Il fenomeno delle baby gang, che vede adolescenti colpire in branco, è un problema sociale complesso e in espansione in Italia. Si tratta di gruppi di giovani, prevalentemente maschi tra i 14 e i 17 anni, che commettono reati come risse, atti di bullismo, vandalismo e rapine. Il fine non è solo materiale, ma è legato alla ricerca di rispetto e al bisogno di sentirsi importanti in un contesto di profondo disagio.
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Fattori di rischio e cause del fenomeno
Alla base della devianza giovanile ci sono quasi sempre dei pattern comuni. I fattori che spingono i ragazzi verso questi gruppi sono spesso legati a difficoltà relazionali con la famiglia, i coetanei o il sistema scolastico. Questi elementi generano un’insoddisfazione profonda, spesso aggravata da un contesto di disagio economico e povertà educativa. La gang diventa così una risposta disfunzionale a un bisogno di appartenenza e di identità che non trova sfogo in canali positivi.
Fattori di rischio e spinte motivazionali | “Soluzione” offerta dalla gang |
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Disagio familiare e assenza di figure di riferimento | Il gruppo offre un senso di “nuova famiglia”, protezione e appartenenza |
Vuoto identitario e bassa autostima | La gang fornisce uno status, un ruolo definito e un senso di potere e rispetto |
Fallimento scolastico e povertà educativa | Il crimine diventa un’alternativa percepita per ottenere guadagni e affermazione |
Come avviene il reclutamento e la struttura interna
Se in molti casi questi gruppi nascono senza una rigida organizzazione, la tendenza è quella di ispirarsi a modelli più strutturati, con un boss che si auto-elegge e decide chi reclutare. Per entrare è spesso necessario adottare un nome falso e superare prove di coraggio, commettendo micro-crimini per attirare l’attenzione. Il reclutamento avviene tra i banchi di scuola ma più spesso sulla strada, nei quartieri disagiati. Giurare fedeltà alla gang significa trovare una famiglia surrogata, un legame che a molti dei membri manca.
Il ruolo dei social network come cassa di risonanza
L’utilizzo dei social network ha incrementato la visibilità delle baby-gang. Un video che ritrae atti vandalici può diventare virale, aumentando il senso di coesione e di popolarità del gruppo. I social non solo rafforzano la loro immagine, ma diventano anche uno strumento per comunicare, reclutare e, soprattutto, per individuare e aggredire i bersagli. La violenza verbale contro le vittime scelte inizia online per poi sfociare in aggressioni fisiche reali.
Dalle baby gang alla manovalanza criminale: rischi e conseguenze legali
Uscire da una gang è estremamente difficile. Con il tempo, la struttura gerarchica può diventare più rigida, i crimini più gravi e il giro di denaro più consistente. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, il fenomeno è monitorato con grande attenzione, evidenziando una crescita dei reati commessi da minori. È importante ricordare che, secondo la legge italiana, l’imputabilità penale si acquisisce a 14 anni. Come stabilito dall’articolo 97 del Codice Penale, chi ha compiuto i quattordici anni ma non ancora i diciotto è considerato capace di intendere e di volere, a meno che non si provi il contrario, ed è quindi soggetto al processo penale minorile. Il rischio più grande è che questi giovani diventino la futura manovalanza per le associazioni malavitose del territorio, ritrovandosi intrappolati in una spirale di violenza molto più grande di loro.
Articolo aggiornato il: 26/09/2025