Le scale che portano al paradiso: Conca dei Marini

Le scale che portano al paradiso: Conca dei Marini

Tra le sfumature del blu, nel cuore della costiera amalfitana, si estende lungo tre chilometri di costa il quarto paese più piccolo d’Italia per superficie, anticamente “Cossa dei Tirreni”, successivamente viene denominata Conca dei Marini, a causa delle frastagliate insenature della costa rocciosa. Detta anche il “borgo delle scalinatelle” (circa 300 gradini per raggiungere la spiaggia sottostante) dal 1997 Conca è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità: un vero e proprio paradiso terrestre!

Radici storiche 

Di origine incerta, nel 481 a.C. diviene una colonia romana, occupando un importante rilievo durante la seconda guerra punica, per poi passare sotto la protezione della Repubblica Marinara di Amalfi. Il paese conobbe un periodo florido grazie anche alla dominazione degli Aragonesi, degli Asburgo e dei Borbone, che consentirono e intensificarono nel corso dei secoli prosperi scambi commerciali via mare; sebbene nel 1543 fu saccheggiata e distrutta dalle navi dei pirati Turchi.

Sotto il periodo della dittatura fascista invece, per un breve periodo, Conca fu unita al paese di Furore, ma già dal secondo dopoguerra, i due comuni furono separati.

Tutt’oggi il piccolo angolo di paradiso di Conca resta popolato da simpatici marinai e pescatori che imperniano ancora la propria economia sull’attività ittica locale, è noto infatti che questo sia l’unico borgo in tutta la costa ad avere adottato la “tonnara”: un elaborato sistema di reti per la cattura dei grossi tonni.

Tra i sentieri del paradiso di Conca

Lungo il paese troviamo diverse chiese, tra le quali spicca l’imponente Convento di Santa Rosa, luogo in cui anticamente l’ordine di suore domenicane inventò la famosa “Sfogliatella di Santa Rosa”, un dolce ripieno di squisita crema ancora apprezzato oggigiorno ed esportato in tutto il mondo.

Per chi ama dedicarsi al trekking ci sono infiniti sentieri, ma senza dubbio il sentiero più affascinante è quello del Capo di Conca, che porta ad una roccia a picco sul mare in cui sorge la Torre Saracena, detta anche Torre Bianca, antica torre di guardia cinquecentesca oggi contesa dalle onde più impetuose e dai gabbiani. Capo di Conca è il punto più incantevole, un promontorio proteso verso il mare, immerso nella fitta vegetazione ed incastonato nelle rocce, dove i colori del cielo e del mare si confondono in un unico anelito.

Altra meta da non perdere è la misteriosa Grotta dello Smeraldo, così chiamata per il mozzafiato gioco della luce solare che filtra nella grotta e che quando incontra il blu cobalto del mare si fondono l’una all’altro dando vita al verde smeraldo delle acque. Nel corso dei secoli Madre Natura ha lasciato tracce indelebili all’interno della grotta: la formazione di colonne di stalattiti e stalagmiti. Inoltre negli anni cinquanta del novecento, una squadra di sub ha realizzato un piccolo presepe in ceramica vietrese dipinto a mano, posto a 4 metri di profondità, visibile grazie a brevi escursioni in barca organizzate dai marinai del paese.

D’estate la piccola spiaggia si arricchisce di ristoranti dove è impossibile non subire il fascino della devozione degli abitanti verso le prelibatezze che l’acqua cristallina offre: mangiare pesce fresco su una terrazza all’ora del tramonto diventa un’esperienza mistica per il palato e per la vista.

Il mare come luogo dell’anima

I colori, i profumi, la vivacità turistica estiva che si mescola alla tranquillità naturale fanno di questo piccolo borgo marinaro un posto edenico: l’unico paradiso in cui per accedervi bisogna scendere verso il basso!

Ci sono posti che non importa quanto piccoli e reconditi siano, conserveranno sempre il sapore di casa, come se il mare fosse in grado di fissare gli attimi di pace e proteggerli dallo sbiadire frettoloso del tempo; ed è in posti come questi che siamo in grado di ricaricare i sensi per ritrovare noi stessi.

Se dunque è vero che i luoghi sono lo specchio della nostra intima essenza, le onde azzurre del paradiso di Conca dei Marini -come mia nonna soleva dire- accecano gli occhi e tatuano il sapore salmastro sulla pelle, e di generazione in generazione hanno sempre avuto la pazienza di districare il mare di pensieri che si annoda nel porto dell’anima delle persone che si fermano ad ammirarle.

Per una fuga dallo stress quotidiano, per regalarsi attimi di leggerezza e pace, per sentirsi parte integrante con la natura, per chi non sa resistere al richiamo imperioso del mare, raggiungere Conca dei Marini via terra o via mare è uno spettacolo che non va assolutamente perso!

 

A nonna Bianca, forte come le rocce del mare e dolce come l’aria fresca di Conca dei Marini.

 

Foto di Anna Paolillo

A proposito di Anna Paolillo

Progetto e realizzo nuovi orizzonti attraverso forme d'arte e comunicazione: ho un debole per i classici, la poesia e la mia stilografica. Ho fatto della tannicità la mia formula di poesia. Laureanda presso la facoltà di Lettere Moderne (Na).

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