8 marzo: origini e sviluppo della Festa della Donna

8 marzo: origini e sviluppo della Festa della Donna

Si celebra oggi, 8 marzo, la Festa della Donna. La denominazione festa non è tuttavia propriamente corretta; difatti, il riferimento, più che essere rivolto a scopi meramente mondani, si riferisce ad una profonda riflessione sulle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile, senza distinzione di lingua, status economico, religione, orientamento politico o cultura.  L’8 marzo, ricorre così, la Giornata internazionale della donna.  
Impropriamente si crede che tali origini siano da ricollegare ad un incendio che scoppiò nella fabbrica di camicie Cotton a New York nel 1908, il quale viene confuso con la stessa tragedia, ma avvenuta 3 anni dopo nella medesima città, che registrò ben 146 vittime, tra cui molte donne, in maggioranza immigrate italiane ed ebree nell’Europa Orientale. Questo evento fu nondimeno fondamentale, in quanto determinò la crescita delle rivendicazioni delle condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro, che a sua volta portò alla creazione della International Ladies’ Garment Workers’ Union come uno dei sindacati più importanti negli Stati Uniti. 

8 marzo: origini della Festa della Donna

Nel XIX secolo cominciarono a rafforzarsi sempre di più, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti, i primi movimenti delle cosiddette suffragette: donne che reclamavano il rispetto dei propri diritti e valori, tra cui la possibilità di votare. Si tratta di un movimento di emancipazione femminile che trova le sue radici sin dal Settecento: durante la Rivoluzione Francese, M.me de Keralis presentò all’Assemblea Rivoluzionaria il Cahier de Doléances des femmes, primo documento scritto relativo al riconoscimento ufficiale dei diritti delle donne, e Olympe de Gouges pubblicò il romanzo Le prince philosophe, che ne rivendicava i diritti. Un primo evento da ricordare è il VII Congresso della II internazionale socialista svoltosi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, in cui temi quali suffragio universale e discriminazioni di genere o questioni femminili, furono i protagonisti.
Pochi giorni dopo, tra il 26 e 27 dello stesso mese, si svolse la Conferenza Internazionale delle donne socialiste, che portò ad istituire l’Ufficio di informazione delle donne socialiste, con a capo la militante Clara Zetkin, che propose l’idea di una giornata permanente durante le quali le donne potessero far sentire la propria voce. Il 3 marzo 1908 la socialista Corinne Brown presiedette a Chicago la Conferenza del Partito Socialista, giornata che fu ribattezzata Women’s day, il cui tema principale fu la lotta allo sfruttamento dei datori di lavoro, il diritto di voto e le discriminazioni sessuali. Il Partito sopracitato, decise così di dedicare l’ultima domenica del mese ad una vera e propria manifestazione: la prima giornata della donna si svolse il 23 febbraio 1909. 

Quando è nata la Festa della Donna? 

I fatti realmente accaduti risalgono al 1908, esattamente il 28 febbraio, quando il Partito socialista americano decise di celebrare il primo National Woman’s Day, proprio in onore dello sciopero delle operaie per il miglioramento delle condizioni di lavoro all’interno delle industrie. L’anno seguente tale ricorrenza venne introdotta anche in Europa, precisamente durante il Congresso di Copenaghen, quando l’Internazionale Socialista decise di istituire ufficialmente la Giornata Internazionale della donna, allo scopo di promuoverne i diritti e combattere per il suffragio universale. Austria, Danimarca, Germania e Svizzera, nel 1911, furono i primi Paesi del vecchio continente a celebrarla. Tale giornata costituì l’occasione per richiedere maggiori diritti delle donne a lavoro e alla formazione professionale, oltre che di voto. A questo proposito è fondamentale ricordare una manifestazione, guidata ed organizzata dalla femminista russa Alexandra Kollontaj l’8 marzo 1917 a San Pietroburgo, che nacque allo scopo di chiedere a gran voce la fine della guerra, in nome dello slogan «Pane e Pace»: il suo impatto fu talmente dirompente da portare lo Zar Nicola II ad abdicare. Tale evento passerà alla storia come Rivoluzione di febbraio. 
Il governo provvisorio immediatamente successivo a quest’ultimo concesse alle donne il diritto di voto, il che definì una tappa fondamentale al termine della Rivoluzione Bolscevica, con cui Vladimir Lenin istituì ufficialmente l’8 marzo come festività ufficiale della donna. Il 14 giugno del 1921, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca, l’8 marzo divenne ufficialmente la Giornata internazionale dell’operaia. 

