palestina del vuoto politico e militare lasciato dagli egiziani dagli ittiti in seguito all’invasione dei “popoli del mare”. Gli ebrei per conquistare la Palestina dovettero piegare con la forza la resistenza delle popolazioni cananee. Superato il primitivo nomadismo gli ebrei si organizzarono in villaggi senza tuttavia dare origine a uno stato unitario.

Fu la minaccia sempre più grave dei popoli vicini in particolare dei filistei a stimolare la formazione di uno stato in grado di provvedere alla difesa delle dodici tribù.

Tale fatto avvenne sotto la guida di Saul il primo re (1020-1000 a.C.).

Saul unificò il territorio della Palestina creando un unico regno che comprendeva non solo le tribù ebraiche ma anche i filistei e le città cananee. Dopo la morte di Saul salì al trono David che sconfisse una ribellione dei filistei dando maggiore forza al regno degli ebrei.

Tale regno fu ulteriormente rafforzato dal figlio di Davide Salomone molto conosciuto per la sua saggezza. Fu Salomone a far costruire il tempio di Gerusalemme destinato a custodire l’Arca dell’Alleanza contenente le tavole della legge. Tuttavia la morte di Salomone a causa dei conflitti tra le tribù lo stato ebraico si divise in due parti molto spesso in conflitto tra loro. Tali due parti in questione erano il Regno di Giuda a sud e il Regno di Israele a nord. Così indebolito lo stato ebraico divenne terra di conquista per i potenti vicini della Mesopotamia.

Di conseguenza cadde per primo il Regno di Israele sotto il dominio degli assiri (724 a.C.).

In un secondo momento i babilonesi nel 586 a.C. conquistarono Gerusalemme distrussero il tempio e deportarono parte degli ebrei a Babilonia.

Questo periodo storico prese il nome di “cattività babilonese”.

La parola cattività significa prigionia degli ebrei a Babilonia.

Tale periodo storico fu moto importante per gli ebrei perché in esso si consolidò la loro identità culturale e religiosa.

Sempre in tale periodo storico si alimentò la speranza di una rinascita che sarebbe stata portata da un messia. Dobbiamo dire che in ebraico messia significa “consacrato da Dio”. Le dolorose tappe della peregrinazione degli ebrei non erano però finite ancora. Infatti dopo i dominatori babilonesi fu la volta dei persiani (539 a.C.) e poi di Alessandro Magno. Infine fu la volta dei romani che ridussero la Palestina a una provincia del loro impero.

Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui fenici e sugli Ebrei.

Prof. Giovanni Pellegrino

 

 

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