Tōdaiji: la costruzione del Grande tempio orientale

Tōdaiji: la costruzione del Grande tempio orientale

Il progetto di fare di Nara la capitale dell’Impero buddista giapponese raggiunse il suo apice nella metà dell’VIII secolo, durante il regno dell’Imperatore Shōmu. Fu proprio sotto la sua guida che venne avviata la costruzione di uno dei più grandi templi buddisti mai edificati: il Tōdaiji. Il tempio fu costruito ad Est della città, sulle colline, in un’area appositamente spianata per ospitare il colossale edificio. La fusione dell’enorme immagine del Buddha cosmico Rushana (Dainichi Nyorai) fu completata nel 749, ma furono necessari altri due anni per ultimare i dettagli.

Chūmon (porta centrale) del Tōdai-ji di Nara, marzo 2025 (Foto di Epicgenius, CC BY-SA 4.0)

Il Tōdaiji come modello di stato e di fede

La costruzione del Tōdaiji era parte di un ambizioso progetto imperiale volto a strutturare l’organizzazione della chiesa buddista sul modello piramidale dello Stato. Il tempio doveva essere lo specchio spirituale del palazzo imperiale, con al vertice il Tōdaiji stesso. Shōmu decretò la costruzione di monasteri provinciali (kokubunji) e conventi femminili (kokubun-niji) in tutto il Paese, in onore del Buddha Shaka, emanazione terrena del Buddha cosmico. Sebbene il progetto originario non fu mai pienamente completato, portò comunque alla costruzione del Tōdaiji e di vari monasteri minori.

Il Grande Buddha del Tōdaiji: una grande sfida

L’obiettivo di Shōmu era quello di produrre, grazie alle ricchezze minerarie del Giappone, un‘immagine imponente del Buddha Rushana, in modo che tutto il Paese potesse essere unito nella fede buddista. La fusione del Buddha gigante, alto oltre 15 metri, coinvolse circa 900.000 operai per 11 anni di lavoro, rendendolo al tempo la più grande statua in bronzo del mondo. La statua era così colossale che non poteva essere trasportata: il tempio venne quindi costruito attorno ad essa. Prima si modellò lo stampo della base, poi si colò il bronzo fuso. Nonostante l’abbondanza di risorse minerarie in Giappone, l’impresa richiese un enorme dispendio economico e ambientale, tanto da segnare la fine della produzione di grandi statue in bronzo: da quel momento in poi, il bronzo sarebbe stato riservato solo a opere di piccole dimensioni.

Daibutsu (Grande Buddha), statua del Buddha Rushana (o Vairocana) – Tempio Tōdaiji (Foto di Gilles Desjardins, CC BY-SA 4.0)

La cerimonia di apertura degli occhi del Buddha di bronzo

Nel 752 si svolse la celebre cerimonia di apertura degli occhi della statua, ovvero l’inaugurazione ufficiale del tempio. L’imperatore Shōmu stesso dipinse le pupille della statua, dando simbolicamente vita al Buddha. La cerimonia fu un evento grandioso, a cui parteciparono ambasciatori, monaci e artisti da tutta l’Asia. In quell’occasione furono eseguite le danze gigaku, importate dalla Cina attraverso la Corea per accompagnare i rituali buddisti.

L’architettura del Tōdaiji

Il Daibutsuden (Sala del Grande Buddha) fu costruito come un edificio a due piani. L’attuale struttura, ricostruita all’inizio del XVIII secolo dopo numerose distruzioni (tra cui l’incendio del 1180 da parte dei Taira), è più piccola di circa un terzo rispetto all’originale dell’VIII secolo. Nonostante ciò, rimane l’edificio in legno più grande al mondo oggi conservato. Nella pianta originale del complesso erano incluse due pagode alte 101 metri e composte da sette piani, oggi scomparse. L’intero complesso era stato concepito come una struttura modulare, con edifici dislocati in modo indipendente ma tutti convergenti verso la grande Sala d’Oro, cuore del tempio.

Il significato cosmico della statua del Buddha

Il Buddha Rushana è raffigurato seduto su un piedistallo di bronzo a forma di fiore di loto, composto da 48 petali, ognuno dei quali reca una scena che raffigura il cosmo buddista. Al centro appare il Buddha Shaka, circondato da bodhisattva e monaci a rappresentare l’idea di un cosmo armonico guidato dalla compassione e dalla saggezza. Rushana, Buddha della luce cosmica, presiede a un’infinità di mondi ed è il corrispettivo trascendente dell’Imperatore terreno: entrambi reggono i rispettivi universi, spirituale e materiale.

Gli edifici secondari del Tōdaiji: l’Hokkedō e le statue del Sutra del Loto

Uno degli edifici più significativi sopravvissuti è l’Hokkedō o Sala del Loto, situata sulla collina Nord-Est rispetto alla sala principale. Conosciuta anche come Sala di Marzo, era il luogo dove si recitava la lettura del Sutra del Loto alla fine del mese. All’interno, una piattaforma lignea ospita 16 statue disposte attorno a un’immagine centrale protetta da un’altra statua anteriore. La più nota è la numero sei: il Portatore del Conto (Shūkongōjin), alta 1,70 metri, realizzata in argilla dipinta e visibile solo nel mese di marzo.

Questa figura è affiancata da una seconda statua più grande: il Fukūkenjaku Kannon, un bodhisattva in lacca secca alto 3 metri e dotato di otto braccia, ognuna delle quali reca un attributo simbolico (loto, laccio, scettro, ecc.). Quest’immagine anticipa l’avvento del buddismo esoterico, che si diffonderà in Giappone nel periodo successivo, caratterizzato da divinità dal forte impatto simbolico e visivo.

Diorama del Tōdaiji, 2018 (Foto di Ominae, CC BY-SA 4.0)

Fonte immagini: Wikimedia Commons (In copertina: Tempio Tōdaiji a Nara – Foto di 663highland, CC BY-SA 3.0)

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