Quadri di Sandro Botticelli: i 5 da conoscere

Quadri di Sandro Botticelli: i 5 da conoscere

Quando si tratta di parlare degli artisti che hanno maggiormente influenzato il corso della storia dell’arte italiana è impossibile non citare Alessandro Filipepi: nato nel 1445 nella florida Firenze, viene ricordato ancora oggi in tutto il mondo con il nome Sandro Botticelli. Il perché venisse chiamato proprio con quel “cognome” è un quesito che ancora oggi non ha risposta certa: alcuni lo fanno derivare dal nomignolo col quale suo fratello Antonio era conosciuto per via della sua corporatura alquanto robusta, Botticello – il soprannome si sarebbe poi esteso anche agli altri membri della famiglia; altri lo fanno derivare invece da un’alterazione del nome della professione di orafo, battigello nel fiorentino dell’epoca, che aveva un altro suo fratello, Giovanni. Qualunque sia la risposta, non cambia il fatto che i quadri di Sandro Botticelli siano conosciuti per aver riportato la mitologia greco-romana in un contesto artistico puramente cristiano, e che, il pittore del sacro e del profano, sia stato una delle personalità più importanti del Rinascimento italiano.

Scopriamo insieme quali sono i 5 quadri di Sandro Botticelli da non perdere:

1) Nascita di Venere: Botticelli dipinge Ovidio

Quadri di Sandro Botticelli: i 5 da conoscere
Fonte: Wikipedia

Partiamo dal più indubbiamente famoso dei quadri di Sandro Botticelli: la Nascita di Venere, commissionata molto probabilmente dalla famiglia dei Medici e realizzata tra il 1476 e il 1486-1487, trae lo spunto per il soggetto dalle Metamorfosi del grande poeta romano Ovidio – anche se l’episodio è stato raccontato più volte nella storia della letteratura greco-romana, da Esiodo a Omero fino ad arrivare a Lucrezio.
In realtà, l’episodio dipinto non è la vera e propria nascita di Venere, ma il suo arrivo sull’isola di Cipro: la dea è al centro del quadro, in piedi su una conchiglia (la quale sembra quasi levitare sulle onde del mare) che copre la sua nudità con entrambe le mani in atteggiamento di riservatezza – richiamando al modello greco-romano della Venere pudica – con una grazia senza eguali; in alto a sinistra, Zefiro – il dio del vento – soffia verso di lei mentre è stretto in un abbraccio alla ninfa Clori; a destra, due figure tendono alla dea una veste ricamata di rose, mirti e primule: si tratta di una delle Grazie e una delle Ore (divinità sempre al suo seguito).
Durante il periodo più florido dei quadri di Botticelli e per la sua carriera stessa, a Firenze era sorta una nuova corrente, quella del Neoplatonismo, (la cui influenza è possibile riscontrare non solo in questo dipinto, ma anche in uno di cui discuteremo tra poco): uno dei suoi principi fondamentali è l’amore visto sia come principio vitale che come forza dietro al costante rinnovamento della natura; tenendo a mente questa informazione, è facile interpretare la Nascita di Venere come la celebrazione della nascita di una nuova umanità (rappresentata appunto dalla dea).

2) Primavera: un mistero irrisolto

Fonte: Wikipedia

Commissionata da Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici (cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico), la Primavera, un altro dei più famosi quadri di Sandro Botticelli, non è stata ancora totalmente decifrata. Gli studiosi la fanno risalire al periodo tra il 1482 e il 1485.
Il quadro presenta nove personaggi, rappresentati in maniera stilizzata – in pose flessuose ed eleganti, con una luce che pare quasi artificiale, senza fonte – della mitologia classica:
– Al centro ritroviamo Venere (secondo un’altra ipotesi si tratterebbe di Giunone incinta di Marte) sovrastata da suo figlio Cupido, che da bendato sta per scagliare una delle sue frecce.
– Sulla destra, troviamo un gruppo di tre figure femminili riconosciute come le Grazie (o le Ore) – i cui gioielli rimandando alla formazione di orafo di Botticelli – e Mercurio, che con il caduceo (il suo bastone alato) allontana le nuvole.
– Anche sulla sinistra troviamo tre figure: due di queste sono nuovamente Zefiro e Cloris, dalla cui bocca escono fiori e che grazie alla loro unione si trasforma in Flora, ovvero la Primavera stessa.
Oltre a queste figure, nello sfondo gli studiosi sono stati in grado di contare almeno 190 diverse piante, di cui solo 138 ufficialmente identificate (come, ad esempio, il mirto dietro la figura di Venere/Giunone) con fiori che sbocciano tra marzo e maggio – dunque in piena primavera – nella campagna fiorentina.
Secondo alcuni storici, il significato del quadro è così difficile da svelare, in quanto era destinato ad essere compreso solo dal coltissimo ambiente letterario fiorentino. Un’altra opzione abbastanza gettonata, però, è quella che La Primavera sia un’allegoria della giovinezza: essa è l’età dell’amore e della nascita di nuove vite (tramite la riproduzione), oltre che venire storicamente interpretata come la stagione della felicità, e che per questo scorre frettolosa. Il ballare delle Grazie/Ore sarebbe una rappresentazione visiva, secondo questa spiegazione, proprio dello scorrere del tempo.

