Nel 1954 viene definito il progetto delle Fiabe italiane e due anni dopo la raccolta venne pubblicata. Durante il periodo preparatorio del volume, Italo Calvino trascrisse le fiabe popolari delle varie regioni italiane, sparse nelle raccolte ottocentesche.
Calvino svolge un importante lavoro di raccolta e trascrizione di fiabe, e nell’Introduzione sottolinea la scarsa scientificità della sua impresa che, per sua stessa ammissione, può essere paragonata a quella portata avanti dai fratelli Grimm con il patrimonio popolare tedesco.
“La prima spinta a comporre questo libro è venuta da una esigenza editoriale, volevo pubblicare qualcosa che affiancasse i libri di fiabe straniere, una raccolta italiana, che però nascesse da racconti nuovi”, dichiarò Calvino stesso.
E difatti le Fiabe di Italo Calvino hanno “il sapore” della novità, che permette ai lettori d’immergersi in un contesto fantastico, storicamente e anche socialmente importante.
Lo stile di Italo Calvino: tra nozioni ed interpretazioni
Già a metà del XVI secolo, a Venezia, la novella cede il campo alla sua più anziana e rustica sorella, la fiaba di meraviglie e di incantesimi, con un ritorno d’immaginazione tra gioia ed elementi tipici della prosa boccaccesca. Nel seicento a Napoli, Basile sceglie i cunti, ossia le fiabe, e crea il Pentamerone (restituito alle letture nostrane da Benedetto Croce). Nel Settecento, di nuovo a Venezia, Carlo Gozzi fa calcare alle fiabe le favole del palcoscenico, tra tradizione e arte. In Italia in quel periodo, alcuni studiosi confinavano il termine fiaba a dotte monografie, anche se tra gli scrittori la voga romantica che percorse l’Europa da Tieck e Puskin, divenne dominio per gli autori di fiabe tra i quali il celebre Collodi.
“Le mie fiabe erano un salto a freddo, come tuffarmi da un trampolino in un mare in cui da un secolo e mezzo si spinge solo gente che nuota tra le onde. Per i Grimm era lo scoprire i frantumi di una antica religione della razza, custodita dai volghi, da far risorgere nel giorno glorioso in cui Napoleone si risvegliasse la coscienza germanica”. Scrisse Calvino.
Nelle Fiabe italiane Calvino scopriva la ricchezza e la limpidezza delle “conquiste”, culturali e storiche avvenute nel tempo. Un modo di comporre e fissare nella tradizione collettiva un dato tipo di racconto, in questo caso la fiaba.
Era una vera e propria immersione quella dell’autore italiano, un distacco dalla realtà dove tutto cadeva, ma anche un modo di raccontare data dal desiderio di comunicare le visioni che apparivano allo sguardo della città.
Le Fiabe di Calvino nascono da una sorta di “malattia professionale”, come l’autore stesso affermò parlando della propria opera. Sono una conferma di qualcosa di cui Calvino era già consapevole all’inizio. Consapevolezza che lo spinse a compiere un viaggio narrativo volto a raccontare il vero. Ciò che era stato raccontato era già presente nei racconti dell’Ottocento e quindi già a disposizione. Quell’entrate in confidenza con il prossimo, si connota di tratti moderni, e soprattutto di maggiore coscienza storica e sociale.
Le fiabe italiane di Calvino servono anche a ravvivare in Italia un interesse per le ricerche e studi della tradizione, un po’ come accade per le novelle popolari.
Calvino e le Fiabe italiane, stile e narrazione
Così la fiaba diventa racconto magico e meraviglioso, ricco di leggende, storielle, aneddoti, che colpirono Calvino o per la loro bellezza o utili a rappresentare regioni di provenienza. Quelle raccolte dall’autore sono brevi, non riportano le parole di chi le racconta in dialetto, ma le ricordano in stile enfatico e nostalgico. Esse si rifanno alle fiabe del Nizzardo, ma anche Zara. In calce ad ogni fiaba tra parentesi è riportato un nome di una località o di una regione: ciò non significa appartenenza o provenienza. Servono piuttosto ad elencare le versioni d i dialetti con cui l’autore si era interfacciato e hanno uno scopo meramente conoscitivo.
Stilisticamente le fiabe di Calvino hanno un segreto, ossia con esse si esce dall’astratta idea del popolo “raccontatore” e ci si pone di fronte a personalità di narratori e narratrici ben distinte, segnate quasi sempre con un nome e un cognome, età, mestieri, scanditi da un ritmo ben definito e voluto.
In questo esatto ritmo, che richiama una logica ben precisa, si intravede una delle caratteristiche dell’elaborazione popolare della fiaba italiana. L’uso della metafora dà un senso di freschezza e fa crescere la curiosità di chi legge. Si crea così una vera e propria armonia narrativa una continua trepidazione che solletica i lettori.
La trama dei racconti si basa su argomenti diversi, senza essere però schematica, riportando mistero, gioia e smarrimento.
Ovviamente durante la stesura era necessario tenere conto dei bambini che leggeranno poi quelle fiabe, ed è per questo che Calvino smorza i temi, tenendoli facili da comprendere, adatti ad ogni livello culturale. Ciò non significa che i testi rientrino nella cosiddetta letteratura per p’infanzia, anzi, si discostano da essa, caricandosi di meraviglia, curiosità, parlando di ciò che ci sta più a cuore e che sicuramente conquisterà l’animo dei bimbi che le leggono o le ascoltano.
L’inventiva non ha convenzioni e Calvino ne è perfettamente consapevole. Ovviamente la narrativa prevede delle regole ben precise da rispettare o quanto meno considerare. Ma il narratore – scrittore, le cono e bene e le organizza per mescolarle, colorandoli di speranza e voglia di riscatto. Un mondo fantastico che si fonda su basi storiche e su quello che è stato definito un codice morale. La trama del racconto si basa su un amore che dura da millenni, talmente intenso che si è conservato intatto nel tempo, dalla preistoria ad oggi, senza raggelare la gioia e il mistero di quanto viene scritto. Uno sguardo al futuro che tiene conto del passato, all’interno del quale però le regole non rappresentano una costrizione ma uno schema da seguire affinché tutto sia al proprio posto.
La fiaba insegna la vita. Osservata proprio insieme diventa una trascrizione metaforica della vita e della quotidianità. Le Fiabe italiane sono un’occasione per riflettere sulle diverse realtà storiche e regionali e sui differenti modi di vivere riflessi nei testi, da cui emergono le distanze sociali, ad esempio, attraverso alcune metamorfosi esteticamente differenti.
Bene e male, amore, vendetta sono solo alcuni dei grandi temi che affrontano le favole in maniera tanto vera quanto inverosimile.
Le Fiabe italiane di Calvino sono un lavoro di grande cura, in cui emerge l’amore per il racconto, dimostrando di essere uno scrittore contemporaneo ogni giorno sempre più bravo, tra impegno sociale, fantasia, immaginazione, vita, sperimentazione letteraria e persino fantascienza.
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