Chiese di Arezzo: le 3 da visitare

Chiese di Arezzo: le 3 da visitare

Arezzo è una provincia toscana, conosciuta per essere stata una delle più importanti città etrusche e per il suo enorme patrimonio artistico e culturale. Oggi la città è una meta turistica per gli appassionati di storia e non solo. Arezzo infatti è una città ricca di musei, chiese antiche e monumenti  da visitare.

Se quindi vi troverete in questa splendida cittadina, queste sono le chiese di Arezzo che dovrete assolutamente visitare:

1. Cattedrale dei Santi Pietro e Donato

Il duomo di Arezzo o Cattedrale dei Santi Pietro e Donato è sicuramente una delle prime chiese di Arezzo da visitare. Anticamente, il duomo di Arezzo era un altro e si trovava sul Colle del Pionta, dove era sepolto San Donato, il martire della città e oggi suo patrono. Ma con la visita ad Arezzo di Papa Gregorio X, che morì poi lì nel 1276, cominciano i lavori per la costruzione di una cattedrale all’interno delle mura delle città. Ciò era previsto dalle volontà del pontefice, che aveva lasciato una somma di denaro per la realizzazione del progetto. I lavori si conclusero definitivamente solo all’inizio del XX secolo. La cattedrale oggi è strutturata su tre navate e ha uno stile neogotico. All’interno, sono molti i capolavori che tolgono il fiato: le vetrate colorate del Marcillat, che ha decorato anche alcune volte della chiesa, l’Arca in marmo che contiene i resti di San Donato, la Maddalena di Piero della Francesca e infine la cappella della Madonna del Conforto, adibita al culto della Madonna che si ritiene salvò la città durante il terremoto del 1796.

2. Basilica di San Domenico

La Basilica di San Domenico fu costruita tra il XII e il XIV secolo. Lo stile della chiesa è gotico e l’interno ha solo una navata. All’interno è possibile ammirare anche gli affreschi di Spinello Aretino raffiguranti l Santi Filippo e Giacomo Minore, storie della loro vita, di Santa Caterina e l’Annunciazione. Inoltre, nella chiesa è presente una terracotta invetriata realizzata dai fratelli Della Robbia. Ma questa, tra le chiese di Arezzo, è conosciuta soprattutto per due motivi: ha ospitato il primo conclave della storia nel 1276 e custodisce un crocifisso dipinto da Cimabue. Appena si entra nella Basilica, infatti, tutta l’attenzione del visitatore è volta al Crocifisso di Cimabue. L’opera dovrebbe essere la prima realizzata dal pittore e risale al 1268-1271. Ritrae un Christus patiens, ovvero morente sulla croce. Il Cristo di Cimabue è rappresentato in tutta la sua sofferenza, espressa soprattutto dal corpo fortemente inarcato. Il volto è piegato sulla spalla e gli occhi sono chiusi. Un altro aspetto che colpisce di questo crocifisso è l’uso di colori molto accesi, come l’oro e il rosso.

3. Basilica di San Francesco

La costruzione di questa chiesa cominciò nel XIV secolo, in seguito all’invito rivolto dal comune ai francescani di trasferirsi all’interno delle mura della città. La facciata in pietre e mattoni è rimasta incompiuta. L’interno ha un’unica navata affiancata da alcune cappelle. La chiesa ospita le opere di Spinello Aretino, ma è rinomata tra tutte le chiese di Arezzo soprattutto per la presenza di un ciclo di affreschi di Piero della Francesca. La cappella Bacci, infatti, è stata affrescata dal noto pittore tra il 1453 e il 1464. Gli affreschi ritraggono le Storie della Vera Croce, con scene tratte dalla Bibbia e dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine. Il ciclo di affreschi segue le vicende della croce su cui Cristo venne crocifisso, a partire dal momento in cui Seth, figlio di Abramo, pone il germoglio dell’albero della conoscenza nella bocca del padre morente. Da qui crescerà l’albero il cui legno sarà usato per costruire la croce e la sua storia complessa viene narrata attraverso gli affreschi.  Le scene rappresentate non seguono un ordine cronologico, dato che Piero della Francesca predilesse un criterio estetico che spesso portava scene parallele a fronteggiarsi. Un esempio sono le due enormi battaglie raffigurate e poste una di fronte all’altra: la Battaglia di Eraclio e Cosroè e la Vittoria di Costantino su Massenzio. Gli affreschi, seppure in parte deteriorati, sono un esempio del realismo e della grande attenzione per i particolari posta nell’opera dell’artista. 

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