Musica e letteratura, intervista a Carmine Donnola

musica e letteratura

Quello tra musica e letteratura è un connubio antico, una connessione vecchia quanto il mondo, perciò ho avvertito la necessità di analizzare il loro rapporto tramite studi specifici, al fine di approcciare in maniera efficacia alla conoscenza del rapporto tra le due arti (per una Tesi di Laurea Magistrale in Letterature Comparate – aa. 2017/2018 – con relatore Francesco De Cristofaro, docente della Federico II di Napoli).
Ci si è soffermati sulla musica che entra nell’ambito letterario e sulla poesia che si trova, anche se non allo stato puro, nelle canzoni di cantautori, motivo per cui è stata analizzata la storia del cantautorato italiano dagli albori fino agli anni Novanta.
Si è approdati alla conclusione che la musica è un linguaggio universale, comprensibile a tutti, e ciò che le parole non possono spiegare può essere riprodotto con la musica. Affrontando la questione del concept-album, si parla del momento in cui la musica si fonde in modo inscindibile con poesia, letteratura e arti visive. The dark side of the moon dei Pink Floyd e Non al denaro non all’amore nè al cielo di De Andrè sono stati i casi di studio presi in considerazione che hanno permesso di visualizzare come la musica si rende balsamo per le parole e si fa occasione per analizzare se stessi e gli altri, occasione di comprensione e libertà.

Musica e letteratura, le interviste

Ho svolto una serie di interviste a vari musicisti contemporanei e al poeta lucano Carmine Donnola (che mi fece conoscere Eugenio Bennato, a lui molto legato). Si tratta di interviste che voglio tirare fuori dal cassetto perché ci mostrano un aspetto molto importante, a mio parere: se si scelgono le parole giuste, le note giuste, la vita diventa un Tetris. Tutto s’incastra meglio e più volentieri si regge il peso di tutto il resto.

Intervista a Carmine Donnola, aa. 2017/2018

Poeta di Grassano di Lucania, si definisce un salvato di strada.
La sua è la storia di un animo dotato di profonda sensibilità che si era perso nell’alcool e che ora urla la sua voglia di vivere e la rabbia degli ultimi, perché attraverso la voce della poesia ha trovato il suo riscatto. Una voce che Donnola aveva cercato di soffocare un tempo, scrivendo versi sui tovaglioli dei bar, pezzi di carta che poi gettava via, fino a quando un amico ne ingoiò uno per custodirlo dentro di sé.

«Me lo mangiai, e lui rimase così scioccato che cominciò, da allora, a scrivere le sue poesie su quaderni…»

Questa la testimonianza di Pasquale Di Nisi, suo amico.

Cosa l’ha spinto a interessarsi alla poesia?

Il desiderio di dare a me e agli altri le emozioni che a causa dell’alcool si erano ibernate. Dopo la disintossicazione ho scelto la poesia come mezzo di comunicazione, come mezzo di liberazione dei miei anni di prigionia da un nemico che mi sembrava amico. L’ho scelta per liberare quelle urla per troppo tempo chiuse, tappate dentro il fondo di una bottiglia. Urla che lancio dai palchi quando vengo ospitato da gruppi musicali.

Cosa vuole comunicare attraverso la poesia?

La possibilità di un riscatto sociale. La rivincita della vita sulla morte. La vittoria dell’amore sull’odio. La tenerezza di una lacrima. L’obbligo di non farla diventare amara.

L’importanza di un’identità riconoscibile per un poeta.

Avere una propria identità conta tantissimo, significa avere una propria personalità. In questo sono stato fortunato perché appartengo a quella schiera di poeti ignoranti che, non avendo cultura, non possono essere influenzati da stili diversi.

A cosa s’ispirano le sue poesie?

Le mie poesie hanno tematiche universali. Sono ispirate da eventi forti ed emozionali, povertà, emigrazione, guerre, stragi e morte bianca, ma non distolgo mai lo sguardo dall’amore e dalla speranza. Altrimenti sarebbe la fine: non avrebbe alcun senso scrivere.

Qual è la poesia che più la rappresenta?

La poesia che più mi rappresenta è Scoppio nella mente.

 

Scoppio nella mente

Non sono un poeta
non vendo parole
questi versi sono i miei sensi

Con l’anima in gola tra cemento e asfalto
ne ho fatta di strada
con pazienza e con calma ho costruito l’albero strano

Il mio mosaico
consonanti e vocali su rami bruciati
essere buono mi riesce difficile

Le persone son strane non riesco ad amarle
le radici di vita mi hanno insegnato ad essere onesto
almeno in questo ci sono riuscito

Al riso beffardo del misero uomo
preferisco i miei geni loro almeno sono sinceri
la vita è missione non la si gioca

La mente è visione
non riesce l’inganno
fiaschi e bottiglie scolate

Grosse bevute In dolori tappati
hanno fatto dire alla gente
hai famiglia sii più serio

Non ci riesco mi viene da ridere
ho strane visioni vedo antilopi e giaguari
con giacche camicie ed occhiali

Acquistano panfili caviale e champagne
io scrollo le spalle ma non sempre è così
nella terra dei giusti la bilancia è scassata
Non ci sono pesi e nemmeno misure

Carmine Donnola

 

Grazie a Carmine Donnola per la sua gentile disponibilità!

 

Foto di Giuseppe Soldo (dal profilo FB di Carmine Donnola)

A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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