Teoria dello Strutturalismo: significato, temi ed esponenti

Teoria dello strutturalismo: significato, temi ed esponenti

Con il termine strutturalismo si intende una metodologia basata sul presupposto che ogni oggetto di studio abbia una struttura, ovvero sia un insieme organico i cui elementi non hanno un valore autonomo, ma lo assumono in relazione con gli altri elementi dell’insieme. La teoria dello strutturalismo si diffonde a partire dagli anni ‘30 del Novecento grazie agli studi del linguista Ferdinand De Saussure.  

La teoria dello strutturalismo è stata sistematizzata a partire dagli anni Cinquanta del Novecento basandosi prevalentemente sugli studi antropologici di Claude Lèvi-Strauss. Questa corrente di pensiero si è affermata in contrapposizione al positivismo basato sulle scienze naturali; la critica letteraria e l’etnologia sono i campi in cui ha visto fin da subito una rapida espansione.  

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 molti studiosi hanno cominciato ad evidenziare il ruolo del tutto rispetto alle parti e l’esistenza di gerarchie non accidentali nei fenomeni. Questo è avvenuto soprattutto nell’ambito della psicologia con la Gestalttheorie, ma anche in antropologia con gli studi di Franz Boas, Ruth Benedict e Edward Sapir che hanno dato un contributo fondamentale alla teoria dello strutturalismo. Andando oltre i settori tradizionali delle scienze umane, lo strutturalismo ha interessato anche l’economia, la sociologia, la biologia, la pedagogia e tanti altri campi del sapere.

La linguistica strutturalista 

Nell’ambito della linguistica si inizia a parlare di strutturalismo nel Cours de linguistique gènèrale (1916) di Ferdinand De Saussure. Saussure si pone il problema delle entità che compongono le lingue e ne distingue due tipi: gli oggetti concreti (ad esempio i suoni) e le sistemazioni cognitive (ad esempio i fonemi). La distinzione tra il suono concreto e il fonema che è un’unità astratta porta alla nascita della fonologia, contrapposta alla fonetica.

La teoria dello strutturalismo si è estesa quasi a tutti gli aspetti della linguistica contemporanea, con qualche affinamento e una diffusione dei metodi; il termine è stato usato soprattutto per parlare della grammatica generativo-trasformazionale.  

La teoria dello strutturalismo in letteratura

La teoria dello strutturalismo la ritroviamo anche in letteratura e in particolare nella critica letteraria. Gli influssi sono visibili soprattutto in Italia, in Francia e in U.R.S.S. La critica letteraria strutturalista prende avvio dagli scritti dello svizzero Jean Rousset, del francese Jean-Pierre Richard e degli americani William K. Wimsatt e Cleanth Brooks. Gli strutturalisti considerano la letteratura come un sistema che ha molte affinità con il sistema linguistico, a partire dal fatto che veicola le sue informazioni attraverso il linguaggio. Così come accade per le lingue, la narratologia divide il testo nelle sue parti costitutive: agente, azione ecc. (Sintassi). 

Antropologia culturale 

La teoria dello strutturalismo ha interessato l’antropologia culturale soprattutto nell’ambito dell’etnologia. Un contributo importante è stato dato da etnologi come F. Boas, E. B. Tylor, e O. Klemm a partire dalla fine del sec. XIX, quando lo studio dei popoli cosiddetti “primitivi” era strettamente correlato a quello della struttura delle lingue parlate.  

Architettura 

Nell’ambito dell’architettura la teoria dello strutturalismo la ritroviamo nel dibattito sulla pianificazione urbana e la progettazione di edifici, con riferimento agli studi di C. Lèvi-Strauss. Lo strutturalismo offre un linguaggio e un metodo appropriati, inoltre propone dei riferimenti teorici applicabili all’architettura. 

Fonte immagine: Pixabay

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Studentessa di mediazione linguistica e culturale presso l'Università degli studi di Napoli l'Orientale

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