Risanamento di Napoli: lo "sventramento" che ha stravolto la città

Risanamento di Napoli: lo "sventramento" che ha stravolto la città

Posta nel cuore del Mediterraneo, Napoli è un crocevia trafficato ininterrottamente da tempi remoti, che ha vissuto sulla propria ossatura urbana innumerevoli  stratificazioni, dapprima con i Greci e poi, a seguire, con i Romani, i Bizantini, i Longobardi, gli Svevi e la lista potrebbe estendersi all’infinito. Da tutto ciò è risultata una planimetria complessa a cui si è cercato di porre una soluzione definitiva attraverso il Risanamento di Napoli, un colossale intervento urbanistico datato 1884, che ha conferito alla metropoli alcuni monumenti, piazze e vialoni, come il Rettifilo e via Caracciolo, oggi parte dell’identità partenopea per l’immaginario collettivo. Tuttavia, quanto è stata realmente efficace questa rigenerazione urbana? 

Storia del Risanamento di Napoli ed epidemia di colera

Idee e carte in merito a un risanamento di Napoli sono già riconducibili ai Borbone, che ritennero fondamentale la costruzione di nuove arterie ampie e luminose à la hausmanniane che, in primis,  decongestionassero la città, la quale viveva un aumento demografico senza precedenti, al pari di Londra e Parigi, e che in secundis sanificassero i quartieri popolari, veri e propri labirinti medievali costituiti da bassi ammassati l’uno affianco all’altro. I Borbone esitarono però a concretizzare il progetto, a causa delle centinaia di chiese e conventi che si avvalsero del divieto di espropriazione per gli edifici religiosi: a dare la spinta decisiva per avviare finalmente l’intervento, sotto l’autorizzazione del re Umberto I e dell’allora capo del governo Agostino Depretis, fu una gravissima epidemia di colera che causò circa 20.000 morti. Nel 1885 fu dunque approvata la Legge per il risanamento della città di Napoli, che conferiva poteri quasi assoluti al Comune, e nel 1888 istituita la Società pel Risanamento di Napoli S.p.A., tutt’oggi esistente e quotata alla borsa di Milano sotto il nome di Risanamento S.p.A. 

Obiettivi: ampliamenti a ovest e ad est 

Il massiccio Risanamento di Napoli prevedeva svariati obiettivi, tra cui:

  • la creazione di un quartiere operaio ad est, in vista di un ampliamento del porto e dei primi insediamenti industriali, nelle immediate vicinanze delle prime linee ferroviarie che già collegavano Napoli a Portici;
  • la nascita di rioni residenziali a Posillipo, al Vomero e a Chiaia, come il Rione Amedeo, oltre che l’apertura di importanti snodi commerciali e del traffico come Corso Vittorio Emanuele, che collegava la città bassa alla città alta, e Via dei Mille, quartieri che verso la fine del secolo ospiteranno gli aristocratici della città e sontuosi palazzi in stile liberty;
  • la costruzione di funicolari atte a collegare i suddetti quartieri con il centro storico;
  • l’apertura di via Duomo per collegare via Foria e via Marina;
  • sventramenti e costruzione di rettifili, come il Corso Umberto, atti a “sanificare” i quartieri popolari;
  • il riempimento della spiaggia sul lungomare, nel tratto da Piazza Vittoria a Mergellina, attraverso una colmata e un notevole ampliamento della Villa Comunale, e la creazione di fognature e un piccolo borgo per i pescatori a ridosso di Castel dell’Ovo, serie di interventi che portarono alla nascita della meravigliosa via Caracciolo

Ripercussioni del Risanamento di Napoli

In primis, solo un quinto dei circa 980.000 metri quadri previsti dal Risanamento di Napoli fu realizzato, per cui fu necessaria una spesa che, nel 1885, ammontava a circa 250 milioni di lire, corrispondenti a 1 miliardo di euro nel 2020, dieci volte più di quanto stimato. Questo perché gli espropri divennero costosissimi, per via di una speculazione edilizia ormai alle stelle a causa delle infiltrazioni camorristiche nelle gare di appalto, e il Comune si indebitò talmente tanto da essere commissionato ben 10 volte nell’arco di 20 anni, dal 1891. Non solo, ma tutti questi fondi furono utilizzati solo per le fogne, il Corso Umberto, Chiaia e Santa Lucia; tutti gli altri luoghi, compresa la Galleria Umberto, finirono nelle mani di speculatori privati, e non fu realizzato un singolo edificio pubblico al di là della sede della Federico II sul Rettifilo. A proposito di quest’ultimo, sorto per risanare la fitta urbanizzazione dell’area, in realtà ancora oggi i suoi maestosi palazzi non sono altro che una farsa attraverso cui occultare tutto il degrado retrostante, e per la sua costruzione sono state demolite ben 63 chiese medievali. 

Il Risanamento di Napoli ha mutato profondamente il volto della città, ma ne ha anche condizionato l’assetto socio-economico, costituendo un vero e proprio spartiacque tra una Napoli borghese, vale a dire quella dei salotti del Vomero, di Chiaia e del Corso Umberto, e una Napoli ceduta al degrado. Ancora oggi la metropoli partenopea, che ha sempre accolto la povertà a braccia aperte facendola convivere in armonia con la nobiltà, si trascina sulle spalle le ripercussioni di questo massiccio intervento urbanistico e della spaccatura sociale che ne è derivata.

Fonte immagine: Wikimedia Commons (Baku)

A proposito di Dario Muraca

Vedi tutti gli articoli di Dario Muraca

Commenta