Si dice che il dio Morfeo si presenti a noi mortali di notte con un mazzo di papaveri, accarezzando le palpebre dei dormienti affinché possano fare sogni vividi. Un noto modo di dire vuole che un buon sonno avvenga tra le poderose braccia di Morfeo. Ma chi è Morfeo? Qual è il suo ruolo nella mitologia greca? In questo articolo analizzeremo le sue origini, i suoi poteri e il simbolismo legato alla sua affascinante figura.
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Chi è Morfeo? Origini e genealogia del dio dei sogni
Nella mitologia greca, il dio del sonno era Ipno, figlio di Notte (Nyx) e di Erebo (l’Oscurità). Morfeo, invece, è una divinità introdotta successivamente, la cui prima menzione esplicita si trova nelle Metamorfosi di Ovidio, dove viene presentato come figlio di Ipno e capo degli Oneiroi, le personificazioni dei sogni.
Divinità | Ruolo e caratteristiche |
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Ipno (Somnus) | Dio del sonno, padre degli Oneiroi. Induce il riposo nei mortali |
Morfeo | Dio dei sogni, specializzato nell’assumere forme umane. Il “modellatore” delle visioni oniriche |
Fobetore (o Icelo) | Fratello di Morfeo, creatore degli incubi. Assume forme di animali e mostri |
Fantaso | Fratello di Morfeo, creatore degli elementi inanimati nei sogni (paesaggi, oggetti) |
Il potere di Morfeo: plasmare i sogni e le realtà oniriche
Morfeo, “il modellatore”, si contraddistingueva per la capacità di plasmare i sogni. Il suo nome deriva infatti dal greco μορϕή (“forma”). Egli assumeva l’aspetto degli esseri umani, riproducendone fedelmente voce e modi di fare, al punto che i suoi sogni erano spesso indistinguibili dalla veglia. È spesso rappresentato con un mazzo di papaveri, fiore dal potere soporifero e simbolo del sonno, dell’oblio e dei sogni vividi. Non a caso, la morfina, un potente narcotico, prende il nome proprio da lui, come testimoniato da fonti enciclopediche come la Britannica.
Morfeo nella letteratura e nella cultura di oggi
La figura del dio dei sogni compare in diverse opere letterarie. Oltre a Ovidio, anche Virgilio nell’Eneide fa riferimento al regno del Sonno con le sue due porte, una di corno per i sogni veritieri e una d’avorio per quelli fallaci. Ancora oggi, il mito di Morfeo sopravvive nel modo di dire “essere tra le braccia di Morfeo“, che indica un sonno profondo e ristoratore, quasi un abbraccio protettivo. Secondo alcune fonti, sua moglie era Iris, la dea dell’arcobaleno, in un’unione simbolica che rappresenta il ponte tra il mondo reale e quello onirico.
L’insegnamento di Morfeo: un invito a essere visionari
Morfeo è il dio emblema di una realtà diversa, quella onirica, che ha però il sapore e la forma della realtà. Attualizzando il suo mito, potremmo dire che ognuno di noi dovrebbe essere il Morfeo di se stesso: avere la capacità di immaginare altri possibili nella propria vita, non arrendersi davanti alle difficoltà ma guardare l’esistenza da altre angolazioni. La capacità di Morfeo di adattarsi, assumendo varie forme, può essere da monito a non impantanarsi in una sola realtà possibile. Ci insegna a possedere sempre un mazzo di papaveri, perché, quando nella vita siamo torturati da un Fobetore qualsiasi, possiamo pur sempre sfiorarci le palpebre, immaginare qualcosa di diverso e, soprattutto, non abituarci mai a pronunciare la parola impossibile.