Sapir e Whorf: due studiosi per la lingua in relazione

Cos’è l’ipotesi della relatività linguistica? Perché parlare poi di relatività linguistica? In soldoni l’idea di fondo è: la lingua esiste, è fondamentale per la comunicazione, è mutevole, cangiante, ibrida. La parte di un retroterra culturale che più si presta all’evoluzione, più lo preserva nel caso, più è malleabile. Quando uno parla fa leva su uno sterminato bagaglio di parole, costruzioni, accostamenti e neanche si rende conto della naturalezza di quello che accade. Funziona così, dal primo momento in cui si è cominciato a farlo e neanche ci si ricorda poi quando. La lingua può essere pure relativa, ovvero in stretta relazione con quello che uno pensa. Lo dicevano due studiosi dell’Ottocento, Edward SapirSapir e Benjamin Lee Whorf. Da qui ipotesi di relatività. Lo sviluppo cognitivo può essere influenzato dalla lingua o ancora meglio è la lingua che mostra ed evidenzia ogni minima oscillazione di pensiero. Per farla breve era una cosa che aveva già notato von Humboldt, altro grande nome della linguistica generale, quando diceva che a fare diversi gli uomini era il modo di guardare il mondo che si riversava inevitabilmente sul modo di comunicare.
Sapir e WhorfWhorf vollero andare a fondo alla vicenda: sul finire del 1800 furono presi in considerazione gli usi linguistici, gli stili di vita, le categorie grammaticali degli Amerindi, nativi americani. In effetti ci si rese conto che i suddetti non impiegavano il passato o non nella maniera che ci si aspettava. Da qui la supposizione che i nativi americani non possedessero la coscienza della dimensione del passato alla maniera degli occidentali e da ciò venisse fuori un’impalcatura linguistica drasticamente differente. La lingualingua diventa spia di un intero modo di pensare, di avere consapevolezza del mondo. Non solo come strumento per restituirsi al circostante ma come parte di quella restituzione, integrale. Era quello che volevano spiegare Sapir e Whorf con l’espressione relativismo linguistico, nel senso di lingua in relazione. Una relazione, intrinseca ma non sfaldata, tra pensiero e linguaggio, tra modo di acquisire la vita e modo di esportarla al di fuori. Era una rivoluzione perché di fatto attribuiva un potere enorme al sistema comunicativo più che mero mezzo al quale è generalmente rilegato. Non tutti concordano con l’ipotesi Sapir-Whorf e sull’incidenza linguaggio-pensiero e viceversa ma il loro studio ha consentito un nuovo margine di miglioramento dell’analisi linguistica. Che sembra pure inutile ma senza linguaggio le cose muoiono in testa e nessuno lo sa.

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

Vedi tutti gli articoli di Rita Salomone

Commenta