Le esplorazioni portoghesi: l’inizio dell’avventura atlantica

Le esplorazioni portoghesi: l’inizio dell’avventura atlantica

L’inizio delle esplorazioni portoghesi

Le esplorazioni portoghesi cominciarono quando il Regno del Portogallo si consolidò durante la Reconquista e con l’ascesa al trono nel XIV secolo di Giovanni I d’Aviz: capostipite dell’omonima dinastia, egli diede stabilità interna al paese e ne indirizzò la politica economica verso l’espansione commerciale, promuovendo una serie di viaggi di esplorazione nell’oceano Atlantico volti a individuare nuove rotte per l’Oriente. Questi viaggi furono incentivati e valorizzati soprattutto per iniziativa del figlio del re, il principe Enrico detto il Navigatore, che all’inizio del XV secolo nella sua residenza di Sagres, sulla costa meridionale del Portogallo, organizzò un centro di eccellenza negli studi marini, composto da una scuola di cartografia e nautica, un osservatorio e un arsenale; egli promosse altresì l’apertura di diversi cantieri nella regione dell’Algarve, dove furono costruite nuove navi per potenziare la flotta. Spinta commerciale e cultura geografica si incontrarono così nel piccolo Stato iberico, rendendolo protagonista dell’esplorazione negli oceani fin dai primi anni del XV secolo. Nel 1402 i portoghesi raggiunsero le isole Canarie, nel 1419 l’arcipelago di Madeira e nel 1427 le Azzorre. Queste isole diventarono la base di partenza per successive navigazioni lungo le coste atlantiche dell’Africa finalizzate a ottenere oro, schiavi, avorio e pepe dai capitribù locali, offrendo loro in cambio bigiotteria, cavalli e abiti.

L’esplorazione delle coste africane

Nel 1432 le esplorazioni portoghesi proseguirono e, avendo compreso come sfruttare al meglio i venti alisei, le navi portoghesi doppiarono il capo Bojador, nella regione del Sahara occidentale, ritenuto fino ad allora un limite invalicabile; quindi, raggiunsero ed esplorarono le isole del Capo Verde e risalirono il fiume Gambia, prendendone possesso in nome del re. Nel 1455 una bolla papale concedeva ai sovrani del Portogallo di sottomettere e convertire i pagani che le sue genti avessero incontrato lungo la rotta dal Marocco alle Indie. Nel 1469 furono raggiunte la Liberia e la Costa d’Avorio, dove i mercanti individuarono una varietà di pepe che fu importata con successo in Europa. Nel 1486 il comandante Bartolomeu Dias ricevette ordine dal re portoghese Giovanni II di proseguire l’esplorazione delle coste occidentali dell’Africa e l’anno successivo, con una piccola flotta composta da due caravelle e da una nave d’appoggio destinata al trasporto dei viveri, raggiunse il capo Tormentoso, ribattezzato di Buona Speranza, estrema punta meridionale del continente africano. Il viaggio di Dias, durante il quale il navigatore tracciò la mappa dei venti e delle correnti marine, dimostrò che era possibile circumnavigare il continente e che esisteva una nuova via per le Indie.

Le esplorazioni portoghesi in Brasile

Il sovrano Manuel I finanziò una spedizione in India e ne affidò il comando al navigatore Pedro Alvares Cabral, discendente di una nobile famiglia portoghese. Egli, al comando di una grossa flotta con 13 navi e 1200 uomini, salpò da Lisbona il 9 marzo 1500 e, seguendo una rotta inconsueta a causa di venti e correnti che lo fecero deviare verso sud-ovest, il 22 aprile dello stesso anno raggiunse le coste del Brasile. Cabral chiamò la regione Ihla da Vera Cruz, ovvero Isola della Vera Croce, e ne prese possesso in nome della Corona portoghese. Le esplorazioni portoghesi in Brasile e l’occupazione effettiva del territorio brasiliano ebbero inizio negli anni Trenta del Cinquecento, in risposta alla concorrenza di altre potenze marittime, in primo luogo della Francia, che aveva intrapreso anch’essa la navigazione atlantica. Il re portoghese decise infatti di insediarsi stabilmente in Brasile per impedire ai francesi di commerciare con gli indigeni: a tal fine creò un sistema istituzionale basato sulle capitanie, aree governate da un funzionario della Corona, detto donatario, nominato dal sovrano. Erano terre concesse a nobili portoghesi che avessero deciso di stabilirsi in Brasile, sulle quali avrebbero ottenuto una serie di privilegi: la possibilità di trasmettere tali terre per via ereditaria, l’amministrazione della giustizia, lo sfruttamento delle risorse. Tuttavia, anche il Brasile assunse per il Portogallo una rilevanza più economica e commerciale che non politica e territoriale. Il prodotto che da subito attirò le attenzioni dei pochi coloni portoghesi fu la pianta che tinge l’acqua di rosso, un albero che venne battezzato dai colonizzatori pau Brasil e che diede il nome alle nuove terre. Oltre al legno, fu la canna da zucchero a rivestire un ruolo economico cruciale: intorno alla sua produzione e al suo commercio si strutturò l’intera società coloniale portoghese.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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