Celebrazione dell’8 marzo in Italia: storia

In Italia la Giornata internazionale della donna si tenne la prima volta nel 1922, per iniziativa del Partito Comunista d’Italia che la celebrò il 12 marzo, prima domenica successiva all’8 marzo; giorni in cui fu fondato il periodico quindicinale Compagna, organo del movimento femminile del Partito comunista.   
A seguito della caduta del fascismo, l’Unione Donne Italiane (UDI), associazione femminista di ispirazione antifascista, nata allo scopo di promuovere la mobilitazione politica e sociale del genere femminile, e formata da donne appartenenti al Partito Comunista Italiano (PCI), al Partito Socialista Italiano (PSI), al Partito d’Azione (PDA), alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro (PDL), prese l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera.  È così che fece la sua prima comparsa il simbolo di tale giorno: la mimosa. Inizialmente, Luigi Luongo, Vicesegretario del PCI, propose la violetta, rappresentativa della sinistra europea e legata al colore viola, che difatti viene scelto come colore ufficiale di questa giornata, perché simbolo di dignità e giustizia sociale. Il cambiamento avvenne a seguito della difficoltà di ottenere tale fiore, molto costoso e difficilmente reperibile.  

Furono le dirigenti di tali associazioni, Rita Montagnana e Teresa Mattei, da sempre prodighe alla lotta per il riconoscimento del ruolo delle donne nella società, che si impegnarono altrettanto fortemente per l’organizzazione di tale festa; la prima, inoltre, dopo la fine della guerra, è a ridosso della prima votazione che le donne avrebbero svolto alle urne per eleggere i primi sindaci post Regime Fascista. La mimosa fu la scelta vincente, in quanto colorata, profumata e contemporaneamente intensa, dall’apparenza delicata ma in realtà forte, in grado di fiorire anche nei terreni più aridi, proprio nel periodo che varia tra febbraio e marzo. Inoltre, il giallo, è il colore che rappresenta il passaggio dalla morte alla vita, come metafora delle donne che si sono battute per l’uguaglianza di genere. La proposta, in sede di assemblea dell’UDI, raggiunse così l’unanimità. Molti anni dopo Mattei raccontò: «Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».  

Come si festeggia nei diversi paesi

  • In Italia il giorno dell’8 marzo consiste nel donare mazzi di mimose gialle, in Romania nel regalare bigliettini e fiori e negli Stati Uniti, dove tale giorno non è riconosciuto ufficialmente, il mese di marzo viene definito Women’s History Month, per richiamare l’attenzione sulle conquiste raggiunte dalle donne nel corso della storia, il che porta all’organizzazione di numerosi eventi e conferenze;
  • In Cina, il Girl’s Day è riconosciuto il 7 marzo, giornata in cui si incoraggiano i datori di lavoro uomini a ridurre le ore della giornata lavorativa delle donne;  
  • In Australia, invece, la festa si concretizza in veri e propri eventi pubblici in cui donne di spicco parlano pubblicamente per richiedere maggiore attenzione e rappresentanza;
  • La Spagna è un Paese che ha fortificato il suo impatto di questa giornata, soprattutto a seguito dello sciopero generale del 2018, in cui 5 milioni di persone hanno protestato per 24 ore;
  • In Cile, ancora, la giornata è segnata dai manifestanti che indossano fazzoletti verdi, simbolo del sostegno ai diritti sessuali e riproduttivi;
  • In Inghilterra, infine, si celebra col festival Women of the World (WOW), che presenta oratori e attivisti che si riuniscono per affrontare tematiche di rilevanza globale. Tale iniziativa si è ramificata anche in altre zone del mondo, con cui il contatto rimane attivo proprio allo scopo di coordinare gli argomenti e le conferenze.  

Sviluppi  

Nei decenni successivi a tali accadimenti storici, il movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha continuato ad ingrandirsi in tutto il mondo: nel 1944 a Roma, fu istituita la sopracitata l’Unione Donne Italiane (UDI), che si dotò di un giornale Noi Donne, risultato di un progetto francese durante la coalizione del Fronte Popolare. Quest’ultimo cominciò a far uscire i suoi primi numeri nonostante la mancanza di un comitato di redazione, unicamente grazie all’impegno di più compagnie che riuscirono a dividere la tiratura in più pacchi, scegliendo per la prima stampa una donna giovane che reggeva una nassa da pescatore, a simboleggiare, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, una ventata d’aria fresca.
Tale giornale rievocò l’esperienza francese contro il fascismo, ed ebbe lo scopo di onorare i giornaletti ciclostilati diffusi clandestinamente nelle zone occupate per organizzare la Resistenza al Regime Fascista,  simboleggiando la lotta della popolazione femminile per ottenere un nuovo posto nella società. Quanto detto trova la sua dimostrazione nelle memorie di queste combattenti, che mai mostrarono rimpianto o rammarico per la scelta di smobilitarsi, esattamente come riporta un articolo del giornale sopracitato, datato al n.2. agosto 1944: «[..] dove le donne non meno degli uomini giustiziavano i traditori, senza sadismo e senza leggerezza; rendendosi ben conto della gravità di quello che facevano, ma sicure di agire secondo giustizia. Ed era per questa certezza se riuscivamo in definitiva ad essere allegre e a conservar quasi sempre la nostra serenità; era senza dubbio per la coscienza di sentirci utili.»   