3) Madonna del Magnificat: una delle più belle al mondo

Fonte: Wikipedia

Non si sa chi sia stato a commissionare questa meravigliosa tavola, uno dei quadri di Sandro Botticelli più belli, databile al 1483; conservata oggi agli Uffizi, essa ritrae la Madonna, circondata dal Bambino e degli angeli, nella scrittura di appunto il Magnificat, il cui incipit è «Magnificat anima mea Dominum», «L’anima mia magnifica il Signore…» (Vangelo di Luca, 1, 46-55) – in richiamo alle parole che Ella diresse ad Elisabetta durante la Sua visita.
Solo alcuni degli angeli rappresentati – privi di ali, modelli di bellezza androgini – interagiscono con Maria: uno le pone il libro e il calamaio, due le pongono una corona di stelle (Suo attributo) sul capo. Se si guarda nel punto più alto del quadro è possibile notare una luce investirla di raggi dorati: è la luce del Signore. Una delle braccia del Bambino si sovrappone a una delle sue, indicando alcune parole sulla pagina sinistra del libro (simbolo dell’alleanza tra la Vergine e Dio), identificate con il canto profetico di Zaccaria sulla nascita di Giovanni Battista, figlio di Elisabetta, patrono di Firenze. Tutte le figure del quadro assecondano la forma circolare della tavola, creando un sottile e complicato sistema di moti e di incontri.
Una curiosità su quest’opera, capolavoro tra i quadri di Sandro Botticelli, riguarda l’identificazione dei suoi protagonisti: alcuni credono che si tratti di diversi membri della famiglia dei Medici, implicando così che fosse stata questa la famiglia dietro alla sua commissione. Così, la Madonna si identifica con Lucrezia Tornabuoni, la moglie di Piero de’ Medici; il giovane con il calamaio e quello accanto a lui sarebbero Lorenzo il Magnifico e suo fratello minore Giuliano de’ Medici. Inoltre, si può ritrovare – secondo questa interpretazione – anche Maria di Piero de’ Medici e le sue sorelle Bianca e Nannina (le due figure che reggono la corona); per ultimo, ma non meno importante, il Bambino sarebbe in realtà Lucrezia de’ Medici, figlia del Magnifico.

4) Ritratto di Dante: il Sommo Poeta secondo Botticelli

Fonte: Wikipedia

Forse non tutti sanno che il ritratto più famoso di Dante Alighieri è in realtà uno dei quadri di Sandro Botticelli; dipinto nel 1495 esso trae probabilmente spunto dalla descrizione del Sommo Poeta nel Trattatello in Laude di Dante (1357) di Giovanni Boccaccio:
«Fu il nostro poeta di mediocre statura, ed ebbe il volto lungo, e il naso aquilino, le mascelle grandi, e il labbro di sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava; nelle spalle alquanto curvo, e gli occhi anzi grossi che piccoli, e il color bruno, e i capelli e la barba crespi e neri, e sempre malinconico e pensoso.»
È evidente che il modello utilizzato da Botticelli rispecchi a pieno l’iconografia tipica di Dante: abito lungo e rosso, con il suo solito cappello, sguardo duro e naso aquilino. Non manca neanche la corona d’alloro, apparsa per la prima volta nell’opera di Domenico di Michelino, Dante con la Divina Commedia, la quale si trova nel Duomo di Firenze ed è un’altra delle rappresentazioni più famose del padre della lingua italiana. Si assume, dunque, che Botticelli la conoscesse bene.
Oltre questa, il nostro artista realizzò anche altre opere il cui soggetto è la Divina Commedia: in particolare, sono arrivate a noi ben 94 incisioni conservate a Berlino – nel Gabinetto delle Incisioni al Rame di Berlino – e nella Biblioteca Vaticana; a lui attribuiti sono anche altri 19 schizzi – che adornano la prima stampa della Commedia (1481) – probabilmente realizzati da Baccio Baldini.

5) Ritratto di Giuliano de’ Medici: un soggetto in più dipinti

Fonte: Wikipedia

In realtà di quest’opera, appartenente ai quadri di Sandro Botticelli, ci sono tre versioni, ciascuna conservata in un luogo diverso (in ordine di realizzazione Bergamo, Washington e Berlino), ma con identica impostazione: Giuliano de’ Medici rappresentato in un abito prevalentemente rosso a tre quarti – col viso rivolto alla destra dell’osservatore – con gli stessi esatti tratti del viso arrangiati nella stessa esatta espressione (capelli scuri e ricci, naso a punta, fronte solcata, mento piccolo, le labbra di diversa dimensione – il labbro superiore è sottile, mentre quello inferiore è carnoso – e il suo sguardo quasi mesto nonostante l’accenno di un sorriso è rivolto verso il basso).
Tra le tre versioni ci sono però alcune differenze. Quella conservata a Bergamo è considerata la prima della serie per via della sua forma intermedia rispetto alle altre due: è infatti più “semplice” di quello di Washington ma più “complesso” rispetto a quello di Berlino. Questo particolare ritratto è databile tra il 1478 e il 1450 – c’è una minima possibilità che sia stato realizzato (o almeno iniziato) prima della Congiura dei Pazzi del 1478, quindi quando Giuliano era ancora in vita. Sullo sfondo è possibile vedere una finestra senza ante, aperta.
La versione di Washington, la più complessa, è quella successiva: la finestra senza ante dell’opera precedente è sostituita da una finestra con un’anta aperta e l’altra chiusa – questa scelta artistica sta a simboleggiare il passaggio tra la vita e la morte; quest’ultima è rappresentata anche dal ramo secco sulla colomba (che è invece simbolo di fedeltà; non è chiaro se questa fedeltà fosse da parte di Giuliano nei confronti di Simonetta, la sua amata, oppure fosse da parte di Botticelli stesso). Questa è anche l’unica versione in cui è possibile notare una sorta di cornice.
L’ultima versione, quella conservata a Berlino, è quella più semplice: non c’è nessuna finestra alle spalle di Giuliano, la cui figura pare più larga rispetto a come appare negli altri due quadri.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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