Santuario di Pompei, storia e curiosità

Santuario di Pompei

Nel cuore di una delle città più amate e visitate sul suolo campano e partenopeo sorge il maestoso Santuario di Pompei, realizzato in onore della Beata Vergine del Rosario Maria.

Fondato sul finire dell’Ottocento, si erge accanto agli Scavi archeologici dell’antica città romana – sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. -, riconosciuta Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1997. La sua storia è legata a quella dell’avvocato Bartolo Longo, suo fondatore, fatto Beato nel 1980 da Giovanni Paolo II. Dalla sua costruzione ad oggi, il Santuario è sopravvissuto a prove impegnative, come l’eruzione del Vesuvio del 1944 e l’arrivo delle truppe naziste, che giunsero a minacciarne la distruzione. Eppure è lì, splendente Tempio dello Spirito, luogo di preghiera e redenzione, di offerte, pace e ammirazione, calamita ogni anno per milioni di pellegrini e turisti, affascinati dalla sua bellezza architettonica e pittorica e devoti allo splendido quadro della Beata Vergine del Rosario.

Cenni storici

Bartolo Longo giunse a Pompei per amministrare le proprietà della Contessa De Fusco, che sposò nel 1885. Da allora i coniugi Longo si impegnarono nella divulgazione della fede ed istituirono nella chiesa del SS. Salvatore la Confraternita del Santo Rosario per la raccolta di fondi atti a costruire il Santuario dedicato alla Vergine. La sua costruzione iniziò l’8 maggio del 1876 e consacrato il 7 maggio del 1891. Il primo a seguirne i lavori, a titolo gratuito, fu l’architetto Antonio Cua, docente dell’Università di Napoli. A lui subentrò nel 1901 Giovanni Rispoli, che diresse i lavori della facciata monumentale, culminante nella statua della Vergine del Rosario, opera di Gaetano Chiaromonte.

Il Santuario fu elevato a Basilica Pontificia Maggiore da Papa Leone XIII il 4 maggio del 1901. Lo stesso si presenta a croce latina ed inizialmente con un’unica navata centrale, con abside, cupola e quattro cappelle laterali. Ai due lati vi erano altre due cappelle con ingressi distinti, ma intercomunicanti con la navata centrale: a sinistra la Cappella di Santa Caterina da Siena, dove inizialmente fu esposto il quadro della Madonna durante i lavori di costruzione, e a destra la Cappella del Santissimo Salvatore, che prese il posto dell’omonima parrocchia poi ricostruita a poca distanza dal sito originale.

Con il passar del tempo e il sensibile aumento di fedeli e pellegrini si rese necessario l’ampliamento del Santuario, che fu eseguito dal 1934 al 1938. Si giunse così alla realizzazione delle attuali tre navate.

Ogni anno milioni di fedeli, pellegrini e turisti si recano in visita a Pompei gremendo il Santuario, che risulta tra i più visitati d’Italia. In particolare poi l’8 maggio e la prima domenica di ottobre decine di migliaia di fedeli affollano la città in occasione della pratica devozionale della Supplica alla Madonna, scritta dal Beato Bartolo Longo, trasmessa in tutto il mondo via radio e televisione e recitata alle ore 12.00.

Santuario di Pompei. Cenni architettonici

La facciata esterna del Santuario di Pompei si sviluppa in due ordini sovrapposti: quello inferiore in stile ionico e quello superiore in stile corinzio.

L’ordine inferiore presenta un corpo avanzato in corrispondenza della navata centrale. Sono presenti tre arcate che immettono al portico, ciascuna in corrispondenza delle tre navate. Dal robusto basamento si elevano i pilastri, che sorreggono le arcate laterali, e quattro colonne monolitiche di granito rosa, ad elevazione dell’arcata centrale. Sopra le arcate compare la scritta latina “VIRGINI S.S. ROSARII DICATVM” (Dedicato alla Vergine del Santo Rosario).

L’ordine superiore segue la disposizione di quello inferiore, ma in stile corinzio. Nella parte centrale, al di sopra dell’arcata maggiore, è situata la Loggia Papale, caratterizzata da una balaustra in marmo bianco. Alla sommità dell’ordine superiore è presente un attico con balaustra. Ai lati di questa si stagliano un grosso orologio a sinistra e una meridiana a destra. Al centro invece si erge la statua della Vergine del Rosario, opera dello scultore Gaetano Chiaromonte, alta ben 3.25 metri e tratta dall’unico pezzo di marmo di Carrara dal peso di 180 quintali. Sulla base, su cui poggia la scultura, è scolpito il motto “PAX” (Pace) e più in basso la data “MCMI” (1901).

