Moto-taxi: storia degli Zemidjans diffusi in Benin

Moto-taxi: storia degli Zemidjans diffusi in Benin

In Italia, particolarmente nelle città del sud, vi è un fortissimo utilizzo di motocicli poiché essi rappresentano lo stratagemma principale per evitare l’enorme problema del traffico senza dover rinunciare alla mobilità, non potendo purtroppo contare su un efficiente sistema di mezzi di trasporto pubblici. Non tutti sono a conoscenza però del fenomeno dei moto-taxi in alcune zone del mondo e di quanto esso abbia portato all’estremo l’utilizzo dei motocicli!

In Benin questi taxi a due ruote prendono il nome di Zemidjans e rappresentano il modo più facile ed economico per abitanti e turisti di spostarsi da una zona all’altra delle varie città, assaporando un’esperienza tanto caratteristica quanto rischiosa. Andiamo dunque a vedere nel dettaglio le origini e lo sviluppo di questo fenomeno molto diffuso, anche in altri paesi del continente africano.

Origini del nome Zemidjans per i Moto-Taxi

L’appellativo Zemidjan, utilizzato dai beninesi per apostrofare i moto-taxi, ha un’origine molto curiosa e simpatica: esso deriva dalle due espressioni locali “zemi”, che letteralmente significa “prendimi”, e “djan” che vuole invece indicare il rumore generato dal rombo dei motori.

Anche se sul territorio del Benin la lingua ufficiale è il francese importato dai colonizzatori nel corso dei secoli scorsi, le lingue locali sono ancora molto presenti all’interno della comunità ed influenzano notevolmente anche la terminologia delle parole utilizzate in lingua francofona, come testimonia questo esempio. Solitamente gli autisti degli Zemidjans utilizzano la frase «Eya a?» per approcciare i clienti, che in lingua Fon è l’equivalente di «Allora, dove andiamo?».

Zemidjan come professione

Ma quali sono le dinamiche sociali che hanno portato a far sì che i moto-taxi diventassero il mestiere più diffuso in Benin? A cavallo degli anni ‘80 una profondissima crisi economica colpì il paese ed ogni ambito lavorativo risentì tantissimo di questa situazione, con istituzioni pubbliche ed aziende private che iniziarono a licenziare sempre più personale. Molte di queste persone, oramai disoccupate, decisero di reinventarsi utilizzando i motocicli privati come mezzi di trasporto al servizio degli altri, divenendo dunque a tutti gli effetti dei veri e propri tassisti.

Al giorno d’oggi, gli Zemidjans giocano un ruolo politico molto importante all’interno della società beninese: ad esempio, durante le campagne elettorali, non è insolito vedere numerosi moto-taxi accompagnare i cortei dei candidati politici in segno di supporto, per testimoniare al paese una sorta di cooperazione tra i partiti e la gente umile del popolo che essi vogliono rappresentare, con quest’ultima classe sociale che si identifica totalmente nell’immagine dei tassisti che sfrecciano su due ruote in città.

Pro e contro

Sicuramente tra gli aspetti positivi del servizio di moto-taxi in Benin il fattore chiave è quello economico: gli Zemidjans sono infatti molto convenienti e presentano prezzi accessibili sia ai turisti che alle persone del posto. Per capire quanto possa essere economica una corsa basta pensare che 1 franco CFA, moneta presente nell’Africa occidentale, corrisponde a 0,0015 euro.

Utilizzare un moto-taxi dà ovviamente anche la possibilità di destreggiarsi molto più abilmente nel traffico e tra le vie affollate e per uno straniero può senza dubbio rappresentare un’esperienza suggestiva e caratteristica, considerando che in molti paesi occidentali, ad esempio, l’opzione motorizzata a due ruote non è estremamente diffusa.

Il lato negativo di questo mestiere divenuto tradizionale negli ultimi decenni è sicuramente la pericolosità: a Cotonou, la città del Benin con più abitanti (700 mila), è stimata la presenza di circa 72.000 moto-taxi, con le vie che risultano caotiche e frequentatissime in qualsiasi orario della giornata. Il rischio di incidenti è molto alto ed il numero annuale di scontri tra moto-taxi è estremamente preoccupante, considerando anche la fretta impiegata dai guidatori per portare a termine più corse possibili nell’arco di una giornata.

Ad oggi, nonostante il grande rischio che Zemidjans e clienti corrono ogni giorno a causa della pericolosità di questa professione, è innegabile che il mestiere rappresenti una frangia lavorativa troppo ampia per poter essere ignorato o soppresso in virtù di una sicurezza dei mezzi di trasporto: il governo ha deciso dunque di regolamentare ufficialmente la professione, con ciascun moto-taxi dotato di un numero identificativo ed i rispettivi guidatori muniti di un’uniforme che varia nei colori in base alle città.

Da qualche anno un gruppo di giovani imprenditori ha deciso di creare un progetto denominato ZemExpress, che prende spunto dalle modalità di prenotazione di Uber: un’applicazione simile chiamata GoZem è stata creata anche in Togo, a testimonianza del fatto che questa tipologia di trasporto vada via via diffondendosi anche in altre nazioni africane.

L’ideale, anche se appare utopico, sarebbe sperare in un futuro dove lo stacanovismo e la dedizione degli Zemidjans possano essere impiegati in un sistema di trasporti pubblici più sicuro dei moto-taxi: ciò non toglie che l’arte di reinventarsi in tempi difficili abbia permesso a tante persone in Benin di poter tirare avanti creando un mestiere tutto nuovo, con migliaia di moto che sfrecciano tra le vie delle città ed accompagnano i clienti ovunque, in tempi rapidi ed a poco prezzo!

Fonte Immagine: Wikipedia Commons

A proposito di Alfredo Capolupo

Vedi tutti gli articoli di Alfredo Capolupo

Commenta