Narghilè. Origine, diffusione, effetti

Narghilè. Origine, diffusione, effetti

Narghilè. Origine, diffusione, effetti

Il fumo, arma grigia per eccellenza diffusa e radicata, mostra un altro volto dai toni orientali nella figura del narghilè. Frequentemente chiamato anche šīša (pronunciato “sciscia”), termine d’origine turca che significa “bottiglia”, è uno strumento adottato in gran parte dei Paesi arabi.

Narghilè. Composizione

 

Il narghilè si compone di un contenitore d’acqua che funge da base, spesso in vetro, al cui interno viene fatta passare una spirale che consente al fumo di raffreddarsi prima di giungere alla bocca del fumatore attraverso un tubicino flessibile. L’acqua filtrerebbe meglio le sostanze tossiche (monossido di carbonio e nicotina) contenute nel tabacco, riducendo nel fumatore gli effetti dannosi derivanti dalla dipendenza da nicotina, e con essi il rischio di malattie, cui normalmente è esposto che fuma sigarette. Insomma il fumo arriverebbe freddo in gola dopo essere stato “raffreddato” dall’acqua.

Il fumo può avere due matrici. Generalmente è prodotto da un tipo di tabacco, noto come Virginia, impregnato di melassa. Più tabacco si andrà a mettere, maggior tempo durerà la fumata. Non resterà poi che mettere la carta stagnola sopra il braciere, per coprirlo completamente “a tappo”. Andrà preso un ago o uno spillo e fare tanti buchi nella carta stagnola. Il tabacco dunque è tenuto sotto carta stagnola bucherellata, posta alla sommità del collo del narghilè, sulla quale viene poggiato del carbone acceso. Quando questo diventerà rosso e smetterà di fumare si è finalmente pronti per aspirare (o non aspirare) il fumo attraverso il tubicino. Ma esistono in commercio anche nuovi tipi di melassa, molto meno dannosi, carenti di tabacco e nicotina. Il fumo aspirato risulta più leggero al consumatore, anche perché addolcito dalle fresche essenze degli aromi di svariati gusti, dalla fragola al limone, dall’anguria al mango, dal miele al mirtillo, ecc.

Sostanzialmente esistono tre tipi di tabacco da narghilè: il tabacco umidificato puro, come il tumbâk, quello con concentrazione di tabacco rinforzata; il tabamel con tabacco; il tabamel senza tabacco, poco fa descritto, quello ovvero più leggero.

Narghilè. Origine e diffusione

 

Il narghilè ha origine egiziana. La sua antica composizione prevedeva una noce di cocco che fungeva da ampolla base e come tubicini delle canne di bambù. Ma la maggior flessibilità dell’attuale narghilè ne ha decretato il successo e la più ampia diffusione.

In Nord Africa, Turchia e nei Paesi Mediorientali fumare il narghilè è una specie di rituale simboleggiante unione, amicizia e fratellanza. L’avvento della globalizzazione sperimenta la diffusione di narghilè anche in Occidente.

In Italia non è certamente usato come le sigarette, ma è possibile trovarlo in alcuni locali o acquistarne uno da tenere in casa, creando un nuovo strumento di socializzazione e compagnia con amici e conoscenti nelle calde sere d’estate.

La “water pipe” guadagna una sorprendente popolarità soprattutto tra i giovani della fascia generazionale compresa tra i diciotto e i ventiquattro anni. Low cost e socializing sono i principali motori che spingono i young consumers a prediligere il narghilè come valida alternativa alle normali sigarette. Il boom, come spiegato dagli esperti, va ricercato nella percezione, diffusa tra i giovani, secondo cui il narghilè esporrebbe a degli effetti più salubri e meno devastanti della classica sigaretta.

Danni equivalenti alle sigarette?

Ma il narghilè può davvero essere considerato un modo di fumare più “sano” rispetto alle sigarette? Alcune ricerche legano il narghilè ai medesimi rischi apportati dalle sigarette (tumore ai polmoni, bronchite cronica, disturbi cardiovascolari) con aggiunto il rischio di trasmissione di herpes ed epatite C dovuti alla condivisione del bocchino dello sciscia.

In realtà il dottor Kamal Chaouachi, socio-antropologo e tabaccologo dell’Université Paris-Sud, sfata con i suoi studi alcuni falsi miti, giungendo alla conclusione che fumare un narghilè con del tabamel (tabacco con melassa) è sì dannoso, ma non ai livelli delle sigarette. Quando si fuma il tabamel, le sostanze sprigionate risultano essere decisamente inferiori a quelle contenute in una sigaretta (meno di 200 contro le 5000 individuate). Inoltre il fumo di narghilè non viene bruciato, bensì solo riscaldato. Stimando poi una durata di uso di sciscia che va dai venti agli ottanta minuti, è facile ipotizzare come i fumatori possano inalare quantità di fumo maggiori rispetto a quelle delle sigarette. Ma se si tiene conto del fatto che una sigaretta può essere fumata venti o più volte al giorno, la maggioranza delle indagini condotte dimostra che in media il fumatore di sciscia svolge da una a tre sedute a settimana. La durata risulta anche inferiore a quanto si creda, in quanto scambiandosi in comitiva il bocchino, si riduce la quantità di fumo inalata per ogni singolo. Conta a tal riguardo anche l’incidenza di inalazione, distinguendo i fumatori standard dai “fumatori esclusivi”, coloro cioè che non inalano il fumo.

Spesso dunque i danni arrecati dal fumo da narghilè sono legati all’incidenza e durata della pratica e ancor più dalle condizioni igieniche annesse a questo tipo di fumo. Le alte probabilità di contrarre cancro orale ed herpes sono legate allo scambio di bocchini senza sterilizzazione, e ancora alla scarsa attenzione nella manutenzione di questo strumento esotico, quando vien meno l’impegno a cambiare l’acqua nell’ampolla per periodi di tempo più o meno lunghi.

Ma il fattore dannoso per eccellenza è la dipendenza che si genera, come per le sigarette classiche ed elettroniche. Ciò a causa soprattutto della commercializzazione del prodotto, che fungerebbe da “esca” per spingere fumatori esperti e non al consumo di tabacco, anche quello più aromatizzato e delicato dello sciscia.

In definitiva dunque la fruizione prolungata è calamita madre di dipendenza e danni connessi. Per cui fumare nuoce alla salute, ma se il narghilè diviene un puro strumento di condivisione, senza tralasciare attenzione e senso di responsabilità, ci si potrà abbandonare alla calda atmosfera da “Mille e una notte” senza dover incorrere in rischi deleteri.

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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