Pittura Yōga: l’Occidente nei quadri giapponesi

Pittura Yōga: L’Occidente nei quadri giapponesi

C’è stato un tempo in cui il Giappone ha tenuto contatti abbastanza solidi con il mondo occidentale, tanto da subirne l’influenza anche in ambiti come la letteratura e le arti.
La pittura Yōga ne è una dimostrazione alquanto palese.

Origini della pittura Yōga

La pittura Yōga (letteralmente in stile occidentale) nasce dalla confluenza dell’arte occidentale importata dai missionari, con i loro quadri rappresentanti figure religiose, con quella di stampo giapponese, i cui artisti avevano iniziato a riprodurre tali opere ricalcandone lo stile. Queste opere a imitazione sono considerate dai pittori giapponesi le prime opere in assoluto realizzate “alla maniera occidentale”, in stile Yōga, appunto.

Questo periodo d’influenza, però, non durerà a lungo: con la chiusura delle frontiere durante lo shogunato Tokugawa, l’arte occidentale smette di essere un punto di riferimento per gli artisti della pittura Yōga, eccezion fatta per l’uso della prospettiva, che continua ad essere usata per i loro quadri.

Soltanto verso la fine dell’epoca Edo, nel 1855, con l’istituzione del Bansho Shirabesho (istituto di ricerca e traduzione per gli studi occidentali) venne istituita una sezione dedicata proprio all’arte occidentale. Fu così che la pittura Yōga riprese piede in Giappone, grazie all’interesse di diversi pittori che avevano studiato e conosciuto le opere d’arte dell’Occidente.

Nel 1876, nel periodo Meiji, venne istituita la prima scuola d’arte Yōga del Paese, i cui corsi e consulenze vennero proprio tenuti da artisti stranieri, assunti direttamente dal governo progressista Meiji.

Con la diffusione dell’arte Nihonga, nata in risposta al progressismo portato dalla corrente pittorica Yōga, esaltando nello stile e nelle forme la tradizione artistica nipponica con i suoi quadri monocromatici – detti sumie – e policromatici, lo Yōga inizia a subire uno stallo.
Questo portò alla chiusura della scuola d’arte, e lo stile venne accantonato per dare spazio all’insegnamento dell’arte tradizionale giapponese.

Tuttavia, nell’arco di dieci anni, l’artista Kuroda Seiki, di ritorno dai suoi studi in Europa, riaffermò con determinazione lo stile Yōga, ottenendo di aggiungere un corso di pittura all’Università delle arti di Tokyo, riconoscendone lo status di stile pittorico in piena regola, al pari del Nihonga.

Stile e artisti principali

Negli ultimi anni, distinguere un dipinto Yōga da uno Nihonga è diventato estremamente complesso, data la somiglianza stilistica sempre più sottile tra i due generi, nonostante però la pittura Yōga abbracci molte più tecniche di derivazione occidentale, in particolar modo la pittura ad olio.

C’è da aggiungere che entrambe le correnti artistiche sono nate da artisti che si sono cimentati nell’uno e nell’altro stile, ed hanno in seguito raggiunto una sorta di parallelismo.
Per i critici dell’arte è diventato sempre più difficile differenziare un quadro dipinto in stile Yōga da uno invece dipinto in stile Nihonga.

Artisti del calibro di Yuichi Takahashi, allievo dell’artista Charles Wirgman, Takeji Fujishima e Asai Chu, sono considerati i maggiori esponenti della pittura Yōga, nonostante la divisione con il Nihonga sia, ovviamente, piuttosto labile.

 

Fonte immagine: Di Kuroda Seiki (Pubblico dominio). 

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