Montesquieu: il romanzo epistolare polifonico

Montesquieu, il romanzo epistolare polifonico

Il romanzo epistolare polifonico: caratteristiche

Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, conosciuto prevalentemente come Montesquieu è stato il primo autore a scrivere un romanzo epistolare polifonico ed anzi è proprio lui a darne una definizione.

Per Montesquieu questo genere di romanzo ha successo poiché racconta il personaggio nella sua situazione attuale per bocca dello stesso personaggio; la più importante qualità del romanzo epistolare, secondo il filosofo, è che le passioni sono messe a fuoco in misura maggiore che in un racconto. L’epistola è dunque il mezzo migliore per poter descrivere le passioni di un personaggio. Per conoscere ciò che guida la volontà umana è opportuno passare per il punto di vista del personaggio, che si può conoscere al meglio attraverso una lettera.

La chiave del successo dei romanzi epistolari è il racconto diretto e l’uso del presente, che rende il romanzo molto simile al teatro: nel romanzo epistolare il lettore è coinvolto come uno spettatore a teatro. Il lettore può assistere ad una trama intricata e seguirla con lo stato d’animo del personaggio, anche perché il mittente cambia attraverso ogni azione. Nei romanzi epistolari polifonici si abbattono le barriere tra spettatore e protagonista; la verosimiglianza diventa estrema e il lettore prova enorme empatia, ha un contatto diretto, di avvicinamento con il protagonista.

Si segna così il passaggio da lettura corale a lettura domestica, intima e privata, passaggio dovuto anche all’alfabetizzazione della società: oramai i borghesi leggono quotidianamente e l’autore dei romanzi ne prende atto. Nella lettera c’è il presente, la simultaneità, caratteristiche definite da Montesquieu come nuove, peculiari. La lettera, utilizzata come medium, diventa un espediente sempre più utilizzato.

Lettres persanes, Montesquieu

Montesquieu utilizzerà il genere epistolare per la stesura del suo romanzo “Lettres persanes”. Ciò è dovuto al fatto che il romanzo epistolare diventa anche un concetto filosofico: la realtà non è mai il frutto di un unico punto di vista, ogni realtà può essere vista attraverso più sguardi. Non esiste una descrizione della realtà come un piano unico, assoluto, oggettivo, che non sia intercambiabile; un confronto che si può fare è quello con il dialogo socratico il quale prevedeva una discussione tra vari membri di una comunità, dove ognuno difendeva il proprio punto di vista. “Lettere Persiane” è composto dalle lettere che due persiani, Rica e Usbek, partiti per un viaggio a Parigi, scrivono ai loro amici in Persia. Montesquieu utilizza il genere epistolare come mezzo, per mostrare come anche la visione di Parigi possa essere completamente diversa vista attraverso gli occhi di un persiano perché essi mostrano una visione di Parigi che “proviene da un altro mondo”.

La chiave per capire quest’opera è l’ironia, attraverso cui Montesquieu riesce a mostrare non solo più punti di vista attraverso le epistole, ma anche attraverso questa figura retorica. Il termine “satira” in questo caso è improprio in quanto l’ironia tende a tre assi principali:

  1. Suscitare stupore
  2. Riferirsi all’Oriente
  3. Criticare la società francese

Non è una satira né della società francese, né della società persiana, altrimenti sarebbe pungente ed esprimerebbe un giudizio di valore, cosa che Montesquieu vuole assolutamente evitare; è più che altro una riflessione ironica. L’autore vuole rimanere sempre sul piano dello stupore: «le case sono così alte», «le persone sono così tante che quando si sta per strada non si riesce a camminare».

Inoltre, utilizza molto le iperboli per creare un effetto di straniamento, di distanza tra i personaggi e il mondo che vanno ad incontrare. «I francesi non camminano, corrono: se stessero in Persia, il passo regolare dei cammelli, le vetture lente asiatiche li farebbero impazzire, li farebbero svenire perché non riuscirebbero a sopportare questa lentezza». Allo stesso modo anche Rica non sopporta questa velocità, infatti dice che gli arrivano gli schizzi dalla testa ai piedi delle carrozze che corrono, per non parlare delle gomitate che riceve camminando.

Montesquieu vuole mostrare che tutto è relativo ribaltando sia la visione che gli occidentali hanno dell’Oriente, che la visione che gli Occidentali hanno dell’Occidente. Nel momento in cui Rica e Usbek arrivano a Parigi cominciano anche a giudicare in maniera diversa il loro stesso paese perché il viaggio li modifica. Nel momento in cui una persona si allontana dalla sua terra di origine, incontra un nuovo mondo e mette in discussione il mondo precedente. La soluzione a cui andranno incontro i due persiani sarà non essere più totalmente persiani, ma neanche francesi. Non avranno subito un processo di occidentalizzazione, ma si creerà una rottura con il paese d’origine, difficile da sanare.

Immagine di copertina – fonte: France Mémoire

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