Per quel che concerne gli interni del Santuario di Pompei, durante i lavori di ampliamento, la navata centrale rimase intatta e solo prolungata. Furono create le due navate laterali in corrispondenza dei due ingressi laterali della facciata. La volta della navata maggiore, divisa in vari compartimenti riccamente decorati, presenta al centro un maestoso affresco di Vincenzo Paliotti: la sua bellezza è tale da lasciare gli sguardi incantati ed estasiati. L’attuale abside è sostenuta da due grandi colonne di marmo grigio e da otto colonne più piccole in marmo colorato. Una balaustra a semicerchio circonda il trono e l’altare maggiore. Al centro di essa vi è un cancello con cinque nicchie, in ciascuna delle quali si colloca una statua d’argento (rappresentanti la religione, la fede, la carità, la speranza e la purità). Si giunge sull’altare maggiore all’elemento più prezioso che il Santuario custodisca: il quadro della Madonna, collocato tra marmi policromi, lapislazzuli ed intorno quindici medaglioni in rame rappresentanti i quindici misteri del Rosario

Nella Cripta riposano i resti del Beato Bartolo Longo. Situata nella cappella omologa del Santuario, la Cripta è considerata un secondo santuario, dove si celebrano le messe ed hanno luogo le confessioni. Al centro si colloca l’altare maggiore, dietro il quale, in una cappella dedicata, i resti del corpo del Beato sono raccolti e ricomposti in un’urna esposta ai fedeli. Con i suoi, anche quelli della Contessa De Fusco.

Altro elemento decorativo e strumentale realizzato nella navata centrale del Santuario è l’organo a canne. Costruito da Pacifico Inzoli e collocato sopra la cantoria in controfacciata, fu inaugurato l’8 maggio del 1890.

Santuario di Pompei. Cupola e Campanile

All’esterno si eleva la cupola maggiore, ornata da otto coppie di colonne di granito con capitelli corinzi, da finestroni a vetri colorati con frontoni e da festoni a bassorilievo. La primitiva cupola, alta 29 metri, fu sostituita con quella attuale, dopo i lavori di ampliamento, alta ben 57 metri. Si staglia al centro di altre quattro cupole minori, che si ergono come suoi satelliti. Alla sommità un cupolino, dal quale svetta la croce.

Ѐ la volta poi del Campanile, che dall’alto della sua maestosità offre una vista mozzafiato sulla Pompei odierna, su quella romana, sul Vesuvio, le isole ed oltre. La posa della sua prima pietra avvenne il 12 maggio del 1912 e il 24 maggio del 1925 la sua inaugurazione con solenne cerimonia in presenza di Bartolo Longo. Il Campanile si compone architettonicamente di tre parti: quella esterna, decorata in granito grigio; quella interna, di mattoni pressati; una terza centrale composta da un’armatura di travi metalliche, che sostiene una scala in ferro che conduce fino alla sommità. Il Campanile è visibile anche a chilometri di distanza, in quanto reca un’altezza di ben 80 metri e presenta al vertice una croce di bronzo alta 7 metri e illuminata di notte, opera dell’architetto Aristide Leonori. Ѐ in stile corinzio, caratterizzato da cinque ordini sovrapposti, all’ultimo dei quali è presente una terrazza con balaustra, raggiungibile mediante ascensore interno, visitabile tutti i giorni e dalla quale è possibile godere di un incantevole panorama. Al primo ordine è presente un gran portone decorato. Al quarto ordine una nicchia racchiude un’imponente statua di 6 metri e pesante 180 quintali in marmo di Carrara, rappresentante il Sacro Cuore di Gesù con sopra la scritta “VENITE AD ME OMNES” (Venite tutti a me). Ai quattro angoli del terzo ordine si stagliano quattro grandi angeli in bronzo. Per finire, un concerto di otto campane, differenti per dimensioni e suono, è attivato da un sistema elettrico.

Santuario di Pompei. Storia del dipinto della Madonna

Tra le bellezze dei dipinti e la maestosità architettonica, si colloca lo splendore e la venerazione del quadro della Beata Vergine del Rosario, che attira a sé milioni di fedeli. La sua storia, come quella del Santuario, è legata a Bartolo Longo. Nel suo intento di propagandare la pratica del Rosario tra i pompeiani, si recò a Napoli per acquistare un dipinto della Madonna del Rosario. Su consiglio del suo confessore Padre Radente ne chiese a Suor Maria Concetta De Litala, affidatole dieci anni prima. Bartolo rimase sconcertato alla vista di quel dipinto con tela corrosa dalle tarme e logorata dal tempo, povera di pezzi di colore e con la Madonna che insolitamente porge la corona a Santa Rosa, invece che a Santa Caterina da Siena, come vuole la tradizione domenicana. Pur tra le esitazioni di Bartolo, il dipinto giunse a Pompei su un carretto il 13 novembre del 1875 e scaricato davanti alla parrocchia del Santissimo Salvatore. Lo stupore colse in negativo anche la folla dei presenti, che ne ritenevano necessario un restauro. Il primo fu attuato gratuitamente da Guglielmo Galella, un pittore che riproduceva le immagini dipinte negli scavi dell’antica Pompei. Un secondo restauro avvenne, sempre gratuitamente, ad opera del pittore napoletano Federico Maldarelli, che tra l’altro trasformò l’immagine di Santa Rosa in Santa Caterina da Siena. Il dipinto fu poi posto provvisoriamente nella Cappella di Santa Caterina, nel periodo dei lavori.

