Vello d’oro e Giasone: origine e storia di un mito

Origine e storia di un mito: il vello d’oro e Giasone

Il viaggio è un tema molto caro all’antica mitologia greca: dopo quello di Ulisse verso Itaca, il più famoso è senz’altro quello di Giasone e gli argonauti alla ricerca del vello d’oro, uno dei miti greci più famosi.

Le origini del mito del vello d’oro

La storia del vello d’oro affonda le sue radici (come da regola) in una controversia tra divinità. Si tramanda, infatti, che Nefele, la dea delle nubi, fu ripudiata dal marito Atamante, re beota, poiché costui s’innamorò di un’altra donna, Ino, e la sposò. La nuova moglie di Atamante odiava profondamente i figli che l’uomo aveva avuto dal precedente matrimonio con Nefele, Elle e Frisso, al punto da tentarne l’omicidio per permettere a suo figlio di divenire erede al trono. Così, Ino convinse il re che i due giovani andavano sacrificati agli dei, per far cessare la grave carestia che stava avanzando nel regno. Intanto, Nefele, venuta a conoscenza dei piani della donna, chiese aiuto ad Ermes per salvare dalla disgrazia i suoi figli: il dio le inviò così Crisomallo, un ariete dal vello d’oro dotato di poteri magici, come guarire le ferite, col compito di mettere in salvo i due fratelli trasportandoli in volo in Colchide. Elle, però, non arrivò mai a destinazione: durante il volo, precipitò nel punto che, in suo onore, venne chiamato Ellesponto. Frisso, invece, una volta giunto in Colchide, fu accolto dal sovrano Eete, al quale donò Crisomallo in cambio della mano di sua figlia, la principessa Calciope. La tradizione è concorde nel raccontare che l’ariete magico fu offerto a Zeus (si pensa, inoltre, che la costellazione dell’ariete sia nata proprio dal sacrificio di Crisomallo), ma discorde nel definire cosa ne fece Eete del suo manto d’oro: infatti, c’è chi sostiene che lo inchiodò ad una quercia e chi che, invece, lo nascose in un bosco mettendovi un drago (o secondo altre versioni, un serpente) alla guardia.

Ad ogni modo, non c’è fonte che contesti che la storia del vello d’oro incontri quella di Giasone nella saga degli argonauti.

Il vello d’oro e Giasone: la saga degli Argonauti

È Apollonio Rodio che, ne Le Argonautiche, racconta la storia di Giasone, storia che nasce da un trono conteso, quello della città tessala di Iolco. La lotta al potere era tra i fratellastri Esone, legittimo sovrano e padre di Giasone, e Pelia, che uccise l’avversario e si incoronò re. Il piccolo Giasone, in pericolo per le persecuzioni che lo zio aveva avviato per far sì che nessuno minacciasse la sua sovranità, venne affidato al centauro Chirone e crebbe lontano dal palazzo. Una volta cresciuto, Giasone rivendicò il trono, incontrando l’opposizione dello zio, che rispose alla pretesa del nipote con una condizione: ritrovare e consegnargli il vello d’oro. Questo il fine della spedizione degli Argonauti, i 50 eroi che Giasone radunò per il viaggio verso la Colchide a bordo della nave Argo (da qui, argonauti e argonautiche). Raggiunta, con non poche difficoltà, la terra di Eeta, il re mette il valoroso Giasone davanti all’ennesima sfida prima di consegnargli il vello d’oro: l’eroe avrebbe dovuto aggiogare all’aratro due tori dagli zoccoli di bronzo e dalle narici sputa-fuoco per poi tracciare quattro solchi nel terreno del Campo di Marte e seminarci dei denti di drago (dai quali sarebbero spuntati guerrieri da affrontare). Determinante fu l’aiuto di Medea, la maga figlia di Eeta, che, invaghitasi del condottiero, lo assistette nell’impresa.

La figura di Medea è una delle più interessanti della tradizione greca (Euripide fece di lei un’eroina affascinante, nella tragedia che porta il suo nome, raccontandone le sofferenze dopo il tradimento di Giasone): la maga rinnegò il suo nome e tradì la sua famiglia per amore. Eeta, infatti, nonostante il successo riportato da Giasone nell’impossibile prova a cui lo aveva sottoposto, si rifiutò di ottemperare alla sua promessa, portando il capo degli argonauti all’estrema decisione di rubare il vello d’oro. Fu Medea, con le sue arti magiche, ad addormentare il drago che Eeta aveva posto a sorvegliare il manto di Crisomallo, consentendo a Giasone di rubarlo. Fu Medea, decisa a scappare a bordo della nave Argo col suo amato, che si macchiò del suo stesso sangue uccidendo suo fratello Apsirto, che tentò invano di bloccare la fuga degli Argonauti. Fu Medea a reagire al rifiuto di Pelia di cedere il trono al nipote, come promesso in cambio del vello d’oro. La storia di Medea e Giasone, infatti, si sposterà a Corinto, dove i due innamorati saranno costretti a fuggire dopo aver ucciso Pelia, con un incantesimo della maga.

Concludendo, se il viaggio compiuto dagli eroi, nei racconti della mitologia greca, è sempre specchio di un viaggio interiore, di un percorso spirituale compiuto dai protagonisti, gli studiosi hanno ricondotto ragioni storiche alla base del viaggio degli Argonauti: l’impresa, infatti, trarrebbe spunto dalle avventure dei mercanti alla ricerca dell’oro. Si pensi che, ancora oggi, nelle zone dell’antica Colchide, i pastori costruiscono setacci (strumenti utilizzati proprio per raccogliere l’oro) con il manto di ariete, tra le cui fibre s’incastrano facilmente pagliuzze d’oro.

 

A proposito di Ilaria Iovinella

Premessa: mai stata di poche parole, eterna nemica dell'odioso "descriviti in tre aggettivi". Dovessi sintetizzarmi, direi che l'ossimoro è una figura retorica che mi veste bene. Studio giurisprudenza alla Federico II, ma no, da grande non voglio fare l'avvocato. Innamorata persa dell'arte e della letteratura, dei dettagli e delle sfumature, con una problematica ossessione per le storie da raccontare. Ho tanto (e quasi sempre) da dire, mi piace mettere a disposizione di chi non ha voce le mie parole. Insomma, mi chiamo Ilaria e sono un'aspirante giornalista, attualmente impacciata sognatrice con i capelli corti.

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