Niue, l’isola dell’obesità: perché qui è un problema diffuso

L’Oceania raccoglie una miriade di territori semi-sconosciuti, di cui non sentiamo praticamente quasi mai parlare. Niue è uno di questi: con una superficie di appena 260 km² (si tratta di una delle isole abitate più piccole e remote dell’intero pianeta), situata nel cuore del Pacifico meridionale. Conta appena 1.600 abitanti circa ed è legata culturalmente e politicamente alla Nuova Zelanda, con cui dal 1974 mantiene uno stato di libera associazione (non piena indipendenza, ma nemmeno subordinazione coloniale). Niue mantiene cioè la propria sovranità interna (avendo un proprio governo, costituzione, leggi, cittadinanza, autonomia nelle decisioni di politica interna), ma è legata alla Nuova Zelanda da vincoli legati alla difesa, la politica esterna e l’assistenza economica. Un compromesso perfetto che permette a questa piccola isola di sopravvivere contando sull’appoggio di uno Stato più grande.

Nonostante la sua dimensione ridotta e il suo isolamento dal resto del mondo, però, Niue vanta uno dei tassi di obesità più alti del mondo. Come può un luogo così lontano e apparentemente incontaminato essere colpito così drammaticamente da un problema tipico delle società industrializzate? Perché proprio qui, dove la natura offre ancora rigogliosamente i suoi frutti, la popolazione si trova a dover affrontare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza sanitaria?

Queste domande portano a riflettere su diverse tematiche attuali, su come la globalizzazione possa intrecciarsi anche con l’isolamento (due fenomeni che paiono agli antipodi). I loro effetti, intrecciandosi, comportano delle trasformazioni culturali che possono influenzare la vita e la salute di intere comunità, proprio come sta succedendo a Niue.

Niue
L’isola di Niue cerchiata in rosso sulla mappa. Sulla sinistra, l’Australia; in basso, la Nuova Zelanda. Fonte immagine: Wikipedia (TUBS)

Niue: l’obesità è un problema sanitario

L’obesità è un problema comune a diversi Paesi del Pacifico e Niue rappresenta uno dei casi più emblematici di questo fenomeno. Il 50% della popolazione è considerato obeso, secondo i dati del CIA World Factbook, mentre più dell’80% è in sovrappeso. Niue si colloca stabilmente tra i primi Paesi nella classifica globale di obesità del mondo, anche se ci sono altrettanti casi estremi che sintetizzano bene il problema. Un esempio è quello di Nauru, che con i suoi circa 10.000 abitanti su 21 km² (la repubblica più piccola del mondo per superficie) conta oltre il 60% della popolazione adulta affetta da obesità; più del 90% è semplicemente in sovrappeso.

L’eccezionale diffusione di questa condizione ha reso diverse nazioni del Pacifico, Niue incluso (ma anche Tonga, Samoa Americane, Isole Cook, Palau ecc.), simboli mondiali di una crisi sanitaria che troppo spesso passa inosservata, nonostante sia devastante. L’obesità non è infatti solo un dato statistico, visto che ha conseguenze profonde sulla salute pubblica. In tutte le isole della regione, compresa Niue, l’aumento dei casi di diabete di tipo 2 o anche malattie cardiovascolari è davvero preoccupante. Il numero stimato di adulti (20-79 anni) affetti da diabete è passato da 100 persone (2011) a circa 258 nel 2024, con una proiezione futura intorno alle 277 persone entro il 2050. Queste condizioni ovviamente finiscono per ridurre drasticamente la qualità della vita delle persone, che è già aggravata di per sé dalle difficili dinamiche economiche ed ambientali.

Niue sopravvive soprattutto grazie agli aiuti della Nuova Zelanda (che rappresenta fino a un terzo del bilancio statale), alle rimesse inviate dai niueani emigrati e a un turismo limitato, che però non riesce a rappresentare una risorsa costante data la posizione remota e i costi di collegamento. L’agricoltura e la pesca di sussistenza non sono sufficienti a sostenere lo sviluppo economico del Paese.

Niue
Bandiera di Niue. Fonte immagine: Wikipedia

Le cause: perché proprio qui?

Per anni la dieta tradizionale di Niue, composta da pesce, taro, frutta tropicale, verdure locali, ha lasciato spazio a prodotti importati ultra-processati, come carni lavorate in scatola, snack, farine raffinate, bibite zuccherate. È un fenomeno molto comune nelle isole del Pacifico, dove la crescita dell’apporto calorico e l’assunzione di più zuccheri hanno sovrastato fibre e micronutrienti. Gli indicatori degli osservatori internazionali sottolineano che a Niue si consumano molti soft drink, non si assumono frutta e verdura a sufficienza e lo sviluppo dei fast food, unito ad un’insufficiente attività fisica, hanno tutti portato a questo ambiente alimentare.

