Giacomo Leopardi trascorse gli ultimi anni della sua vita a Napoli, dove morì il 14 giugno del 1837, a quasi 39 anni. Il soggiorno napoletano, iniziato nell’ottobre del 1833 grazie all’ospitalità dell’amico Antonio Ranieri, doveva giovare alla sua salute malferma. La città offriva un clima mite e vivaci salotti culturali, ma l’accoglienza non fu calorosa: i napoletani lo guardavano con diffidenza a causa della sua cifosi. Qui, a Torre del Greco, Leopardi scrisse “La ginestra”, il suo testamento spirituale. Oggi la tomba di Leopardi è situata all’interno del Parco Vergiliano di Piedigrotta. Tuttavia, la storia della sua sepoltura è avvolta da un fitto mistero.
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La tomba di Leopardi: il monumento al Parco Vergiliano
Al tempo della morte di Leopardi, Napoli era devastata da un’epidemia di colera, e le rigide norme igieniche imponevano la sepoltura dei defunti in fosse comuni. Secondo la testimonianza dell’amico Ranieri, fu lui a salvare il corpo del poeta da questo destino, ottenendo un permesso speciale per inumarlo nel pronao della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta. Qui i presunti resti rimasero fino al 1939, quando furono traslati con tutti gli onori nel Parco Vergiliano. Il parco, che ospita anche la Tomba di Virgilio, era una meta privilegiata dei Grand Tour ottocenteschi. La tomba di Leopardi si trova in una grotta artificiale: il monumento è un’ara alta sulla quale è inciso il nome del poeta. A lato è situata la lapide originale del 1844, con una lucerna (studio), una civetta (sapienza) e l’uroboro (eternità), e un secondo editto che nel 1897 proclamò la tomba “Monumento Nazionale”.
Il mistero delle spoglie e i dubbi su Ranieri
Il racconto di Ranieri, tuttavia, è ricco di contraddizioni. Si sospetta che l’amico abbia inscenato un funerale a bara vuota per nascondere il fatto che il corpo di Leopardi finì, come tanti altri, nelle fosse comuni. Il mistero si infittisce con le ricognizioni ufficiali dei resti.
Indizio/Incongruenza | Descrizione del dubbio |
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Dimensioni della cassa | La cassa riesumata nel 1900 fu ritenuta troppo piccola per contenere lo scheletro intero, anche di un uomo minuto come Leopardi. |
Resti ossei non compatibili | Furono rinvenuti solo pochi frammenti e un femore sinistro intero, giudicato troppo lungo per appartenere al poeta. |
Assenza di parti fondamentali | Mancavano il cranio e gran parte dello scheletro. |
Oggetti ritrovati | Insieme alle poche ossa furono trovati una scarpa con il tacco e alcuni stracci di dubbia provenienza. |
Nonostante i molti dubbi, il caso fu chiuso frettolosamente, confermando l’autenticità dei resti. La stessa famiglia del poeta dubitò, ma preferì non procedere con ulteriori esami per rispettare il monumento. Il destino di Leopardi, doloroso in vita, pare non aver trovato pace neanche dopo la morte. Sebbene forse non si verrà mai a capo del mistero, il suo spirito resta legato a Napoli, e la sua permanenza in città rimane un privilegio per i suoi abitanti.
Informazioni pratiche per la visita
La tomba di Giacomo Leopardi si trova all’interno del Parco Vergiliano a Piedigrotta, situato in Salita della Grotta 20, a Napoli. L’ingresso al parco è gratuito. Si consiglia di verificare gli orari di apertura, che possono variare stagionalmente, consultando il sito ufficiale della Direzione regionale Musei Campania o del Comune di Napoli prima della visita.
Fonte immagine: Wikipedia.
Articolo aggiornato il: 13/09/2025