A poco a poco, il dipinto fu ricoperto di pietre preziose offerte dai fedeli per le grazie ricevute. L’ultimo restauro fu effettuato nel 1965 presso il Pontificio Istituto dei Padri benedettini olivetani di Roma, nel quale furono riesumati i colori originali che erano stati coperti da altri sovrapposti nei precedenti interventi di restauro. Vennero anche eliminate le pietre preziose quali possibili artefici di danni alla tela. L’immagine della Madonna rimase esposta alla venerazione dei fedeli per alcuni giorni nella Basilica di San Pietro, e il dipinto fu incoronato da Papa Paolo VI. Il dipinto ritornò poi a Pompei, seguito ed accolto da un corteo di ecclesiastici e fedeli. Nel 2000, in occasione del suo 125° anniversario, il dipinto fu esposto per cinque giorni nel Duomo di Napoli. Il ritorno a Pompei seguì in quell’occasione il tracciato del 1875, eseguito a piedi e sostando in diverse città della provincia.

Meta di culto, ammirazione e venerazione, Pompei offre ancor oggi a visitatori e pellegrini il simbolo della bellezza, della fede e della misericordia per eccellenza, tra le braccia e sotto gli occhi della più amorevole tra le madri, la Beata Vergine Maria del Rosario.

Fonte immagine: wikipedia

A proposito di Emilia Cirillo

Mi chiamo Emilia Cirillo. Ventisettenne napoletana, ma attualmente domiciliata a Mantova per esigenze lavorative. Dal marzo 2015 sono infatti impegnata (con contratti a tempo determinato) come Assistente Amministrativa, in base alle convocazioni effettuate dalle scuole della provincia. Il mio percorso di studi ha un’impronta decisamente umanistica. Diplomata nell’a.s. 2008/2009 presso il Liceo Socio-Psico-Pedagogico “Pitagora” di Torre Annunziata (NA). Ho conseguito poi la Laurea Triennale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” nel luglio 2014. In età adolescenziale, nel corso della formazione liceale, ha cominciato a farsi strada in me un crescente interesse per la scrittura, che in quel periodo ha trovato espressione in una brevissima collaborazione al quotidiano “Il Sottosopra” e nella partecipazione alla stesura di articoli per il Giornalino d’Istituto. Ma la prima concreta possibilità di dar voce alle mie idee, opinioni ed emozioni mi è stata offerta due anni fa (novembre 2015) da un periodico dell’Oltrepo mantovano “Album”. Questa collaborazione continua tutt’oggi con articoli pubblicati mensilmente nella sezione “Rubriche”. Gli argomenti da me trattati sono vari e dettati da una calda propensione per la cultura e l’arte soprattutto – espressa nelle sue più soavi e magiche forme della Musica, Danza e Cinema -, e da un’intima introspezione nel trattare determinate tematiche. La seconda (non per importanza) passione è la Danza, studiata e praticata assiduamente per quindici anni, negli stili di danza classica, moderna e contemporanea. Da qui deriva l’amore per la Musica, che, ovunque mi trovi ad ascoltarla (per caso o non), non lascia tregua al cuore e al corpo. Adoro, dunque, l’Opera e il Balletto: quando possibile, colgo l’occasione di seguire qualche famoso Repertorio presso il Teatro San Carlo di Napoli. Ho un’indole fortemente romantica e creativa. Mi ritengo testarda, ma determinata, soprattutto se si tratta di lottare per realizzare i miei sogni e, in generale, ciò in cui credo. Tra i miei vivi interessi si inserisce la possibilità di viaggiare, per conoscere culture e tradizioni sempre nuove e godere dell’estasiante spettacolo dei paesaggi osservati. Dopo la Laurea ho anche frequentato a Napoli un corso finanziato da FormaTemp come “Addetto all’organizzazione di Eventi”. In definitiva, tutto ciò che appartiene all’universo dell’arte e della cultura e alla sfera della creatività e del romanticismo, aggiunge un tassello al mio percorso di crescita e dona gioia e soddisfazione pura alla mia anima. Contentissima di essere stata accolta per collaborare alla Redazione “Eroica Fenice”, spero di poter e saper esserne all’altezza. Spero ancora che un giorno questa passione per la scrittura possa trovare concretezza in ambito propriamente professionale. Intanto Grazie per la possibilità offertami.

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