Waterhouse e le sue donne, tra forme e contrasti

Le donne raccontate da J. W. Waterhouse

La donna è da sempre musa ispiratrice, e tra i tanti artisti che ne hanno celebrato la figura, il pittore John William Waterhouse (1849-1917) seppe raccontare il gentil sesso con una prospettiva unica. Le sue parole d’ordine erano grazia e femminilità, calate in innumerevoli contesti e forme.

Nato a Roma ma vissuto a Londra, Waterhouse è spesso definito un preraffaellita moderno. Sebbene la sua carriera sia successiva allo scioglimento della Confraternita preraffaellita, l’influenza stilistica e tematica sul suo lavoro è innegabile. La sua arte ruota attorno a ritratti di figure femminili, tratte soprattutto dalla mitologia e dalla letteratura. Ogni donna ha una sua storia, che Waterhouse dipinge sullo sfondo accanto ai loro corpi delicati e visi malinconici. Per l’artista, la donna è sensualità, delicatezza e dolcezza, immortalata in una giovinezza eterna.

Le figure del mito greco: maghe, sirene e ninfe

Waterhouse trasse grande ispirazione dalla mitologia greca, concentrandosi su creature magiche e figure divine. Come non menzionare la maga Circe, dipinta in più sfaccettature. La prima è Circe che porge una coppa a Ulisse” (1891), che contiene il filtro per trasformare i compagni dell’eroe. L’anno successivo, dipinge la Circe Invidiosa”, colta nell’atto di avvelenare l’acqua per trasformare la sua rivale Scilla in un mostro. Infine, ne La Strega” (1911-1915), appare persa tra le sue pozioni, alle prese con la magia dell’amore.

Altrettanto amate dal pittore furono le sirene. In A Mermaid” (1900), la donna-pesce si pettina i capelli, mentre in The Siren” (1900) incanta un marinaio con la sua arpa. Una rappresentazione più fedele alla tradizione classica appare in “Ulisse e le sirene” (1891), dove le creature sono ibridi donna-uccello, come descritte nei testi antichi. Anche le ninfe sono protagoniste, come nel celebre “Ila e le ninfe” (1896), opera conservata alla Manchester Art Gallery. Il dipinto, che ritrae le ninfe mentre rapiscono il giovane Ila, fu temporaneamente rimosso dal museo per stimolare un dibattito sull’oggettivazione del corpo femminile nell’arte, scatenando reazioni contrastanti da parte del pubblico.

Capolavori di Waterhouse: una selezione

Opera e anno Soggetto e fonte di ispirazione
Santa eulalia (1885) La morte della martire cristiana eulalia di mérida.
La dama di shalott (1888) Poemetto “the lady of shalott” di alfred tennyson.
Circe invidiosa (1892) Mito greco narrato nelle “metamorfosi” di ovidio.
Ila e le ninfe (1896) Mito greco del rapimento di ila, compagno di ercole.
Ofelia (1894) Personaggio dall'”amleto” di william shakespeare.

Donne dalla letteratura medievale e romantica

Waterhouse si rivolse anche ai poemi cavallereschi, come dimostra la sua opera più famosa: la dama di Shalott. Protagonista dell’omonimo poemetto di Alfred Tennyson, la Lady of Shalott vive confinata in una torre, vittima di una maledizione che le impedisce di guardare direttamente verso Camelot. Osserva il mondo attraverso uno specchio, finché non vede il cavaliere Lancillotto e cede alla tentazione. Stanca di un’esistenza vissuta di riflessi, lascia la torre per navigare verso la città proibita, morendo durante il tragitto. L’immagine, riprodotta nel celebre dipinto del 1888 conservato alla Tate Britain, racchiude l’essenza di una donna che, condannata all’ombra, muore cercando la luce.

Eroine shakespeariane e storiche

Il pittore guarda anche a pilastri della letteratura come le donne shakespeariane: l’eterna romantica Giulietta, la drammatica Ofelia dell’Amleto e l’ingenua Miranda de La Tempesta. Non mancano figure tratte dalla storia, come la provocatoria Cleopatra e la martire Santa Eulalia di Mérida. Ciascuna delle donne di Waterhouse ha un’identità precisa che si riflette nella sua espressione e nell’ambiente in cui è ritratta. Non c’è un filo conduttore unico se non questo: la donna e la sua vita, tirata fuori dalle pagine di un libro o dalla voce di un racconto.

Articolo aggiornato il: 18/09/2025

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A proposito di Ilaria Iovinella

Premessa: mai stata di poche parole, eterna nemica dell'odioso "descriviti in tre aggettivi". Dovessi sintetizzarmi, direi che l'ossimoro è una figura retorica che mi veste bene. Studio giurisprudenza alla Federico II, ma no, da grande non voglio fare l'avvocato. Innamorata persa dell'arte e della letteratura, dei dettagli e delle sfumature, con una problematica ossessione per le storie da raccontare. Ho tanto (e quasi sempre) da dire, mi piace mettere a disposizione di chi non ha voce le mie parole. Insomma, mi chiamo Ilaria e sono un'aspirante giornalista, attualmente impacciata sognatrice con i capelli corti.

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