Ma da dove nasce questo fenomeno? Data la scarsità di risorse, Niue produce poco e importa quasi tutto. I cibi a lunga conservazione (spesso meno sani di quelli freschi) sono generalmente più economici ed accessibili. L’isola è geograficamente scollegata dal resto del mondo, dunque gli arrivi dall’estero non sono così frequenti, le catene del freddo sono limitate (siamo pur sempre nel Pacifico) e i costi logistici sono elevati. Questo è un pattern molto comune nel Pacifico, dove l’offerta alimentare è stata rimodellata nel corso del tempo dalle politiche di importazione. C’è anche da dire che gli aiuti in caso di emergenze (cicloni, ecc.) arrivano spesso sotto forma di riso, tonno in scatola, noodles: tutti utili nell’immediato, ma assolutamente deleteri nel medio periodo per condizioni come il diabete o cardiopatie. È pur sempre giusto sottolineare che il costo di una dieta sana è aumentato in generale a livello globale, come riportano alcune analisi FAO; questo incide molto sulle piccole isole.

Un’altra motivazione riguarda lo stile di vita degli abitanti di Niue, votato alla sedentarietà. Le attività tradizionali di pesca e agricoltura manuale sono calate nel corso degli anni e lo stile di vita “urbanizzato” è arrivato anche al Pacifico. Dieta ad alta densità energetica e poca attività fisica costituiscono la combo perfetta per l’aumento di obesità e diabete in tutta la regione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi 9 dei 10 Paesi più obesi al mondo sono in Oceania. C’è anche da dire, però, che in alcune società oceaniche la grandezza corporea ha storicamente avuto connotazioni di benessere, oltre che di status e prosperità, attenuando quindi lo stigma verso l’aumento di peso, a differenza di quello che succede in Occidente.

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Uomo obeso a Niue. Fonte immagine: IA (ChatGPT)

Le politiche e le difficoltà di cambiamento

Niue ha avviato azioni concrete per contrastare l’obesità, avviando nel 2015 la Food and Nutrition Security Policy 2015–2019, co-scritta con il supporto della FAO. Grazie ad un programma condiviso delle Nazioni Unite (UNDP, FAO, UNICEF), è stato anche lanciato il progetto Solutions for Resilience Niue (2022–2024) con un budget di circa 770.000 dollari statunitensi. Questi, insieme ad altri progetti, promuovono campagne di sensibilizzazione sull’alimentazione, progetti scolastici per introdurre frutta e verdura nelle mense, iniziative per incentivare l’attività fisica e la prevenzione delle malattie non trasmissibili (NCDs). La scarsità di risorse locali e la piccola dimensione del Paese, però, rendono questo processo di sensibilizzazione molto lento e limitato.

A Niue, come in molte altre isole del Pacifico, una delle strategie principali è stata quella di tassare le bibite zuccherate e scoraggiare l’importazione di alimenti processati, ma l’efficacia rimane parziale, siccome i prodotti più economici e calorici restano comunque i più accessibili alla popolazione, che chiaramente preferisce questi ultimi. Sono state anche avviate campagne per rilanciare le diete tradizionali, valorizzando pesca e coltivazioni locali, ma anche qui i risultati sono ostacolati dal cambiamento irreversibile delle abitudini alimentari.

La Nuova Zelanda, in qualità di Stato partner, ha un ruolo decisivo: finanzia programmi sanitari, sostiene il sistema ospedaliero di Niue e fornisce personale medico specializzato. Oltre questo, promuove anche progetti regionali che mirano a ridurre i tassi di obesità in tutto il Pacifico, con linee guida comuni sull’alimentazione e la salute. Nonostante questo impegno, il problema rimane difficile da affrontare per i motivi già visti. Niue non è di certo inattiva di fronte all’obesità, ma le sue politiche si scontrano con barriere strutturali e culturali che solo un impegno a lungo termine, condiviso con la Nuova Zelanda e con gli altri Paesi del Pacifico, potrà provare a scalfire.

Niue non è quindi un laboratorio in miniatura che rivela come globalizzazione e isolamento possano intrecciarsi in modi complessi, creando vulnerabilità profonde in comunità piccole e apparentemente marginali. Guardare a Niue significa comprendere le sfide di un’isola del Pacifico e di un’area del mondo intera, oltre che comprendere le contraddizioni di un mondo interconnesso, in cui salute, cultura ed economia viaggiano insieme e spesso collidono.

Niue, tra globalizzazione e isolamento

Niue non è quindi un laboratorio in miniatura che rivela come globalizzazione e isolamento possano intrecciarsi in modi complessi, creando vulnerabilità profonde in comunità piccole e apparentemente marginali. Guardare a Niue significa comprendere le sfide di un’isola del Pacifico e di un’area del mondo intera, oltre che comprendere le contraddizioni di un mondo interconnesso, in cui salute, cultura ed economia viaggiano insieme e spesso collidono.

Fonte immagine in evidenza: Sfilata di moda e mostra dell’Accademia per le donne imprenditrici, Niue, 15 ottobre 2024 – Wikipedia (Ambasciata della Nuova Zelanda negli Stati Uniti d’America)

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