Rosetta e Philae: storia della missione spaziale ESA

Rosetta e Philae.

Nel 2004 l’Agenzia Spaziale Europea lanciò la missione spaziale Rosetta, i cui protagonisti furono la sonda Rosetta e il lander Philae. Considerata una delle missioni spaziali più ambiziose, in questo articolo approfondiremo meglio quale fu lo scopo della missione e quale ruoli ebbero Rosetta e Philae.

Missione Rosetta – la storia

Era il 2 marzo 2004 quando la navicella spaziale Rosetta-Philae partì ufficialmente per lo spazio. L’ESA, chiamata anche Agenzia Spaziale Europea o European Space Agency, programmò la missione con l’obiettivo di prelevare campioni di una cometa: la 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Rosetta e Philae erano i due principali elementi della missione:

  • Rosetta era la sonda spaziale principale, alimentata da due grandi pannelli solari lunghi 14 metri ciascuno.
  • Philae era il lander della missione, trasportato a bordo di Rosetta. Il lander è chiamato anche veicolo d’atterraggio ed è, appunto, la parte della navicella spaziale che va ad ancorarsi sul corpo celeste.

Una volta inviata nello spazio, a Rosetta spettava un lungo viaggio verso la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. 67P è una cometa del nostro Sistema Solare appartenente alla famiglia delle comete gioviniane.  Come vedremo, per evitare problemi relativi alle tempistiche e ai costi, la missione subì dei cambiamenti a causa di alcuni imprevisti.

Siccome il viaggio di Rosetta e Philae richiedeva molta energia, il primo passo che effettuò la sonda fu quello di orbitare prima attorno alla Terra e poi attorno a Marte. Il percorso di orbita attorno a Marte fu parecchio pericoloso dal punto di vista economico, siccome i componenti di Rosetta e Philae potevano essere potenzialmente danneggiati dall’ambiente esterno ostile. Fortunatamente ciò non accadde e la missione continuò con successo.
Durante questo tragitto, la navicella scattò anche alcune foto dei corpi celesti con la quale venne a contatto. Il primo fu l’asteroide Steins (2867 Šteins), un asteroide dalla forma irregolare che rimanda vagamente a quella di un diamante. Successivamente, Rosetta sorvolò l’asteroide Lutetia (21 Lutetia), le cui dimensioni enormi arrivano a circa 100 km in diametro. Lutetia venne sorvolata da molto vicino, e rappresenta oggi il primo asteroide metallico visitato da una sonda.

Dopo aver visitato Lutetia, Rosetta e Philae andarono in “modalità ibernazione” per ben due anni, sette mesi e 12 giorni. All’arrivo nei pressi della cometa Churyumov-Gerasimenko nel 2014, la sonda spaziale rallentò e la sua traiettoria venne allineata con quella della cometa, una manovra effettuata per uguagliare le due velocità e assicurarsi che Rosetta non volasse via (il tutto dopo aver fatto dei controlli sulle condizioni dei componenti di Rosetta e Philae).
Dopo ben 10 manovre, la sonda si trovava ormai vicina alla cometa. Rosetta doveva seguire la cometa mentre viaggiava attorno al Sole, invece, Philae aveva il compito di rimanere sulla superficie. Individuare una zona appropriata per l’atterraggio e l’ancoraggio del lander non fu facile; ma dopo tante analisi effettuate tramite Rosetta, il 12 novembre 2014 venne deciso il sito ideale per Philae.

L’atterraggio di Philae

Dopo aver completato la mappatura della 67P/Churyumov-Gerasimenko, Rosetta sganciò Philae. Appena raggiunta la cometa, un sistema di arpioni avrebbe dovuto ancorarlo alla superficie in modo da impedirgli di rimbalzare nello spazio; questo, però, non avvenne, a causa di un problema tecnico e Philae rimbalzò in aria (a causa della forza di gravità molto debole). Il lander continuò a rimbalzare per due ore fino a quando iniziò a stabilizzarsi, ma ormai si era già allontanato dal sito di atterraggio prestabilito. Quando Philae tornò sulla superficie, la sua batteria principale si scaricò subito e i suoi pannelli solari si rivolsero in una posizione molto svantaggiosa, così gli scienziati responsabili della missione ebbero solo 60 ore di tempo circa per raccogliere più dati possibili.

Fu solo nel mese di giugno 2015 che il lander riuscì a riattivarsi e a inviare nuovamente un messaggio alla sua sonda madre Rosetta; ciò accadde perché in quel periodo la cometa si trovava più vicino al Sole, rendendo Philae in grado di ricaricarsi tramite i suoi pannelli solari. Fu così che Philae riuscì finalmente ad ancorarsi alla superficie di Churyumov-Gerasimenko, questa volta tramite l’uso di trivelle.
La missione si concluse definitivamente il 30 settembre 2016 con lo schianto della navicella sulla superficie: Rosetta e Philae avevano ormai completato la loro missione, riuscendo a raccogliere numerosi campioni di gas e polvere e altrettanti dati fondamentali sulla composizione chimica della cometa, sulla sua grandezza, sulla sua temperatura, sull’origine della sua forma e altre caratteristiche interessanti.

Curiosità su Rosetta e Philae

C’è un motivo per cui la sonda Rosetta e il lander Philae vennero chiamati così. La sonda principale fu chiamata con il nome latino di Rosetta per ricordare la stele di Rosetta, manufatto dell’antichità che permise all’archeologo francese Champollion di tradurre l’antica lingua egizia, fino ad allora rimasta incomprensibile.
Il nome del lander invece deriva dall’isola di Pi-laq sul Nilo (ormai sommersa nel lago di Nasser, in Egitto), nome dato all’isola dagli antichi egizi dal quale derivò, poi, il greco Philai e successivamente il nome in latino Philae. Nel 1817 l’esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni visitò un obelisco con un’iscrizione bilingue contenente i nomi di Cleopatra e Tolomeo, in greco e geroglifici. L’obelisco fu utile, così come per la stele di Rosetta, per la decifrazione del sistema di scrittura dell’antico Egitto.

Così come l’obelisco di Philae e la stele di Rosetta hanno permesso di approfondire la nostra conoscenza su un’antica civiltà, la missione di Rosetta e Philae ha permesso agli studiosi di scoprire più informazioni riguardanti le comete e il sistema solare.

 

Fonte immagine in evidenza: Depositphotos

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