I vulcani sono tra le manifestazioni più potenti e affascinanti del nostro pianeta. Comprendere in termini semplici cos’è un vulcano e come funziona è fondamentale per conoscere le forze che modellano la Terra. Questa spiegazione offre le nozioni di base per capire queste imponenti strutture geologiche, partendo dalle definizioni fornite dalle principali istituzioni scientifiche.
Indice dei contenuti
| Vulcano a cono vs vulcano a scudo | |
|---|---|
| Caratteristica | Descrizione |
| Forma | Conica con pendii ripidi (stratovulcano) vs larga e appiattita con pendii dolci (scudo) |
| Tipo di magma | Viscoso e ricco di gas (cono) vs fluido e basaltico (scudo) |
| Tipo di eruzione | Prevalentemente esplosiva (cono) vs prevalentemente effusiva (scudo) |
| Esempi | Vesuvio, Stromboli (cono) vs Etna, Mauna Loa (scudo) |
Cos’è un vulcano: dalla camera magmatica al cratere
Per spiegare cos’è un vulcano, bisogna partire dal fenomeno del vulcanismo. Con questo termine, come definito dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), si intende l’insieme dei processi legati alla risalita di materiale roccioso fuso, chiamato magma, dall’interno della Terra. Un vulcano è la struttura geologica che si forma quando questo materiale incandescente raggiunge la superficie attraverso fratture della crosta terrestre. Strutturalmente, è composto da una parte interna non visibile, che include la camera magmatica (un serbatoio sotterraneo di roccia fusa), e un condotto principale, il camino. La parte esterna visibile è l’edificio vulcanico, solitamente a forma di cono, sulla cui sommità si trova il cratere. Da qui fuoriesce il magma che, una volta in superficie, perde parte dei gas e prende il nome di lava, insieme a lapilli, ceneri e gas.
Le principali tipologie di vulcano
La forma di un vulcano dipende strettamente dal tipo di magma e, di conseguenza, dal tipo di eruzione. Esistono due tipologie di vulcano principali: il vulcano a cono e il vulcano a scudo.
Il vulcano a cono: la potenza delle eruzioni esplosive
Il vulcano a cono, o stratovulcano, si forma a seguito di eruzioni esplosive che scagliano in aria materiali piroclastici, i quali ricadono vicino al cratere costruendo pendii ripidi. Questo accade perché il magma è molto viscoso e ricco di gas. Spesso, solidificandosi, ostruisce il camino creando un “tappo” che aumenta la pressione interna, fino a generare esplosioni violente. A questa tipologia appartengono vulcani molto noti, come lo Stromboli nelle Isole Eolie e il Vesuvio in Campania, ma anche la maggior parte dei vulcani della “Cintura di Fuoco del Pacifico”.
Il vulcano a scudo: le immense colate di lava fluida
Il vulcano a scudo presenta una forma appiattita e molto allargata. Si forma a seguito di emissioni di lava basaltica molto fluida che, avendo bassa viscosità, scorre facilmente per lunghe distanze prima di raffreddarsi, creando pendii dolci. Le eruzioni di questi vulcani sono generalmente tranquille e effusive. L’Etna in Sicilia è un magnifico esempio di questa tipologia, così come i grandi vulcani delle isole Hawaii, come il Mauna Loa.
Tipi di eruzione vulcanica: dalla tranquillità all’esplosione
L’attività di un vulcano si classifica anche in base al tipo di eruzione, che dipende dalla viscosità del magma e dal contenuto di gas. I principali tipi sono:
- Tipo hawaiano: eruzioni effusive, con fontane di lava molto fluida che creano grandi colate.
- Tipo stromboliano: attività esplosiva moderata ma persistente, con lancio di scorie incandescenti (es: Stromboli).
- Tipo vulcaniano: eruzioni esplosive e violente, con una lava densa che genera forti esplosioni e una colonna di ceneri (es: Vulcano, Isole Eolie).
- Tipo pliniano/vesuviano: eruzioni altamente esplosive che generano un’altissima colonna eruttiva di gas e ceneri (es: Vesuvio, eruzione del 79 d.C.).
- Tipo peleano: eruzioni catastrofiche. Il magma, estremamente denso, genera nubi ardenti e flussi piroclastici devastanti (es: La Pelée, Martinica).
Lo stato di un vulcano: attivo, quiescente o spento
Un altro aspetto fondamentale è lo stato di attività. Un vulcano si definisce attivo se ha avuto eruzioni negli ultimi 10.000 anni. Un esempio è l’Etna. Un vulcano è quiescente quando, pur avendo eruttato in tempi storici, si trova in una fase di riposo prolungato ma potrebbe risvegliarsi. Il Vesuvio rientra in questa categoria ed è per questo costantemente monitorato, in quanto considerato uno dei vulcani a più alto rischio al mondo. La gestione del rischio vulcanico in Italia è affidata al Dipartimento della Protezione Civile. Infine, un vulcano è considerato spento quando la sua ultima eruzione risale a oltre 10.000 anni fa e non mostra segni di attività, poiché la sua camera magmatica si è solidificata.
Articolo aggiornato il: 22/09/2025

