Poesie di Fernando Pessoa: le 3 più belle

Poesie di Fernando Pessoa: le 3 più belle

Fernando Pessoa (1888-1935) è stato uno dei poeti e scrittori più importanti del Portogallo. Nato e morto a Lisbona, la sua opera è un universo complesso e frammentato, popolato da diverse personalità poetiche che lui stesso creò: gli eteronimi. Le sue poesie colpiscono per la sensibilità con cui esprimono il mondo interiore e le inquietudini dell’uomo moderno. Analizziamo tre delle sue opere più celebri.

Le 3 poesie di Pessoa in sintesi

Poesia Tema principale Autore / Eteronimo
L’amore, quando si rivela L’ineffabilità e l’angoscia del sentimento amoroso. Fernando Pessoa (ortonimo)
L’altrove La fuga dalla realtà e la ricerca di un mondo ideale e irraggiungibile. Fernando Pessoa (ortonimo)
Il mio sguardo è nitido come un girasole Il rifiuto del pensiero a favore della percezione sensoriale pura. Alberto Caeiro

Chi sono gli eteronimi di Pessoa?

Pessoa non usava semplici pseudonimi, ma veri e propri “eteronimi”: personalità poetiche complete, con una propria biografia, un proprio stile e una propria visione del mondo. I tre principali sono:

  • Alberto Caeiro: il maestro, un poeta contadino che rifiuta la filosofia e crede solo in ciò che i sensi percepiscono. Il suo stile è semplice e diretto.
  • Ricardo Reis: un medico classicista, monarchico e stoico. La sua poesia è formale, ispirata a Orazio, e invita ad accettare il destino con pacata rassegnazione.
  • Álvaro de Campos: un ingegnere navale futurista, irrequieto e sensazionista. La sua poesia è un torrente di emozioni, un inno alla modernità, alla velocità e all’energia delle macchine.

Testo e analisi delle poesie

L’amore, quando si rivela

L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.

Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…

Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!

Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!

Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando…

Analisi: questa poesia, firmata da Pessoa come sé stesso (ortonimo), descrive l’angoscia e l’incomunicabilità del sentimento amoroso. L’amore è rappresentato come un’emozione così travolgente da paralizzare la parola. Chi ama non riesce a esprimere ciò che prova, perché le parole sembrano inadeguate o false. L’unica speranza è che lo sguardo possa comunicare ciò che la bocca non osa dire. È un ritratto della vulnerabilità di chi, pur sentendo molto, resta in silenzio, prigioniero della propria stessa intensità emotiva.

L’altrove

Andiamo via, creatura mia,
via verso l’Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.

La luna che splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell’immortalità.

Lì si incominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.

Andiamo via, creatura mia,
via verso l’Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.

Il tempo lì è un momento d’allegria,
la vita una sete soddisfatta,
l’amore come quello di un bacio
quando quel bacio è il primo.

Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.

Oh, andiamo a cercare l’Altrove!

Analisi: in questa poesia emerge il tema della fuga dalla realtà, tipico dell’inquietudine pessoana. “L’Altrove” non è un luogo fisico, ma uno spazio mentale, un mondo ideale costruito con i sogni e le speranze. È un luogo perfetto dove il tempo è gioia, la vita è appagamento e l’amore è innocenza pura. Pessoa sottolinea che per raggiungere questo mondo non servono mezzi materiali, ma solo la forza dell’immaginazione. La poesia esprime il desiderio umano di evadere da una realtà che non è mai abbastanza, cercando rifugio in un mondo interiore che, per quanto irraggiungibile, è l’unica vera fonte di felicità.

Il mio sguardo è nitido come un girasole

Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me.
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero.
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo.

Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire.
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso.

Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare.

Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare.

Analisi: questa poesia è il manifesto poetico di Alberto Caeiro. Il testo è un inno alla percezione sensoriale pura e un rifiuto totale del pensiero astratto. Per Caeiro, “pensare è non capire”, perché il pensiero contamina la realtà con interpretazioni e significati che non le appartengono. La vera saggezza sta nel guardare il mondo con lo “stupore essenziale” di un bambino, accettando le cose per come appaiono, senza interrogarsi. L’unica filosofia è avere “sensi”. Amare, in questa prospettiva, è l’atto di pura percezione, un’accettazione innocente e non mediata dalla ragione.

Domande frequenti

Perché Pessoa usava gli eteronimi?

Pessoa affermava di sentire dentro di sé una moltitudine di personalità diverse. Gli eteronimi erano un modo per dare voce a queste diverse sfaccettature del suo essere, permettendogli di esplorare stili e visioni del mondo contrastanti senza doverle conciliare in un unico “io”.

Da dove iniziare a leggere Pessoa?

Una delle raccolte più accessibili per iniziare è “Una sola moltitudine”, che offre un’antologia delle opere firmate sia come ortonimo che con i principali eteronimi. Per chi vuole approfondire una singola voce, “Il guardiano di greggi” di Alberto Caeiro è un ottimo punto di partenza.

Qual è il tema principale della sua poesia?

Sebbene i temi varino a seconda dell’eteronimo, un filo conduttore è la riflessione sulla natura dell’identità e della realtà. La frammentazione dell’io, il confine labile tra sogno e veglia, e la tensione tra il pensiero e la percezione sono temi ricorrenti in tutta la sua vasta produzione.

Fonte immagine: Casa Fernando Pessoa

Articolo aggiornato il: 25/08/2025

 

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