Giochi paralimpici: 3 storie di inclusione e ispirazione

Giochi paralimpici

I Giochi paralimpici rappresentano la più importante manifestazione sportiva internazionale per atleti con disabilità. Il loro nome deriva dal prefisso greco “para”, che significa “accanto”, a indicare un evento che si svolge in parallelo e in modo equivalente alle Olimpiadi. La manifestazione moderna prende spunto dai Giochi di Stoke-Mandeville, un evento sportivo ideato dal neurochirurgo tedesco Ludwig Guttman. Nel 1948, egli indisse una serie di competizioni per i veterani della seconda guerra mondiale con lesioni al midollo spinale. I giochi assunsero un carattere internazionale nel 1952, con la partecipazione di atleti olandesi. L’edizione del 1960 a Roma, che ospitava anche le Olimpiadi, fu il passaggio chiave per la loro istituzione moderna, tanto da essere riconosciuta come la prima edizione ufficiale dei Giochi Paralimpici estivi. Da allora, la manifestazione ci ha regalato storie commoventi e momenti indimenticabili di agonismo e inclusione.

3 storie di atleti dai giochi paralimpici che sono fonte di ispirazione

Atleta Disciplina e contributo ispiratore
Zahra Nemati Tiro con l’arco. Simbolo di emancipazione per le donne iraniane nello sport.
Oksana Masters Sci di fondo, biathlon, canottaggio, paraciclismo. Esempio di versatilità e resilienza, superando un’infanzia difficile.
Beatrice Vio Grandis Scherma in carrozzina. Icona di tenacia e della capacità di trasformare le avversità in opportunità.

1. Zahra Nemati, la prima donna iraniana a vincere un oro paralimpico

L’arciera iraniana Zahra Nemati è entrata nella storia del suo paese e dei Giochi paralimpici a Londra 2012, diventando la prima donna iraniana a vincere una medaglia d’oro olimpica o paralimpica. Prima di un incidente d’auto nel 2003 che la rese paraplegica, Nemati era una promessa nazionale del Taekwondo, disciplina in cui era cintura nera. Nel 2006 ha iniziato a praticare il tiro con l’arco e, dopo soli sei mesi, ha ottenuto il terzo posto ai campionati nazionali per normodotati. Ha vinto l’oro nel tiro con l’arco ricurvo ai Giochi Paralimpici di Londra 2012, Rio 2016 e Tokyo 2020. Nel 2016 si è qualificata sia per le Olimpiadi che per le Paralimpiadi, un traguardo per pochi. La sua carriera è una potente fonte di ispirazione per il movimento sportivo femminile iraniano. Nel 2021, il Comitato Paralimpico Internazionale le ha conferito il titolo International Women’s Recognition per il suo impegno a favore dell’inclusione delle donne e delle persone con disabilità.

Zahra Nemati ai Giochi paralimpici di Rio
Zahra Nemati durante la cerimonia di apertura di Rio 2016 (Fonte: Wikipedia)

2. Oksana Masters, l’atleta statunitense più titolata delle edizioni invernali

Oksana Masters, di origine ucraina e naturalizzata statunitense, è una delle atlete più versatili del panorama paralimpico, capace di competere ai massimi livelli nel canottaggio, nello sci di fondo, nel biathlon e nel paraciclismo. Ha partecipato con successo sia ai Giochi estivi che a quelli invernali. Nata con diverse malformazioni congenite a causa delle radiazioni di Chernobyl, tra cui l’emimelia tibiale, fu abbandonata in un orfanotrofio. A 7 anni è stata adottata dalla logopedista americana Gay Masters. La sua vita è stata segnata da numerosi interventi, incluse le amputazioni di entrambe le gambe. Ha iniziato a praticare canottaggio a 13 anni, dimostrando un talento straordinario. Ai Giochi di Londra 2012, in squadra con Rob Jones, ha vinto la prima medaglia statunitense nel doppio remo misto. Nelle edizioni invernali di Sochi 2014, Pyeongchang 2018 e Pechino 2022, Masters ha conquistato 7 medaglie, di cui 2 ori, diventando l’atleta statunitense più titolata nella storia dei Giochi paralimpici invernali.

Oksana Masters ai Giochi paralimpici del 2012
Oksana Masters in gara nel 2012 (Fonte: Wikipedia)

3. Beatrice Vio, un modello di tenacia e ispirazione

La schermitrice Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis, nota a tutti come Bebe Vio, è una delle atlete italiane più iconiche e ha vinto quattro medaglie ai Giochi Paralimpici estivi, di cui due d’oro. Bebe pratica la scherma dall’età di 5 anni. A 11 anni, una meningite fulminante le ha causato l’amputazione di tutti e quattro gli arti. Nonostante questo, dopo appena un anno, è tornata a praticare sport a livello agonistico grazie a una speciale protesi. Da allora, è diventata un testimonial mondiale della scherma in carrozzina e un simbolo degli sport paralimpici. Tedofora a Londra 2012 e portabandiera della nazionale italiana a Rio 2016, il suo impatto va oltre le medaglie. Tra i suoi numerosi riconoscimenti figurano 4 Gazzetta Sports Awards e un Laureus World Sports Award. In suo onore, le è stato dedicato anche l’asteroide 111571 BebeVio.

Bebe Vio al Parlamento Europeo
Bebe Vio al Parlamento Europeo nel 2021 (Fonte: Wikipedia)

Quali sono le discipline dei giochi paralimpici?

Le discipline paralimpiche includono una vasta gamma di sport, adattati per atleti con diverse disabilità. Il programma è in continua evoluzione e, come confermato dall’International Paralympic Committee (IPC), vengono periodicamente aggiunti nuovi sport. Le discipline si dividono tra estive e invernali. Tra gli sport estivi più noti ci sono: l’atletica leggera, il nuoto, il basket in carrozzina, il rugby in carrozzina, la scherma in carrozzina e il tiro con l’arco. Tra quelli invernali troviamo: lo sci alpino, lo sci di fondo, il biathlon, l’hockey su slittino e il curling in carrozzina.

L’impatto culturale dei giochi paralimpici

L’importanza dei Giochi paralimpici va ben oltre la competizione sportiva. Essi svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere un cambiamento nella percezione della disabilità a livello globale. Questi giochi mettono in mostra le straordinarie capacità degli atleti, sfidando stereotipi e pregiudizi. Come evidenziato anche dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP), lo sport diventa un potente strumento di inclusione sociale, dimostrando che i limiti possono essere superati con determinazione e passione. Il simbolo stesso dei giochi, i tre “Agitos” (dal latino “agito”, “io mi muovo”), rappresenta il motto “Spirito in Movimento” e la natura dinamica e inclusiva del movimento paralimpico.

Fonte dell’immagine in evidenza: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 07/10/2025

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