Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, noto semplicemente come Montesquieu, è considerato il pioniere del romanzo epistolare polifonico. Fu lui a definire le caratteristiche di un genere che permette di esplorare la realtà e le passioni umane da prospettive multiple, coinvolgendo il lettore in modo diretto e intimo.
Indice dei contenuti
1. Le caratteristiche del romanzo epistolare polifonico
Per Montesquieu, il successo di questo genere risiede nella sua capacità di raccontare un personaggio attraverso le sue stesse parole e nel suo tempo presente. Secondo il filosofo, l’epistola è il mezzo ideale per descrivere le passioni, poiché offre un accesso diretto al punto di vista del personaggio. La chiave del successo è il racconto diretto, che rende l’esperienza simile a quella teatrale: il lettore è coinvolto come uno spettatore. Nei romanzi epistolari polifonici, dove le lettere provengono da più mittenti e destinatari, si abbattono le barriere tra lettore e protagonista, generando una forte empatia. Questo segnò un passaggio da una lettura pubblica e corale a una lettura domestica, intima e privata, favorita anche dalla crescente alfabetizzazione della borghesia settecentesca.
Caratteristica | Effetto sul lettore |
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Polifonia (molteplici voci narranti) | Presenta la realtà come complessa e sfaccettata, priva di un’unica verità oggettiva. Stimola un’interpretazione attiva. |
Uso del tempo presente e simultaneità | Crea un senso di immediatezza e suspense. Il lettore vive gli eventi insieme ai personaggi, senza il filtro di un narratore. |
Assenza di un narratore esterno | Aumenta il realismo e l’immedesimazione, costringendo il lettore a ricostruire la trama e a giudicare autonomamente i personaggi. |
2. Lettres persanes: il capolavoro di Montesquieu
Montesquieu applicò magistralmente questi principi nel suo romanzo “Lettres persanes” (1721). L’opera si inserisce in una ricca tradizione di romanzi epistolari che include capolavori successivi come *Le relazioni pericolose* di Choderlos de Laclos. Per Montesquieu, il genere epistolare diventa un potente strumento filosofico: la realtà non è mai frutto di un unico punto di vista. Le “Lettere Persiane”, come documentato da archivi letterari quali Gallica della Biblioteca nazionale di Francia, sono composte dallo scambio di lettere tra due viaggiatori persiani, Usbek e Rica, e i loro corrispondenti in Persia. Attraverso il loro sguardo “straniero”, Montesquieu offre una critica acuta e ironica della società, della politica e dei costumi della Parigi dell’epoca.
La chiave per comprendere l’opera è l’ironia, non la satira. Montesquieu non esprime un giudizio di valore pungente; piuttosto, attraverso lo stupore dei suoi personaggi, stimola una riflessione ironica sulla relatività delle convenzioni sociali. L’autore vuole rimanere sempre sul piano dello stupore: «le case sono così alte», «le persone sono così tante che quando si sta per strada non si riesce a camminare».
3. Lo straniamento e il relativismo culturale
Montesquieu utilizza l’iperbole per creare un effetto di straniamento e di distanza tra i personaggi e il mondo che osservano. La rapidità febbrile dei parigini è descritta con esagerazioni comiche: «I francesi non camminano, corrono […] se stessero in Persia, il passo regolare dei cammelli […] li farebbero svenire». L’obiettivo è mostrare che tutto è relativo, ribaltando sia la visione occidentale dell’Oriente sia la percezione che gli occidentali hanno di sé stessi. Il viaggio modifica profondamente i protagonisti: mettendo in discussione il mondo precedente, arrivano a non sentirsi più totalmente persiani, ma nemmeno francesi. L’esperienza crea una rottura con il paese d’origine, difficile da sanare, trasformandoli in osservatori critici di entrambe le culture.
Immagine di copertina – fonte: France Mémoire
Articolo aggiornato il: 15/09/2025