Pittura metafisica: storia, caratteristiche e artisti

Pittura metafisica: il silenzio dell'assurdo

Metafisica” è un termine che risale ad Aristotele e significa “oltre la fisica”, cioè oltre le cose visibili. Quando questo termine è associato all’arte parliamo sicuramente della pittura metafisica, movimento creato da Giorgio De Chirico e Carlo Carrà nel 1917 e volto a rappresentare ciò che va oltre. Il vero obiettivo del quadro è rappresentare non l’apparenza fisica ma l’intima essenza delle cose, al di là della realtà sensibile.

La pittura metafisica rientra tra le avanguardie storiche del ‘900 ed è un grande contributo italiano all’arte, nonché presupposto necessario ed indispensabile per la successiva nascita del Surrealismo.

Cosa significa pittura Metafisica?

Il termine sta ad indicare fin dall’inizio lo speciale rapporto degli artisti aderenti alla corrente nei confronti della realtà. Gli oggetti sembrano quasi esistere fuori dalla realtà. Le immagini trasmettono un senso di perpetuo mistero e allucinazione, evocano qualcosa che trascende la materia fisica. La scena dipinta va oltre l’immediata percezione dell’oggetto; l’arte metafisica non si ferma alla bella immagine ma riporta a profonde suggestioni.

Secondo De Chirico, la metafisica è l’arte che esprime l’essenza intima della realtà, una realtà che viene interpretata e non descritta come univoca per ognuno. Nei quadri dei pittori metafisici troviamo tantissimi elementi di vita reale ma essi, messi insieme in un particolare modo, si distaccano dalla logica ambientale in cui ci è solito vederli. E così un oggetto, estrapolato dal suo contesto e sapientemente abbinato ad una serie di altre suggestioni, diventa immediatamente estraneo.

“Ogni oggetto presenta due aspetti: l’aspetto comune, che è quello che generalmente si scorge, e che tutti scorgono, e l’aspetto spirituale e metafisico, che solo pochi individui riescono a vedere, in momenti di chiaroveggenza o di meditazione metafisica. L’opera d’arte deve richiamare un aspetto che non si manifesta nella forma visibile dell’oggetto rappresentato”, scrive De Chirico nel 1914.

La pittura metafisica nasce dall’incontro di diversi artisti

Siamo nel 1911, il ventitreenne Giorgio De Chirico, trasferitosi a Parigi, inizia a sperimentare una nuova tecnica che, nelle sue evoluzioni, darà vita a questa corrente. È dal 1916 che De Chirico iniziò ad avere questo stile particolare e molto caratteristico che lo rese famoso e per cui egli fu ispirazione per altri pittori italiani che iniziarono ad imitarlo.

De Chirico era un’artista dal grande bagaglio culturale tra anti-impressionismo di matrice tedesca e forte suggestioni dal classicismo europeo. Questo interesse sarà esplicitato nella chiara particolare attenzione del pittore ai reperti museali e ai calchi di arte greca, spesso protagonisti dei suoi dipinti.

De Chirico viaggiò tra Monaco, Firenze, Parigi e Ferrara, città da cui trarrà ispirazione per le sue opere.

Un incontro decisivo per la corrente artistica fu quello di De Chirico con Carlo Carrà, nella Ferrara del 1917. L’anno dopo anche Giorgio Morandi si convertì a questa avanguardia, ritrovando il suo stile più personale molto affine a quello dei suoi colleghi.

Altri nomi di artisti famosi sono Filippo De Pipis, Mario Sironi, Massimo Campigli, Felice Casorati.

La corrente durò poco in realtà: il suo momento terminò nel 1920 circa, quando gli esponenti evolvettero il loro stile personale lasciandola da parte. L’atmosfera magica della pittura metafisica fu però necessaria allo sviluppo del successivo Surrealismo, corrente che di lì a poco sarebbe esplosa.

Ad ogni modo la corrente metafisica ebbe successo sia in Italia che all’estero. I temi da essa trattata sono stati anche riproposti dal Realismo Magico, dal gruppo dei Valori Plastici, dal movimento del Novecento.

Gli elementi caratteristici di questa avanguardia artistica

Uno dei dipinti considerato manifesto della pittura metafisica è il quadro “Le Muse Inquietanti” di Giorgio De Chirico, realizzato a Ferrara tra gli anni 1917-1918, mentre l’artista svolgeva il servizio militare a Ferrara durante la Prima Guerra Mondiale.

La città di Ferrara, per la sua lineare composizione architettonica e urbanistica risalente al Rinascimento, fu fonte di ispirazione per l’artista e per la pittura metafisica in generale.

All’interno di quest’olio su tela troviamo tutti gli elementi della pittura metafisica: manichini, statue, oggetti comuni come scatole, manopole. Questi oggetti, combinati con spazi grandi e desolati, luci strane e colori particolari, sono privati del loro significato e confondono lo spettatore. Riconosciamo ogni elemento ma siamo così destabilizzati nel non cogliere il nesso della composizione.

La prospettiva è volontariamente sbagliata. Le tavole di legno sul fondo ricordano più un palcoscenico che una piazza. Sullo sfondo il castello estense di Ferrara rappresenta forse il passato, mentre la fabbrica con le alte ciminiere rappresenta il moderno. Il castello ha le finestre buie, la fabbrica non emette fumi. Tutto è fermo.

La pittura metafisica, in quanto corrente artistica, si avvaleva di questi canoni: far leva sull’effetto sorpresa e sulle immagini irreali create da elementi e scene tuttavia nitidissime e realistiche. Toni esasperati, contrasti cromatici, piazze solitarie, torri, statue, nature morte e svariati oggetti sconnessi tra loro. Spazi architettonicamente definiti, forme geometriche riconoscibili, scene semplici, ombre lunghissime, assenza – o scarsissima presenza – di persone.

La pittura metafisica si pone un po’ come polo opposto al Futurismo: nel Futurismo la dinamicità è protagonista, nella Metafisica tutto si ferma nell’immobilità più assoluta, anche quella temporale. Silenzio.

Fonte immagine: Flickr 

2. Ariadne

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A proposito di Federica Grimaldi

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