Poesie di Oscar Wilde: le 5 (+3) più belle

Poesie di Oscar Wilde: le 5 più belle

L’eclettico Oscar Wilde (1854-1900) è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista e critico letterario irlandese dell’età vittoriana, esponente del decadentismo e dell’estetismo britannico. Le sue opere hanno uno stile raffinato e riflessivo, incline alla ricerca del bon mot (la “battuta” di spirito). È noto, inoltre, per la sua condanna a due anni di lavori forzati per «gross public indecency» (come era chiamata l’omosessualità all’epoca).

Ecco le 5 poesie più belle di Oscar Wilde, tradotte in italiano!

Poesie di Oscar Wilde: Datemi una notte

Datemi una notte, una delle poesie più belle di Oscar Wilde, è una richiesta del poeta per avere una notte d’amore con la Venere di Milo. Il poeta immagina che essa si possa ridestare e quindi vivere per una notte, disperata e passionale, protettiva e colma di tutto ciò di cui il poeta necessita.

Datemi una notte e per amante
La Venere della piccola fattoria di Milo!
O se per un’ora una statua antica
Si ridestasse alla passione e io potessi
Scuotere l’Aurora fiorentina
Dalla sua muta disperazione,
Mischiarmi a quelle membra, ritrovare
In quel petto il mio rifugio.

Chi non ha mai visto

Chi non ha mai visto è una nostalgica poesia sul ricordo di un amore perduto. Esso si ridesta nella luce del giorno che filtra in una stanza buia e nell’ultimo, lungo bacio che è rimasto fermo nell’attimo dell’indugio.

Chi non ha mai visto in una stanza buia
Filtrare la luce del giorno
-Levandosi da un corpo adorato
Per accostare le tende
Con gli occhi sfiniti e pesti-
Non può capire quel che cerco di dire,
Quanto lungo fosse l’ultimo bacio, quanto lento
Quanto caldo il suo indugio.

Noi opprimiamo la nostra natura

Noi opprimiamo la nostra natura, parla in modo secco e deciso delle limitazioni che creano gli uomini a loro stessi, nonostante la brevità della vita. Queste limitazioni possono essere i pentimenti, Dio, il destino, i sensi di colpa. Il poeta incoraggia il lettore a vivere libero da ognuna di queste limitazioni e a non costringere la felicità in piccoli attimi fuggenti.

Ma noi opprimiamo la nostra natura, affamati,
Nutrendoci di pentimenti vuoti
-Dio o destino nostri nemici.
Siamo nati troppo tardi, non possiamo
Trovare sollievo in un seme secco di papavero,
Noi, che in un solo battito di tempo
Costringiamo la gioia dell’amore infinito
e il dolce dolore feroce dell’infinito peccato.
Siamo stanchi di questo senso di colpa,
Stanchi della disperazione cruda del piacere,
Stanchi dei templi che abbiamo costruito
e delle preghiere giuste inascoltate.
L’uomo è debole, Dio dorme.
Il cielo è in alto. Una scintilla.
Grande Amore. Morte.

La grazia in qualche modo

La grazia in qualche modo, parla dell’impossibilità del poeta di vivere la vita che vorrebbe. La poesia va letta conoscendo la vita e le vicissitudini di Oscar Wilde che fino alla fine non ha potuto vivere la vita che desiderava e non ha potuto conoscere la grazia. Non gli resta che il ricordo dei pochi attimi felici, «quando l’anima e il corpo pareva si fondessero in sinfonie mistiche».

La grazia in qualche modo, il fiore delle cose sfugge
a noi, i più miseri di tutti, i più infelici.
Noi che per pietà dobbiamo
vivere la vita di altri non la nostra. E poi distruggerla
con tutto dentro. Era ben diverso
quando l’anima e corpo pareva si fondessero
in sinfonie mistiche.

Se non avessimo amato

Se non avessimo amato, una delle poesie più belle di Oscar Wilde, parla dell’amore e della sua energia e forza in grado di far continuare il ciclo della vita. Dopotutto, Oscar Wilde ha vissuto sempre in funzione dell’amore.

Se noi non avessimo amato,
Chi sa se quel narciso avrebbe attratto l’ape
Nel suo grembo dorato,
Se quella pianta di rose avrebbe ornato
Di lampade rosse i suoi rami!
Io credo non spunterebbe una foglia
In primavera, non fosse per le labbra degli amanti
Che baciano. Non fosse per labbra dei poeti
Che cantano.

Requiescat 

Procedi con leggerezza, lei è vicina
Sotto la neve
Parla dolcemente, può sentire
Le margherite crescono.
Tutti i suoi luminosi capelli dorati
Appannato dalla ruggine,
Lei che era giovane e bella
Caduta in polvere…

La persona a cui Wilde si rivolge in questa toccante poesia è Isola Wilde, sua sorella.
La poesia ha come titolo “Requiescat” forma abbreviata del latino “Requiescat in pace” letteralmente “Riposa in pace” parole che generalmente possono trovarsi sulla lapide o che vengono pronunciate durante le cerimonie funebri.

The garden of Eros

It is full summer now, the heart of June;

Not yet the sunburnt reapers are astir

Upon the upland meadow where too soon

Rich autumn time, the season’s usurer,

Will lend his hoarded gold to all the trees,

And see his treasure scattered by the wild and spendthrift breeze …

Influenzato da Swinburne e probabilmente dalla poesia di Keats, Oscar Wilde si cimenta in una poesia che presenta un immaginario erotico e decadentista in cui immagina un paesaggio idilliaco, un locus amoenus.

Theocritus: A Villanelle

O singer of Persephone!
In the dim meadows desolate


Dost thou remember Sicily?
Still through the ivy flits the bee

Where Amaryllis lies in state;
O Singer of Persephone!
Simaetha calls on Hecate
And hears the wild dogs at the gate;

Dost thou remember Sicily?

Il titolo di quest’ultimo componimento di Oscar Wilde, oltre a citare il nome di Teocrito inventore della poesia bucolica, prende il nome da una forma poetica di 19 versi composta solitamente da cinque terzine seguite da una quartina: appunto, la “Villanelle”.
In questo componimento Oscar Wilde introduce delle vignette che provengono dagli idilli di Teocrito: parla di Persefone, della terra natia di Teocrito ossia la Sicilia e perfino di Hecate, considerata la signora della notte e della magia.

Fonte immagine per l’articolo “Poesie di Oscar WIlde”: Pixabay

Articolo di Cristian Izzo e Rosalba Rea

A proposito di Rosalba Rea

Sono Rosalba, amo leggere e imparare cose nuove. Scrivere poesie è sempre stata la mia passione più grande.

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