Le Oreadi, nella mitologia classica, sono le ninfe che personificano le montagne, le valli e le gole. Il loro nome deriva dal greco antico “ὄρος” (oros), che significa appunto “monte”. Queste fanciulle bellissime, amanti della caccia e della natura selvaggia, erano spesso raffigurate nel corteo di Artemide, la dea della caccia e della foresta, di cui condividevano l’amore per la solitudine e i luoghi incontaminati.
Indice dei contenuti
Classificazione e caratteristiche delle oreadi
Definire una classificazione precisa di tutte le ninfe è complesso, poiché le fonti antiche sono spesso frammentarie. Per praticità, vengono distinte in base all’elemento naturale che rappresentano. Le Oreadi appartengono alla categoria delle ninfe terrestri, ma si differenziano da altre figure simili. Raffigurate come fanciulle eternamente giovani, prendevano spesso il nome specifico del monte in cui vivevano: le Idee dal monte Ida, le Peliadi dal monte Pelio, le Ditee dal monte Ditte. Non è raro che facessero parte del corteo di un dio o una dea; oltre ad Artemide, anche Dioniso e Pan sono spesso raffigurati circondati da queste ninfe durante le loro feste tra le montagne.
Tipologia di ninfa | Elemento naturale associato |
---|---|
Oreadi | Montagne, grotte e valli |
Driadi | Alberi e boschi (in particolare le querce) |
Naiadi | Fonti, fiumi e sorgenti d’acqua dolce |
Eco: l’oreade più famosa e il suo amore per narciso
Tra tutte le Oreadi, la più celebre è senza dubbio Eco, la ninfa del monte Elicona. La sua storia è narrata magistralmente dal poeta romano Ovidio nelle sue *Metamorfosi*. Zeus (Giove), notando la loquacità della ninfa, le chiese di intrattenere sua moglie Hera (Giunone) per distrarla dai suoi continui tradimenti. Quando la dea scoprì l’inganno, punì Eco togliendole l’uso autonomo della parola, condannandola a poter ripetere soltanto le ultime parole che sentiva.
Innamoratasi perdutamente di Narciso, un cacciatore famoso per la sua bellezza e la sua superbia, la ninfa non riuscì mai a dichiarargli il proprio amore. Il giovane, infastidito da Eco che si limitava a ripetere le sue frasi, la respinse brutalmente. Distrutta dal dolore, Eco si ritirò in solitudine fino a consumarsi completamente, lasciando di sé solo la voce, destinata a riecheggiare per sempre tra le montagne. La sua tragica fine, come approfondito anche dall’Enciclopedia Treccani, diede inizio al mito di Narciso. La dea Nemesi, per vendicare la ninfa, portò il giovane cacciatore davanti a una sorgente, dove si innamorò della propria immagine riflessa. Incapace di staccarsi da quella visione, Narciso morì di inedia. Gli dei, impietositi, lo trasformarono nel fiore che ancora oggi porta il suo nome, il Narcissus.
L’eredità delle oreadi nella cultura e nell’arte
Sebbene le informazioni sulle Oreadi siano spesso limitate, l’eco delle loro leggende ha attraversato i secoli, influenzando l’arte in ogni sua forma. Non è raro trovare rappresentazioni di queste ninfe nella pittura, specialmente in scene di caccia con Artemide, o ritrovarle come ispirazione per composizioni musicali e opere di poesia. La stessa parola “eco” che usiamo quotidianamente deriva direttamente dal mito di questa sfortunata ninfa, a testimonianza di come queste storie antiche siano ancora profondamente radicate nel nostro linguaggio e immaginario collettivo.
Immagine in evidenza per l’articolo sulle Oreadi: https://it.wikipedia.org/wiki/Eco_e_Narciso
Articolo aggiornato il: 10/10/2025