Con il termine al-Andalus si fa riferimento al territorio della Penisola Iberica che fu sotto il dominio musulmano a partire dal 711 d.C. fino al 1492, quando terminò il lungo periodo della Reconquista. L’arrivo degli arabi segnò una tappa fondamentale nella storia della Spagna: i quasi otto secoli della loro presenza lasciarono un’eredità culturale, scientifica e linguistica tuttora evidente.
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L’organizzazione politica: da Emirato a Califfato
Inizialmente, al-Andalus era un emirato dipendente dal Califfato di Damasco. La svolta avvenne nel 929, quando l’emiro Abd al-Rahman III si autoproclamò califfo, trasformando il territorio in un regno indipendente: il Califfato di Cordova. Durante questo periodo (929-1031), Cordova divenne una delle città più prospere e culturalmente avanzate dell’Europa medievale. Dopo la caduta del califfato nel 1031, al-Andalus si frammentò in numerosi piccoli regni indipendenti, i cosiddetti Reinos de Taifas, la cui debolezza favorì l’avanzata dei regni cristiani del nord.
La società multiculturale di al-Andalus
La dominazione araba portò a una convivenza, a tratti pacifica e a tratti conflittuale, di tre diverse culture: musulmana, cristiana ed ebraica. La società era molto variegata e stratificata.
Gruppo Sociale | Definizione |
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Musulmani | Il gruppo dominante, composto da arabi, berberi e siriani. Detenevano il potere politico e militare. |
Muladíes (Muladi) | Cristiani ispano-visigoti che si convertirono all’Islam per ottenere vantaggi sociali ed economici. |
Mozárabes (Mozarabi) | Cristiani che mantennero la propria fede e le proprie tradizioni, pur vivendo sotto il dominio musulmano e adottandone alcuni costumi. |
Ebrei | Gruppo minoritario ma molto attivo nel commercio, nella finanza e nella cultura. Vivevano in quartieri separati (juderías). |
L’eredità culturale e linguistica
Questa convivenza multietnica favorì una straordinaria fioritura del sapere artistico, scientifico, letterario e filosofico. Opere di filosofia e scienza greca, quasi dimenticate in Europa, furono tradotte e studiate, per poi essere reintrodotte nel continente. In campo linguistico, si sviluppò il mozarabico, un dialetto romanzo parlato dai cristiani ma fortemente influenzato dall’arabo. L’influenza araba sulla lingua spagnola è tuttora immensa: parole di uso comune come aceite (olio), azúcar (zucchero), alcalde (sindaco) e ojalá (speriamo, da “Inshallah”) sono solo alcuni esempi di questa eredità duratura.
Fonte immagine in evidenza per l’articolo “territorio dell’al-Andalus” : Pixabay
Articolo aggiornato il: 02/09/2025