Che cos’è l’epica medievale cavalleresca?

Che cos'è l'epica medievale cavalleresca?

Che cos’è l’epica medievale cavalleresca? Scopriamolo insieme! 

Il Medioevo, dal punto di vista storico, artistico e culturale è uno dei periodi più caratteristici e interessanti che l’umanità abbia vissuto. Sebbene per secoli è stato visto come un’epoca oscura e piena di ignoranza, la verità è che il Medioevo aprì le porte allo splendore del Rinascimento e ha costituito grandi passi in avanti per l’umanità.

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Dal punto di vista letterario, distacca senza dubbio l’epica medievale cavalleresca che, nata in Francia, in breve tempo diventerà popolare nel resto d’Europa, Inghilterra e Spagna soprattutto. Lo scopo dell’epica e della poesia cavalleresca fu quello di intrattenere, bensì nasca comunque per motivi seri: quali il rinnovamento di ordine sociale francese, l’introduzione del cristianesimo nell’ambito politico, il rapporto diretto tra monarca e feudatario, ecc. Ha per questo uno scopo anche celebrativo ed educativo.

Sono due le grandi tematiche dalle quali parte la letteratura cavalleresca in Francia: il ciclo carolingio, in cui si sviluppa maggiormente il tema della guerra, formato dalle res gestae (canzoni di gesta) e l’opera principale è la Chanson de Roland; e il ciclo bretone, che è per di più una letteratura amorosa, più romanzata e avventurosa. Il res fictae, in cui viene celebrato Re Artù, i cavalieri della tavola rotonda e le loro imprese. In linea di massima, questa letteratura è formata da poemi, i quali trattano delle tematiche inerenti alle gesta dei cavalieri medievali, utilizzando spesso toni satirici o grotteschi.

Oltre ad intrattenere il lettore, lo scopo di questa letteratura è anche un altro, ovvero fornire i modelli di comportamento da seguire dagli aristocratici, avendo come pilastri la difesa della fede e la lealtà al re, obblighi morali inviolabili.
Alla fine del X secolo, probabilmente un monaco, ma comunque di ignota identità, scrisse “la Chanson de Roland”. Fu questo il grande inizio della poesia epica in Francia, in lingua d’oil. Questo racconto colpì il popolo, così tanto da ispirare storie e canti che vennero poi tramandati nei secoli.

Nella seconda metà del XII secolo, nella Francia settentrionale, vengono composti i romanzi cavallereschi del ciclo bretone, che raccontano vicende che non hanno una base storica ma appartengono al mondo delle leggende dei Celti che parlavano di cavalieri impegnati nella ricerca di oggetti magici (come il Santo Graal) o di persone smarrite in selve e castelli stregati.

A questo ciclo, il carolingio, appartengono le avventure dei dodici cavalieri della Tavola Rotonda (ricordiamo Lancillotto, Ivano, Galvano e Percival) fedeli al mitico re britannico Artù, vissuto nel VI secolo; l’autore è Chrétien de Troyes, un religioso che visse alla corte di Maria di Champagne nella seconda metà del XII secolo.

Si sviluppa poi anche il Ciclo Germanico di cui l’opera più significativa è il Cantare dei Nibelunghi (creature demoniache che possedevano un favoloso tesoro), un testo anonimo scritto in lingua tedesca intorno al 1200. In esso troviamo personaggi di epoche e provenienze geografiche diverse, come il re degli Unni Attila (V secolo) e il vescovo di Baviera Pilgrim (X secolo).

Il Ciclo Spagnolo invece, nasce intorno al XII secolo, l’opera più famosa è ilCantar del mio Cid, che racconta le imprese di Rodrigo Dìaz de Vivar (El Campeador), un cavaliere onesto e fedele al suo sovrano, generoso e valoroso sul campo di battaglia, corretto nei confronti dei nemici, uomo religioso e d’onore che riesce a raccogliere schiere di uomini per riconquistare la città di Valenza.

Al centro dell’epica spagnola troviamo sempre il tema della Reconquista, ovvero la liberazione della penisola iberica dal dominio degli Arabi e si basa su fatti storici realmente accaduti.
Il poema epico cavalleresco è uno dei grandi generi che lega la letteratura francese a quella italiana.
Matteo Maria Boiardo nel 1476 comincia la stesura de “l’Orlando innamorato”, un racconto purtroppo incompiuto, qui il tema amoroso è centrale. Nelle intenzioni di Ludovico Ariosto “l’Orlando furioso” è una continuazione dell’opera interrotta del Boiardo; infatti, riprende la narrazione ricca di aneddoti e digressioni. La verità è che ha stravolto il racconto, anche stilisticamente, tutto ciò per far raggiungere un pubblico più vasto possibile, non a caso fu un testo pensato per la stampa.

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A proposito di Elisabetta Giordano

Sono Elisabetta Giordano, ho 23 anni e vivo a Napoli da 4 anni. Originariamente sono del capoluogo di regione più alto d’Italia, Potenza, in Basilicata. Studio Arabo e Spagnolo presso l’università degli studi di Napoli “L’Orientale” e lavoro presso un bar. Scrivo di qualsiasi cosa da quando sono bambina, diciamo che è una mia passione.

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