Prima del Cristianesimo, prima dell’Islam, prima che le religioni monoteiste prendessero il sopravvento nel mondo antico e contemporaneo, gli uomini adoravano centinaia di dèi: divinità del cielo e della terra, del mare, dei raccolti, della guerra e persino del sonno. Molte di queste religioni hanno plasmato civiltà intere, lasciando monumenti, testi sacri e riti complessi. Eppure, con il passare dei secoli, queste religioni sono svanite quasi del tutto. Oggigiorno, restano solo frammenti di templi, iscrizioni, statue e miti che ancora affascinano studiosi e curiosi. Le religioni scomparse non sono solo un argomento per archeologi o storici: raccontano di civiltà e mondi precedenti a quello moderno. Ogni civiltà, da quella egizia a quella romana, ha provato a dare una forma al mistero dell’esistenza attraverso queste religioni.
Quali sono queste religioni scomparse? V
Il culto di Iside: tra Grecia, Egitto e Roma
Tra le religioni più importanti dell’antichità c’era il culto di Iside, la grande dea madre dell’Egitto. Iside rappresentava la vita, la fertilità, la magia e la protezione. Secondo il mito, raccolse i pezzi del corpo del marito Osiride dopo che era stato smembrato e lo riportò in vita. Per questo fu venerata come simbolo di rinascita e di amore eterno. Nel tempo, il suo culto superò i confini dell’Egitto e arrivò in Grecia, a Roma e in molte province dell’Impero. I templi dedicati a Iside erano frequentati da persone di ogni classe sociale; le cerimonie comprendevano preghiere, processioni, musica e riti di purificazione nell’acqua. Quando il Cristianesimo divenne religione ufficiale, il culto di Iside fu vietato e i suoi templi furono chiusi. Tuttavia, molte sue immagini e simboli sopravvissero: la madre con il bambino, il trono, la colomba. È curioso notare come, secoli dopo, alcuni di questi elementi riappaiano nelle prime rappresentazioni della Vergine Maria.

Tempio di Iside, dea egizia (Pexels – foto di AXP Photography)
Mitra e la religione scomparsa dei soldati
Altra religione scomparsa oggigiorno, ma molto diffusa tra il I e il IV secolo d.C., fu quella di Mitra, divinità di origine persiana adottata dai soldati romani. Mitra rappresentava la luce invincibile che sconfigge le tenebre, e i suoi seguaci credevano che l’anima, dopo la morte, dovesse attraversare sette gradi di purificazione per raggiungere il cielo. I suoi luoghi di culto, chiamati mitrei, erano sotterranei: ambienti bassi e scavati nella roccia, simbolo del cosmo. Lì si svolgevano riti segreti, accessibili solo agli iniziati. Il rito principale era il sacrificio del toro sacro, dal cui sangue si pensava avesse avuto origine la vita. Il mitraismo si diffuse rapidamente in tutto l’Impero, soprattutto tra le legioni e gli ufficiali. Per un periodo sembrò addirittura poter diventare la religione dominante di Roma, ma quando l’imperatore Teodosio proibì ogni culto pagano, i templi di Mitra furono chiusi e dimenticati per sempre.
Mani e la religione scomparsa della Luce
Nel III secolo d.C., in Persia nacque una delle religioni più sorprendenti dell’antichità: il manicheismo, fondato dal profeta Mani, che predicava un universo diviso tra luce e tenebre, bene e male. Secondo lui, l’uomo era un essere intrappolato nel mondo materiale e doveva liberare la luce divina dentro di sé attraverso la conoscenza e la purezza. Il manicheismo cercò di unire le grandi religioni dell’epoca come il Cristianesimo, lo Zoroastrismo e il Buddhismo in un’unica visione universale. Fu una fede profondamente missionaria e si diffuse in pochi anni. Ma la sua fortuna durò poco. Venne, infatti, considerata un’eresia pericolosa da tutti i poteri religiosi; fu perseguitata ovunque. Mani fu imprigionato e ucciso, e i suoi seguaci costretti alla fuga. Nonostante la scomparsa, alcune idee manichee sopravvissero nel pensiero gnostico e in certi movimenti cristiani medievali, come i Catari. È curioso pensare che una religione scomparsa e cancellata quasi completamente abbia continuato a influenzare, in segreto, l’immaginario occidentale.
Akhenaton e il dio del sole
Ultimo, ma non meno importante, Akhenaton faraone egiziano del XIV secolo a.C., soprannominato “Akhenaton il faraone eretico”, tentò di abolire tutti gli dèi tradizionali proclamando un unico dio: Aton, il disco solare. Fu la prima vera forma di monoteismo nella storia egizia. Il faraone fece costruire una nuova capitale, Akhetaton, interamente dedicata al suo dio, e promosse un’arte diversa, più umana e naturalistica. Ma il suo regno durò poco. Dopo la sua morte, i sacerdoti di Amon ripresero il potere, distrussero i suoi monumenti e cercarono di cancellarne il ricordo. Per secoli Akhenaton rimase un fantasma della storia, finché l’archeologia non ne riportò alla luce il volto. La sua figura resta affascinante perché mostra quanto l’idea di un solo Dio potesse nascere anche lontano dal mondo contemporaneo.

Profilo statua egizia del faraone Akhenaton (Pixabay – foto di Briam Cute)
Cosa resta di queste religioni scomparse?
Quando un culto scompare, raramente sparisce del tutto: lascia tracce nei miti, nei simboli e nei gesti che usiamo ancora oggi senza saperlo. Il rispetto per la luce, il valore della rinascita, il legame tra cielo e terra sopravvivono in forme nuove, nelle religioni e nelle culture successive. A modo loro, queste religioni non sono davvero scomparse: vivono nelle storie che raccontiamo, nei libri di storia, nei musei e in quel bisogno che, da sempre, accompagna l’uomo.
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