Il turismo è universalmente visto come l’opportunità economica leader del settore terziario: entrate economiche, posti di lavoro e valorizzazione del territorio. Tuttavia quando il numero di turisti supera una certa soglia si entra nel territorio del cosiddetto “overtourism”.
Seppur seguendo un pensiero innocente e semplicistico si tenderebbe ad associare il turismo a tali vantaggi, in realtà se la capacità di una destinazione di accogliere i turisti diviene satura viene compromessa non solo la qualità della vita dei residenti e l’integrità del luogo, ma anche il benessere dei visitatori stessi. Oltre che seguita da un aumento di costi di gestione che superano le varie entrate.
I problemi dell’overtourism
Sebbene il turismo contribuisca significativamente all’economia di molti paesi, l’overtourism può portare a costi sociali e ambientali che superano i benefici economici. In alcuni paesi tropicali il prodotto interno lordo è generato dal 60 al 90% esclusivamente dal turismo, mentre paesi come Spagna, Italia, Messico, Turchia e Grecia, per citarne alcuni, hanno una media intorno al 15% (secondo dati visualizzati su Visual Capitalist).
Uno dei problemi più significativi impatta direttamente la vita dei residenti: il problema degli affitti brevi. Ad esempio, a Venezia e Firenze, l’aumento dei prezzi degli affitti ha spinto molti residenti a lasciare il centro storico, trasformando le città in “parchi a tema” privi di una vera vita locale. A causa di piattaforme come Airbnb, gli abitanti vengono spinti verso la periferia dalla scarsità di affitti per chi vuole optare per questa soluzione abitativa. Chi vive in una casa di proprietà è spinto a vendere a causa della progressiva gentrificazione, ovvero, avere attorno a sé solo uffici e turisti. Il problema degli affitti brevi, impatta anche sulla vita degli studenti fuori sede oltre che dei residenti, universitari che hanno sempre più difficoltà a trovare affitti a prezzi abbordabili.
Inoltre, l’overtourism può danneggiare in modo irreparabile i siti naturali e culturali. Un caso emblematico è quello della barriera corallina a Ko Phi Phi Leh, in Thailandia, dove l’afflusso incontrollato di turisti ha portato a un grave deterioramento dell’ecosistema marino.
Senza spostarsi oltreoceano, il danneggiamento di monumenti famosi – ad esempio con graffiti o atti di vandalismo – grava sul bilancio comunale con dei costi di ripristino da sostenere. La forte presenza di turisti presenta un aumento dei costi di pulizia, della necessità di installazione di infrastrutture aggiuntive e dello stipendio extra della vigilanza.
In aggiunta, i ricavi finiscono spesso nelle tasche di poche e grandi multinazionali, lasciando generalmente le briciole a comuni e attività gestite dai residenti. Quindi anche il forte introito economico del settore terziario spesso è un miraggio.
I problemi del turismo di massa dall’Italia all’Europa
L’overtourism è diventato un problema e una realtà di molte città italiane ed europee. In Italia, Venezia rappresenta uno dei casi più noti: la città ha da poco implementato un sistema di ticket di ingresso per i turisti in un tentativo di controllarne l’afflusso. Il 2024 ha visto l’introduzione quindi di una tassa di 5 euro per ogni visitatore che arriva senza pernottare in città. Questa misura è solo l’ultima di una serie di tentativi per bilanciare la pressione turistica con la necessità di preservare l’integrità della città e migliorare la qualità della vita dei residenti.
A Barcellona, il sovraffollamento turistico ha portato a proteste e a un crescente sentimento di rigetto verso i turisti. La città ha risposto limitando il numero di posti letto disponibili negli hotel e bloccando l’apertura di nuove strutture ricettive nel centro storico. Inoltre, sono state introdotte restrizioni per i tour guidati e regolamentazioni più severe per gli affitti brevi, con l’obiettivo di evitare che i residenti vengano allontanati. Per protestare contro questo e altri problemi portati dall’overtourism mal gestito, i residenti simbolicamente hanno manifestato spruzzando con pistole ad acqua i turisti, per lanciare un messaggio, subito finito sui social.
Anche Amsterdam, con i suoi 19 milioni di visitatori annuali, ha adottato misure per combattere l’overtourism, come il divieto di aprire nuovi negozi di souvenir nel centro città e l’introduzione di sanzioni per comportamenti antisociali da parte dei turisti. L’amministrazione locale sta inoltre promuovendo la scoperta di aree meno conosciute della città e della regione circostante, cercando di distribuire meglio il flusso turistico.
Overtourism: possibili soluzioni
Affrontare l’overtourism richiede un approccio che includa il controllo dei flussi turistici, la decentralizzazione del turismo verso aree meno conosciute – con la conseguente rivalutazione di alcuni territori mal tenuti ma culturalmente rilevanti – e l’educazione dei visitatori. Alcune città hanno iniziato a introdurre prenotazioni obbligatorie e limiti giornalieri di accesso ai luoghi più popolari, mentre altre stanno promuovendo forme di turismo più lente e sostenibili, come il “slow tourism“, che incoraggia i visitatori a scoprire destinazioni meno affollate e a rispettare l’ambiente.
L’uso della tecnologia può giocare un ruolo cruciale nella gestione del turismo, aiutando a monitorare la gittata turistica, a promuovere comportamenti più responsabili e a bilanciare le offerte commerciali gestendo prezzi e accessi a seconda dei flussi. Inoltre, lo sviluppo di economie locali indipendenti dal turismo può aiutare le comunità a resistere meglio a shock come quello causato dalla pandemia di COVID-19.
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