Mester de Juglaría e Mester de Clerecía, le differenze

Mester de Juglaría e Mester de Clerecía, le differenze

La poesia epica spagnola è caratterizzata dai “Cantares de Gesta” (cantari di gesta) ovvero poesie cantate e tramandate oralmente. Raccontano le imprese eroiche con personaggi realmente esistiti.
Coloro che cantavano venivano chiamati juglares, i giullari, e da qui nasce il Mester de Juglaría cioè il lavoro del giullare il quale si guadagnava da vivere cantando, ballando e recitando.

Differenza tra Mester de Juglaría e Mester de Clerecía

Il Mester de Juglaría è un insieme di poesia, epica e lirica di carattere popolare. I giullari si trovavano per le strade, avevano come riferimento il popolo quindi trattavano temi che piacevano al popolo, di cose che attiravano l’attenzione ma davano anche un insegnamento. Esistevano 2 tipi di giullari: quelli epici che raccontavano storie epiche ed eroiche e quelli lirici, i quali coltivavano più una poesia sentimentale e amorosa.
Ogni giullare aveva il proprio ruolo, alcuni suonavano, altri recitavano e accompagnavano con i gesti ma nella minor parte dei casi erano anche autori di testi.

Per poter ricordare tutto i giullari utilizzavano delle strategie:

  • i testi erano caratterizzati dal verso giullaresco cioè anisosillabico, quindi non avevano lo stesso numero di sillabe, si trattava di un verso libero;
  • predominavano i versi a 14 sillabe chiamati “alejandrinos” poiché potevano essere diviso in 2 parti, ognuna di esse è detta emistichio;
  • la rima era assonante quindi con concordanza di vocali a partire dall’ultima sillaba tonica;
  • il testo era in versi perciò più facile da ricordare e, poiché erano trasmessi oralmente, spesso i testi potevano cambiare;  
  • erano utilizzate di frequente formule per attirare l’attenzione del pubblico come “aquí vierais”;
  • molto spesso avevano delle forme fisse, molte ripetizioni e formule fraseologiche per prendere tempo per poter ricordare.

Nell’epica medievale castellana, essendo una letteratura orale,  si sono conservate pochissime opere di cui la più importante è “Il ciclo del Cid”, basato sulla storia di Rodrigo Díaz de Vivar.

Nel frattempo si sviluppa anche il Mester de Clerecía, considerato “senza peccato” cioè senza sbagli. C’è evoluzione eterogenea su tutto il territorio spagnolo, un cambiamento nella coscienza letteraria, man mano si comincia ad aggiungere a questi mestieri un cambio di visione, si prende la coscienza che il Mester può essere affidato a degli intellettuali chiamati clerigos. Essi non sono solo coloro che appartengono al clero ma chiunque abbia una cultura classica ed ecclesiastica, ciò fa si che le opere che compongono abbiano una diversa struttura, più schematica e perfetta, sia nelle tematiche che nel verso e nella rima.

Si inizia a parlare di perfezione della scrittura, infatti furono stabilite delle regole:

  • la rima era consonantica;
  • il verso era fisso (detto isosillabico), quindi lo stesso numero di sillabe in tutti i versi;
  • la strofa era composta da 4 versi tutti uguali, chiamata “cuaderna via” o tetrastico monorimato;
  • presenza di un insegnamento, infatti i temi narrati sono prevalentemente di tipo religioso o classico.

Tra gli autori di questo genere troviamo: Juan Ruiz, Arcipreste de Hita e Gonzalo de Berceo, il primo poeta a scrivere in castellano.

 

Fonte immagine: Wikipedia

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