Questo articolo confronta due importanti civiltà dell’area siro-palestinese: i Fenici e gli Ebrei, analizzandone le caratteristiche principali, il contesto storico e l’eredità culturale.
L’area siro-palestinese: un crocevia di popoli e culture
L’area siro-palestinese, compresa tra la Penisola Anatolica a nord e l’Egitto a sud, fu occupata a partire dal III millennio a.C. da popolazioni nomadi semitiche, che la chiamarono “terra di Canaan”. Tra il 1200 e il 1100 a.C., le incursioni dei cosiddetti “popoli del mare” portarono a mescolanze e nuovi insediamenti. Tra questi, i Filistei si stabilirono nella parte meridionale (che da loro prese il nome di Palestina), mentre nella parte settentrionale fiorì la civiltà dei Fenici.
I Fenici: navigatori, commercianti e inventori dell’alfabeto
I Fenici, chiamati così dai Greci per il colore rosso porpora delle loro stoffe (dal greco phoinix, “porpora”), furono una civiltà prevalentemente mercantile. La presenza del mare e la disponibilità di legname adatto alla costruzione di navi li spinsero a sviluppare la navigazione e il commercio.
Le città-stato fenicie e la debolezza politica
I Fenici fondarono importanti città costiere, come Sidone, Tiro e Biblo, che divennero i primi empori commerciali del mondo antico. Tuttavia, non costituirono mai uno stato unitario, il che rese le città fenicie politicamente e militarmente deboli. Il potere era in mano a una nobiltà di ricchi mercanti, e le città erano guidate da re. Questa frammentazione politica segnò il destino dei Fenici, che furono sottomessi da Egizi, Assiri, Babilonesi e, infine, da Alessandro Magno nel IV secolo a.C.
La colonizzazione fenicia del Mediterraneo: una rete commerciale
L’importanza storica dei Fenici risiede nell’aver esportato la civilizzazione medio-orientale nel Mediterraneo occidentale, realizzando una prima unificazione economica del Mediterraneo. La loro espansione commerciale iniziò intorno all’XI secolo a.C., e nel IX secolo a.C. le colonie fenicie erano presenti in tutto il Mediterraneo:
- Sardegna: Caralis (Cagliari)
- Sicilia: Panormo (Palermo), Lilibeo (Marsala)
- Costa africana: Cartagine (fondata nell’814 a.C.), Leptis Magna
- Malta
- Cipro
Le navi fenicie trasportavano porpora (ricavata dal murice), legname, oro, avorio, metalli, utensili e schiavi. I Romani chiamarono “Punici” gli abitanti di Cartagine, colonia fenicia.
L’alfabeto fonetico: un’eredità rivoluzionaria
Probabilmente per esigenze commerciali, i Fenici inventarono una scrittura basata sull’alfabeto fonetico, in cui a ogni suono corrispondeva un segno. Questo alfabeto, composto da 22 segni (solo consonanti), era molto più facile da apprendere e usare rispetto alle scritture geroglifica o cuneiforme, che utilizzavano centinaia di segni. L’alfabeto fenicio rese la scrittura accessibile a un pubblico più ampio, non più solo a sacerdoti e scribi.
Gli Ebrei: il monoteismo e la storia biblica
Gli Ebrei, altro popolo dell’area siro-palestinese, ebbero un’importanza culturale enorme, pur avendo minore rilevanza economica e politica rispetto ai Fenici. Fondarono una religione monoteista, da cui derivò il Cristianesimo.
Le origini: da Abramo alla terra di Canaan
La maggior parte delle informazioni sulle origini e le vicende degli Ebrei deriva dalla Bibbia (Antico Testamento), che va interpretata con cautela come fonte storica. Secondo il racconto biblico, intorno al XVIII secolo a.C., alcune tribù ebraiche provenienti dalla Mesopotamia giunsero in Palestina, guidate dal patriarca Abramo. Questo racconto contiene due elementi fondativi dell’ebraismo: la religione rivelata (basata sulla rivelazione divina) e il monoteismo (fede in un solo Dio).
L’Esodo e l’insediamento in Palestina
I discendenti di Abramo (Isacco, Giacobbe) vissero in Palestina. Giacobbe ebbe dodici figli, che diedero il nome alle dodici tribù di Israele (il nome in lingua ebraica di Giacobbe). Intorno al 1650 a.C., probabilmente a causa di una carestia, gli Ebrei si trasferirono in Egitto, dove rimasero per circa quattro secoli in condizione di semi-schiavitù. Intorno al 1250 a.C., Mosè guidò gli Ebrei nel viaggio di ritorno (Esodo) verso la Palestina.
È storicamente provato che gli Ebrei si insediarono in Palestina intorno alla metà del XIII secolo a.C. Approfittando del vuoto di potere lasciato da Egizi e Ittiti, conquistarono la Palestina, sconfiggendo le popolazioni cananee.
Il Regno di Israele: da Saul a Salomone
Superato il nomadismo, gli Ebrei si organizzarono in villaggi, senza però creare uno stato unitario. La minaccia dei popoli vicini, in particolare dei Filistei, spinse alla formazione di un regno, sotto la guida di Saul (1020-1000 a.C.). Saul unificò il territorio, creando un regno che comprendeva le tribù ebraiche, i Filistei e le città cananee. Dopo la morte di Saul, Davide rafforzò il regno, sconfiggendo una ribellione dei Filistei. Il figlio di Davide, Salomone, noto per la sua saggezza, fece costruire il Tempio di Gerusalemme, destinato a custodire l’Arca dell’Alleanza (contenente le Tavole della Legge).
Divisione, conquista e cattività babilonese
Alla morte di Salomone, a causa di conflitti interni, lo stato ebraico si divise in due regni: il Regno di Giuda (a sud) e il Regno di Israele (a nord). Indebolito, lo stato ebraico divenne terra di conquista: prima il Regno di Israele cadde sotto il dominio degli Assiri (722 a.C., e non 724 a.C.), poi i Babilonesi conquistarono Gerusalemme nel 586 a.C., distrussero il Tempio e deportarono parte degli Ebrei a Babilonia (“cattività babilonese”). Questo periodo fu fondamentale per il consolidamento dell’identità culturale e religiosa ebraica e per lo sviluppo della speranza messianica (l’attesa di un Messia, un “consacrato da Dio”, che avrebbe portato la rinascita).
La diaspora e la speranza messianica
Dopo i Babilonesi, gli Ebrei subirono il dominio dei Persiani (dal 539 a.C.), di Alessandro Magno e, infine, dei Romani, che ridussero la Palestina a provincia del loro impero. La storia degli Ebrei è segnata da queste peregrinazioni e dominazioni, ma anche da una forte identità culturale e religiosa, che ha permesso loro di sopravvivere come popolo.
Fenici ed Ebrei, pur con storie e caratteristiche molto diverse, rappresentano due civiltà fondamentali dell’area siro-palestinese, che hanno lasciato un’eredità duratura: i Fenici con il commercio, la navigazione e l’alfabeto, gli Ebrei con il monoteismo e la tradizione biblica.
Prof. Giovanni Pellegrino