Pomerio in Piazza Augusto: emerge un raro cippo

Pomerio

A Roma, in piazza Augusto Imperatore, è recentemente riaffiorato il cippo che marcava il pomerio, ovvero perimetro “sacro” della città, posizionato da Claudio nel 49 d.C. per delimitare i confini dell’Urbe. Il monumentale reperto in travertino dopo duemila anni è riemerso perfettamente conservato in piena falda acquifera, incassato nel suo terreno d’origine, nel corso di alcuni lavori di riqualificazione della piazza per la realizzazione di un nuovo sistema fognario.

Si tratta di un reperto assai raro per l’archeologia romana, soprattutto per le condizioni di integrità dell’iscrizione. Il cippo, secondo la ricostruzione degli archeologi della Sovrintendenza capitolina guidati dallo studioso Claudio Parisi Presicce, in sinergia con la Soprintendenza speciale di Roma, presieduta dalla studiosa Daniela Porro, è stato attribuito con assoluta certezza all’intervento voluto dall’imperatore Claudio, erede di Tiberio e Caligola, allorquando nel 49 d.C. stabilì di estendere il pomerio, ossia il perimetro sacro, civile e militare della città di Roma. In totale sono stati rinvenuti dieci cippi, l’ultimo cento anni fa, ma solo tre sono riemersi nei luoghi originari: uno fuori Porta del Popolo, uno a Testaccio e l’altro all’inizio della via Salaria nuova. «Ci sono studi che hanno ipotizzato il percorso e che i cippi dovessero essere 142 o 143. Non parliamo di una linea pensata a tavolino, ma di includere o lasciare fuori alcuni monumenti», spiega Parisi Presicce.

È possibile ammirare il cippo pomeriale, che misura 193 centimetri di altezza per 74,5 di larghezza per uno spessore di 54 centimetri, nella Sala Paladino del Museo dell’Ara Pacis, dove è collocato anche il calco della statua dell’imperatore Claudio, ma verrà poi valorizzato all’interno del Mausoleo di Augusto. «Si tratta di un ritrovamento eccezionale – spiega la sindaca Virginia Raggi, che ha presentato la scoperta insieme ai membri della Sovrintendenza, che hanno collaborato al lavoro di recupero – giacché nel corso del tempo sono stati rinvenuti solo altri dieci cippi relativi all’epoca di Claudio e il più recente, fino ad oggi, è stato ritrovato nel 1909, dunque oltre 100 anni fa. È emozionante un tuffo nel passato della nostra città, che è straordinaria».

Che cos’è il pomerio e perché Claudio volle estenderlo

Il pomerio era il limite, ritenuto sacro, che divideva l’Urbs, ovvero la città in senso stretto, dall’ager, il territorio esterno: uno spazio corrente lungo le mura, consacrato e definito da cippi di pietra, non attraversabile armati e nel quale non era consentito arare, abitare ed innalzare costruzioni. «Le fonti antiche – specifica Daniela Porro – sono contraddittorie sul significato, la funzione e i vari ampliamenti del pomerio, che oggi consideriamo il recinto sacro che circondava le città latine ed etrusche e al cui interno non si poteva entrare armati né si potevano fare sepolture. Al pomerio è legata la leggenda della fondazione di Roma: secondo alcune fonti, quando Romolo traccia intorno al Palatino il solco sacro, il pomerio appunto, Remo lo oltrepassa armato profanando il territorio della città. Una colpa gravissima e per cui deve essere messo a morte». Il fautore di rinnovamenti all’interno della compagine cittadina si pone idealmente come nuovo fondatore, inaugurando un nuovo corso nella città, sicché «l’allargamento del pomerio aveva un preciso significato e non solo simbolico, ma funzionale ad accogliere nuovi cittadini», aggiunge ancora Daniela Porro. Proprio in virtù della sua sacralità e dei significati simbolici ad esso correlati, il pomerio subiva molto raramente delle modifiche, tant’è che Seneca, discorrendo dell’ampliamento realizzato da Claudio, cita come precedente il solo Silla; tuttavia, altre fonti menzionano anche Giulio Cesare, Augusto, Nerone, Traiano ed Aureliano.

Nello specifico, l’ampliamento del pomerio fu voluto espressamente da Claudio, pontefice massimo e censore, carica che gli consentiva di intervenire sui confini, il quale, a seguito della conquista della Britannia, rivendicò l’estensione dei confini del popolo romano ponendosi come nuovo fondatore e restituendo a Roma la sua antica connotazione multietnica; tale volontà fu, peraltro, osteggiata dal Senato, che rifiutava l’idea di estendere la cittadinanza alla Gallia.

L’iscrizione del cippo pomeriale voluto dall’imperatore Claudio

Claudio, secondo la formula di rito, viene nominato con i suoi titoli e le sue cariche e rivendica l’ampliamento del pomerio, senza citare i vari territori conquistati, ma puntualizzando l’allargamento dei confini del popolo romano. Tale ampliamento non è meramente fisico, ma si riferisce anche al corpo civico, con il conferimento della cittadinanza romana alle élites della Gallia. «Immaginiamo l’epoca moderna: per esempio – illustra Parisi Presicce – con la nascita della città metropolitana tutta la macchina amministrativa subisce una modifica con conseguenze importanti. Claudio ampliò il pomerio e lo delimitò, segnando un nuovo confine tra la città e l’esterno. Il valore è civico, sacrale e politico. Modificare i confini del pomerio aveva importanza essenziale e questo ritrovamento aggiunge una tessera eccezionale al mosaico di studi e comprensione della società antica».

Immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Adele Migliozzi

Laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico, coltivo una grande passione per la scrittura e la comunicazione. Vivo in provincia di Caserta e sono annodata al mio paesello da un profondo legame, dedicandomi con un gruppo di amici alla ricerca, analisi e tutela degli antichi testi dialettali della tradizione locale.

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