L’UDI ha condotto numerose battaglie per la riforma del diritto di famiglia, il divorzio, l’interruzione volontaria della gravidanza e atti di legge a tutela delle donne nei casi di violenza di genere.  L’8 marzo 1972 in Piazza Campo de Fiori a Roma si è svolta la manifestazione della Festa della Donna, durante la quale le donne hanno presentato la tematica della legalizzazione dell’aborto. A livello internazionale la Carta delle Nazioni Unite rappresenta il primo statuto che nel 1945 ha affermato il principio di uguaglianza tra i generi. Tale scritto, inoltre, ha definito il 1975 come Anno internazionale della donna, definendo in particolare 3 temi: la promozione della parità fra uomini e donne, la loro piena integrazione nel quadro complessivo dello sviluppo e il riconoscimento dell’importanza del loro contributo al rafforzamento della pace mondiale. Nello stesso anno si svolse a Città del Messico la Conferenza mondiale dell’anno internazionale della donna, momento nel quale furono adottati due importanti documenti: la Dichiarazione sull’uguaglianza delle donne e sul loro contributo allo sviluppo e alla pace, e il Piano mondiale d’azione per il conseguimento degli obiettivi fissati dall’Anno internazionale della donna. 

Il 1975 è stato scelto in quanto i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato all’unisono per ricordare l’uguaglianza dei diritti di cui godono uomini e donne. Il femminismo, infatti, è da intendere in termini di uguaglianza, non di superiorità, come affermò l’attrice britannica Emma Watson il 21 settembre del 2014 durante un discorso sui diritti delle donne a New York, in qualità di nuova ambasciatrice del settore UN Women: «Ho visto uomini resi fragili e insicuri dalla percezione distorta di cosa sia il successo maschile. Neanche gli uomini hanno i diritti della parità di genere. Non si parla molto spesso di come gli uomini siano imprigionati negli stereotipi di genere che li riguardano, ma vedo che lo sono. E quando se ne saranno liberati, le cose cambieranno di conseguenza anche per le donne. Se gli uomini non devono essere aggressivi per essere accettati, le donne non si sentiranno in dovere di essere sottomesse. Se gli uomini non devono avere il controllo per sentirsi tali, le donne non dovranno essere controllate. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere sensibili. Sia gli uomini che le donne devono sentirsi liberi di essere forti: è tempo di pensare al genere come uno spettro, e non come a due insiemi di valori opposti.» 

In conclusione, è possibile inquadrare la Festa della Donna come giornata celebrativa in 100 Paesi, ufficiale in 25.  È un giorno di grande importanza per ricordare tutte le battaglie che le donne hanno conseguito nel corso della storia, i progressi raggiunti in ambito economico, politico e culturale, ma soprattutto per evidenziare le numerose discriminazioni e ingiustizie che tutt’oggi le rendono vittime. Il mondo ha sicuramente ottenuto dei progressi, ma ad oggi nessun Paese ha ancora raggiunto la parità di genere, permangono politiche sociali e condizionamenti culturali per il quale le donne sono impossibilitate ad entrare a pieno titolo e con parità di trattamento nel tessuto sociale, così come perdura una concezione patriarcale volta ad una mentalità dominante, non egualitaria, in cui i bisogni dell’altro vengono calpestati piuttosto che abbracciati ai propri. Questa ricorrenza deve necessariamente far riflettere su tali elementi, al fine di richiedere ulteriori cambiamenti e contemporaneamente celebrare veri e propri atti di coraggio di donne che hanno cambiato la storia. Nonostante le origini di tale giorno possano incrociare miti e leggenda, un dato è certo: la necessità di riconoscere alle donne uguali diritti e tutele è ancora attuale, così com’è forte la speranza che questa giornata possa essere solo una delle tante a celebrare le donne nel mondo. 

Fonte Immagine in evidenza: Pixabay di Camera-man

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

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