Storia del vinile: dalla nascita ai giorni nostri

il vinile

Ascoltare un vinile, al giorno d’oggi, è un gesto coraggioso e audace, specialmente in un’era in cui la musica appartiene allo streaming e ascoltarla è diventato molto più semplice. Pertanto, è giusto rispolverare le origini di ciò che prima era alla base dell’intrattenimento musicale: il vinile.

Dal grammofono come mezzo di riproduzione al vinile

Inventato sul finire del XIX secolo da un ingegnere tedesco, Emile Berliner, il grammofono fu uno dei primi dispositivi in grado di riprodurre brani su dischi fonografici metallici. Egli intuì come una superficie piatta e circolare sarebbe stata molto più vantaggiosa ai fini della produzione e riproduzione rispetto al fonografo cilindrico progettato da Thomas Edison, una decina di anni prima, che prevedeva la riproduzione di suoni grazie a dei cilindri.

Il vinile rivoluzionerà, così, l’operato della macchina che, con il vecchio sistema, avrebbe inciso negativamente sul risultato della riproduzione.

La rotazione del disco a velocità costante fa sì che la puntina di cui fa uso lo strumento, poggiata sull’incisione, catturi il suono e lo traferisca in solchi che vengono incisi sul disco a seguito di vibrazioni. In fase di riproduzione, l’ago ripasserà sulle medesime parti e, con l’ausilio di una tromba in ottone, convertirà il segnale in suono che si disperderà nell’ambiente. I primi dischi di Berliner erano in zinco e ricoperti di uno strato di cera e il loro diametro era piuttosto ridotto rispetto a quelli che si distingueranno nei primi anni del ‘900. Successivamente, Il materiale principale che adottarono fu la gommalacca attenuta da una resina naturale di origine animale prodotta da un insetto che, per proteggersi, la utilizzava da scudo.

Il primo tipo di disco fonografico: il disco a 78 giri

Il primo disco apparve, inizialmente, nella sua versione a 78 giri (al minuto) con un diametro di 12,5 centimetri per poi essere soppiantato dalla sua variante di maggior successo, il long playing o 33 giri, realizzato su dischi di diametro da circa 30 centimetri che perfezionarono, anche, la qualità delle registrazioni e ne aumentarono il numero dei minuti di musica. Questo contribuì alla progressiva scomparsa dei cilindri e al sopravvento dei dischi in vinile, dopo un’attenta sperimentazione sulle varie materie prime che lo avrebbero potuto definire. Fu la RCA Victor, la società di Berliner, a introdurre il vinile in quanto materiale resistente e leggero nonostante la spesa per ottenerne la disponibilità fosse un po’ elevata. Caratterizzati da una riproduzione del suono in forma analogica, il vinile ha conosciuto la sua fortuna negli anni del boom economico e il successivo declino con l’arrivo, negli anni ’80, del suono digitale e dei CD fino all’arrivo di piattaforme come Spotify o Apple Music dove ogni tipo di interferenza è bannata e il suono risulta pulito, centrato ed equilibrato.

Tutto ciò, però, sottomette la musica a una mera riproduzione dello stesso che esclude il rumore, il vero valore aggiunto per una melodia che non diverrebbe più oggetto di replica ma testimonianza della sua unicità.

 

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay.com

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