Opere di Isamu Noguchi: le cinque da conoscere

Opere di Isamu Noguchi: cinque da conoscere

Quali sono le opere di Isamu Noguchi più famose?

Isamu Noguchi è senz’altro una delle figure più interessanti ed eclettiche della scena artistica del XX secolo. Figlio di un importante poeta giapponese, Yone Noguchi, e di una scrittrice americana, Leonie Gilmour, si configura, attraverso la sua scultura (e non solo) come interprete del ponte tra Oriente e Occidente. Da inarrestabile viaggiatore, il suo lavoro è fortemente condizionato delle sue esperienze di vita negli ambienti più diversificati.

Esaminiamo adesso cinque opere di Isamu Noguchi tra le più peculiari:

1. History Mexico

La prima delle opere di Isamu Noguchi arriva a Città del Messico nel 1936, dove spenderà circa otto mesi per lavorare sulla sua History Mexico, un lungo muro in cemento colorato in cui convergono le tensioni politiche e sociali del tempo: l’oppressione dei lavoratori succubi della rapida industrializzazione, da un lato rappresentati da un enorme pugno chiuso, dall’altro come figure stilizzate, magre e spoglie di ogni dettaglio, come a evidenziarne al contempo l’alienazione e la strenua difesa dei propri diritti; l’ascesa del nazismo, indicata da una svastica; l’illusione di una fievole speranza offerta dal progresso scientifico, rappresentata da E = mc2, la celeberrima equazione di Einstein.

2. Octetra

Facciamo un velocissimo salto nel Bel Paese, precisamente a Spoleto, sulla scia del progetto “Sculture in Città” organizzato dal critico d’arte Giovanni Carandente, che prevedeva l’esposizione di diverse opere d’arte en plein air. In tale contesto Noguchi si inserì offrendo nel 1968 Octetra, una scultura modulare rossa in cemento, che si presenta come un insieme tra un gioco per bambini e un’opera d’arte, oggi collocata nel cortile interno di Palazzo Collicola.

3. Giardino della Pace

Le opere di Isamu Noguchi toccano un campo di indagine sconfinato, e il suo eclettismo sfocia perfino nella progettazione di spazi pubblici: la sua apertura verso questi ultimi nasce da un interesse rivolto alla pratica dell’ikebana, ovvero l’arte della disposizione dei fiori recisi, che a sua volta lo porta a condurre ricerche sui giardini zen. Di contorno alla sede dell’UNESCO a Parigi troviamo il “Giardino della Pace”, un ampio spazio pubblico che si estende per 1700 metri quadrati da attraversare nella loro totalità per scoprirne tutti i segreti celati, tra cui una fontana avente la forma del kanji di “cuore puro”, una passerella fiorita ispirata al kabuki, una lanterna che custodisce il fuoco protettore, ruscelli e altri elementi pieni d’incanto.

4. Akari Light Sculpture

Questo è uno dei tanti esempi di opere di Isamu Noguchi realizzate in washi (carta tradizionale giapponese), bambù e fili metallici. L’esplorazione spaziale dell’autore non si ferma al metallo e al cemento, ma spazia anche tra materiali inusuali come quelli appena menzionati, la pietra, il legno e l’osso. Quest’opera è un punto di convergenza tra la delicatezza dell’estetica orientale e la sofisticatezza del Modernismo occidentale.

5. Mother and Child

Mother and Child è una delle innumerevoli opere di Isamu Noguchi che meglio incarnano l’adesione dell’autore all’organic design e al biomorfismo, ovvero un sistema di modellazione basato su forme presenti in natura e che ricordano organismi viventi, ma realizzate in un modo confuso e indefinito. La pietra (in questo caso onice) rimane uno dei materiali preferiti di Noguchi, che gli consente di “perfezionare l’imperfetto”, di partire dalla rottura della pietra, uno “sbaglio”, fino a riaggiustare tutto quello che c’è di sbagliato e a ricreare una forma che riconcili l’opera e la natura insieme in un equilibrio armonico.

Come abbiamo potuto constatare, le opere di Isamu Noguchi non si limitano esclusivamente alla scultura, ma si spingono oltre e abbracciano la scenografia, l’architettura, l’arredamento di interni e l’allestimento di spazi pubblici quali piazze e giardini. «L’essenza della scultura per me è la percezione dello spazio, il continuum della nostra esistenza». Questa frase riassume perfettamente il modus operandi dell’autore: sperimentazione infinita, curiosità continua di giocare con le forme e plasmarle a suo piacimento per creare qualcosa di nuovo… un po’ come fa la natura, la “miglior progettista”.

Fonte immagine articolo: Wikimedia Commons

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