Nasce LICET, l’associazione delle scuole di italiano per stranieri

Nasce LICET, l'associazione delle scuole di italiano per stranieri
La pandemia di Coronavirus ha cambiato i nostri modi di interagire, di viaggiare, di apprendere. Tutto si è rallentato e modificato in attesa di un vaccino o di una cura definitiva. Tra i tanti settori colpiti, c’è da ricordare quello dell’istruzione: certo, i supporti informatici hanno mitigato le carenze, ma è venuta meno tutta la parte che riguarda l’incontro ed il confronto con “l’altra persona”, tassello fondamentale ed insostituibile della didattica.
Abbiamo intervistato Rita Raimondo, che ringraziamo per la disponibilità, riguardo i progetti di LICET di questo presente e di un prossimo futuro.
Ciao, Rita! Ti conosciamo già in qualità di direttrice di NaClips, che è il tuo progetto “originale”. Come nasce?
NaCLIPS è una scuola di Lingua Italiana per Stranieri a Napoli. Nasce nel gennaio del 2018 grazie a una collaborazione tra me e il mio amico e collega Mario De Simone. Dopo esserci formati in questo settore, abbiamo deciso di creare la nostra scuola applicando i metodi di insegnamento che riteniamo più efficaci creando un ambiente familiare, informale e culturalmente attivo. Dopo quasi 3 anni possiamo dire di esserci riusciti.
Qual è la tipologia di persona che solitamente usufruisce dei corsi di italiano?
La nostra scuola accoglie studenti di ogni tipo. Ci sono studenti e professori universitari che vengono qui a Napoli per un semestre o un intero anno; professionisti che si trasferiscono in città per motivi di lavoro; stranieri che hanno sposato un italiano e hanno necessità di migliorare la lingua. Ci sono anche persone che abbinano la vacanza allo studio – moltissimi, in verità – che vengono qui per conoscere la bellezza del posto e della nostra lingua. Le motivazioni per studiare l’Italiano sono veramente tante. Ognuno viene qui e ci porta la sua storia. E noi gli offriamo in cambio la nostra lingua e la nostra cultura
A NaClips, durante la quarantena a causa della pandemia di Covid19, si aggiunge il progetto LICET, che mi sembra essere una associazione che si propone di raccogliere scuole di italiano per stranieri. Ci parli della sua nascita e di cosa sta facendo ora?
LICET è stata la nota positiva di questa quarantena. La voglia di confrontarsi con altre scuole del nostro settore era tanta e così, grazie a Roberto Tartaglione – che è oggi il presidente di LICET – più di 40 scuole di italiano per stranieri si sono incontrare su Zoom un pomeriggio di non molte settimane fa.
Siamo tutti sulla stessa barca, questa era la questione principale.
Nessuno sapeva come reagire alle misure restrittive imposte dal governo che continua ad associarci a tutte le altre scuole di ogni ordine e grado. Ma noi non siamo scuole normali. Noi accogliamo ogni anno migliaia di persone che vengono qui per conoscere il nostro territorio. Oltre alle lezioni in aula facciamo numerose attività culturali. I nostri studenti diventano ambasciatori della cultura italiana all’estero, non abbiamo molto da condividere con le scuole “normali”. Quindi, uno degli obiettivi di LICET è proprio quello di farsi sentire e di stabilire un dialogo con le istituzioni. Vogliamo chiarire quanto siamo utili all’esportazione della cultura italiana nel mondo attraverso il nostro lavoro. Quanto, cioè, grazie a noi molte persone decidono di investire soldi, tempo e interesse per studiare la nostra cultura e raccontarla fuori dai confini della penisola. È un circuito ampissimo di studenti che si rigenera, aumenta e si espande sempre di più. Il passaparola aiuta l’economia del turismo italiano perché ci sono persone come noi che sanno accogliere questa fetta specifica di “amanti dell’Italia”. Con noi non si parla mai di turismo mordi e fuggi. Con noi si parla sempre di un turismo di qualità, culturale, che non è interessato al selfie davanti al Colosseo, per intenderci.
Pensi che LICET si evolverà in un futuro prossimo? 
LICET è destinata a crescere, certo. Siamo in attesa di conoscere nuove scuole che vorranno unirsi alla nostra voce. Più ne siamo, più saremo incisivi con il nostro messaggio. Abbiamo molti progetti, li realizzeremo nel tempo. Per ora LICET c’è, è nata nel giro di poche settimane e ci conoscono già in molti. Un bel risultato in pochissimo tempo.
Quale sarà il futuro dei corsi di italiano ed in generale dei corsi di lingua secondo te, in questa nuova fase storica dove si tende a spostarsi un po’ di meno?
La natura del nostro lavoro si basa sul contatto. È ricevere a scuola lo studente, portarlo nei luoghi più belli del nostro territorio, fargli assaggiare un piatto tipico, fargli ascoltare il suono dell’Italiano nelle strade. A causa del COVID-19 abbiamo dovuto tutti rimodulare le nostre offerte e spostare le nostre attività online. Ci siamo riusciti più o meno tutti. NaCLIPS per esempio non si è fermata durante la quarantena. C’è stato per noi un effetto a sorpresa: tutto il mondo era a casa, tutto il mondo voleva impiegare il proprio tempo in qualcosa di nuovo. E molta gente ha scelto di fare un corso di lingua italiana. Quindi nel periodo del lockdown abbiamo avuto un incremento di iscrizioni e di corsi online. Ci è andata bene, certo. Ma non è questa la scuola che vogliamo. Noi vogliamo stare insieme nelle strade, nei bar, nelle nostre aule. L’Italia non è online, è qui. Mi auguro allora che i corsi online non siano l’unica preferenza, ma solo un’opzione per chi desidera studiare da casa quando non può viaggiare.
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Grazie per il vostro interesse. L’italiano per stranieri è un campo che vale la pena esplorare sempre!
Immagine in evidenza: https://scuole-licet.it/

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