Drammi pastorali: definizione, origini e capolavori del genere teatrale cinquecentesco

Drammi pastorali

I drammi pastorali sono componimenti che traggono origine dal genere teatrale del dramma pastorale (noto anche come favola pastorale, commedia pastorale, o tragicommedia pastorale). Questo genere vide la sua nascita negli ambienti colti del Manierismo e raggiunse il suo massimo sviluppo nel Cinquecento e nel Seicento. Ebbe un forte influsso sull’intermezzo e fu d’ispirazione anche per il nascente melodramma. La derivazione da un genere letterario è da ricondurre all’egloga di origine virgiliana, attraverso le celebri Bucoliche di Virgilio, che avevano avuto vasta diffusione ed ampio consenso nelle corti italiane del Quattrocento e Cinquecento. I dialoghi delle egloghe si trasformano poi in strutture drammatiche più complesse.

Le caratteristiche distintive dei drammi pastorali e l’ambientazione bucolica

Il dramma pastorale è tipicamente ambientato in luoghi silvestri o campestri, immerso in una natura bucolica e idealmente pura. Su questo sfondo agiscono personaggi che ben si sposano con l’ambiente circostante: pastori, ninfe, satiri e altre creature del bosco. L’opera era composta solitamente in versi. La fortuna del dramma pastorale è da ricercarsi sia nei contenuti che nelle modalità di rappresentazione scenica. Da una parte, infatti, i raffinati spettatori del genere erano affascinati dall’ambiente rappresentato, di vago sapore esotico e sospeso nel tempo, poiché senza una precisa connotazione cronologica. Gli elementi scenici si arricchirono di accorgimenti scenografici spettacolari o preziosi, così come i costumi degli attori. Gli scenari, inoltre, furono pensati appositamente per l’ambientazione bucolica, fornendo ad architetti come Sebastiano Serlio materia su cui lavorare per ideare nuove e stupefacenti macchine e sfondi per le rappresentazioni dei drammi pastorali.

L’influenza dell’egloga virgiliana e il ruolo di Poliziano e Sannazzaro nello sviluppo dei drammi pastorali

Figure come Poliziano e Sannazzaro avevano contribuito significativamente alla diffusione del genere che avrebbe portato ai drammi pastorali: il primo con la Favola di Orfeo, un componimento teatrale che già presentava elementi pastorali, il secondo con l’Arcadia, un prosimetro che, proprio per la forma adottata e i temi trattati, si avvicina sensibilmente al dramma pastorale, preparando il terreno per i suoi sviluppi successivi.

Le opere principali: Tirsi, Egle e i capolavori di Tasso e Guarini

Tra le opere più importanti che esemplificano i drammi pastorali ricordiamo:

  • Tirsi di Baldassarre Castiglione;
  • Egle di Giraldi Cinzio;

Tuttavia, i capolavori indiscussi del genere dei drammi pastorali restarono sempre:

L’Aminta di Torquato Tasso: un capolavoro 

  • L’Aminta di Torquato Tasso, che narra di un pastore, Aminta, innamorato di una ninfa mortale, Silvia, la quale inizialmente non lo ricambia. Dafne, amica di Silvia, consiglia ad Aminta di recarsi alla fonte dove la ninfa solitamente si bagna. Lì, Silvia viene aggredita da un satiro che si appresta a violentarla, quando interviene Aminta che la salva. Ingrata, ella scappa senza ringraziarlo. Successivamente, Aminta trova un velo appartenente a Silvia sporco di sangue e, credendola sbranata dai lupi, addolorato per la presunta morte dell’amata, decide di suicidarsi gettandosi da una rupe. Silvia, che in realtà non è morta, ricevuta la notizia del suicidio di Aminta, presa dal rimorso e resasi conto di amarlo, si avvicina al corpo piangendo disperata. Fortunatamente, Aminta è ancora vivo poiché un cespuglio ha attutito la caduta; egli riprende i sensi e la vicenda si conclude con il coronamento dell’amore tra i due, un lietofine tipico di molti drammi pastorali.

Il pastor fido di Giovan Battista Guarini: complessità e successo nei drammi pastorali

  • Il pastor fido di Giovan Battista Guarini, ambientato in Arcadia, narra di una maledizione che grava sulla mitica terra dei pastori da quando la dea Diana, per un’offesa subita, ha imposto che ogni anno una fanciulla le venisse sacrificata. La punizione potrà avere fine solo quando due giovani di stirpe divina si sposeranno. Per questo Montano, sacerdote discendente da Ercole, intende unire il figlio Silvio in matrimonio con Amarilli, che discende da Pan. Parecchi elementi si oppongono tuttavia all’unione: Amarilli, infatti, ama corrisposta Mirtillo, del quale si innamora a sua volta Corisca, la quale tenta di ordire un piano per attrarre a sé il giovane. Silvio, d’altro canto, non si cura dei problemi d’amore, preferendo dedicarsi alla caccia e disinteressandosi del sentimento che Dorinda nutre nei suoi confronti. Le trame della sensuale Corisca falliscono, mentre Amarilli e Mirtillo vengono sorpresi in una grotta e lei è condannata a morte. A questo punto però la vicenda si scioglie nel migliore dei modi: si scopre che Mirtillo è figlio di Montano, e così, sposando Amarilli, libera l’Arcadia dalla maledizione. Anche Silvio si converte all’amore, unendosi con Dorinda in matrimonio, consolidando la struttura tipica dei drammi pastorali con intrecci complessi e risoluzioni felici.

Fonte immagine: ricerca Google immagini su “dramma pastorale”

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