I Joe D. Palma sono Ok, Tutto Ok | Intervista

I Joe D. Palma sono Ok, Tutto Ok | Intervista

Affermano di essere stati rapiti dal fascino delle donne di Gubbio, sirene di questa piccola città di mare in Umbria…No aspettate, c’è qualcosa che non va! Parliamo di Giorgio Cagnin (chitarra, voce), Matteo Stanco (chitarra, voce), Alvise Mutterle (basso), Giacomo Raffaelli (batteria), Andrea Gomiero (tastiere, voce) che insieme formano i Joe D. Palma. Tutto Ok è il loro nuovo lavoro discografico pubblicato lo scorso novembre per La Clinica Dischi. ‘Tutto ok’ come espressione di un mood, di un approccio alla vita della quale non si riesce bene ad afferrare il senso. È una condizione di disagio contrastata con ironia e un po’ di leggera disillusione.

«Ma chi l’ha detto poi che è coscienza o moralità?».

Il disco prende forma in nove tracce tra scene quotidiane, attese interminabili, aspettative disattese e citazioni del wrestling che puntellano il suo vestito sonoro dancefloor, dalla spiccata attitudine elettronica. Un sound convincente  che in questi anni è stato apprezzato anche su tanti palchi in giro per l’Italia dato che i Joe D. Palma hanno aperto molti concerti per i Pinguini Tattici Nucleari, Coma Cose, Frah Quintale e Giorgieness. 

Di questo e di altro ancora abbiamo avuto occasione di parlare stesso con i Joe D. Palma, durante la nostra intervista.

Intervista ai Joe D. Palma

Come nasce il gruppo?

Il gruppo nasce dall’idea di Giorgio e Matteo di fare un po’ quello che gli pareva, suonare quello che non avevano mai potuto scrivere con gli altri progetti che avevano. Prima che uscisse il primo EP siamo stati probabilmente il gruppo che ha cambiato più membri della storia, sarebbe interessante fare un concerto con tutti ragazzi che abbiamo conosciuto. Poi nel 2017 sono arrivati Raffa, Alvi e Gomez e sono effettivamente nati i Joe D. Palma.

Com’è nato l’album?

È nato a Padova principalmente a casa di Gomez, tra i tramezzini di mamma Stella e i tentativi di far parlare il suo cane Sciro, è stato un processo abbastanza lungo, ma alla fine aveva imparato a dire un sacco di cose. Poi da quando siamo entrati in studio dai ragazzi di La Clinica Dischi il tutto ha iniziato a prendere una dimensione più precisa, dalle pre-produzioni ai mix è stato un gran bel viaggio.

Cosa avete voluto raccontare?

Abbiamo voluto raccontare quei piccoli disagi quotidiani che stanno dietro le persone normali, in cui i ragazzi della nostra generazione possono trovare un po’ di familiarità, magari in quei richiami malinconici alla nostra infanzia e agli oggetti che l’hanno caratterizzata. Rimane comunque un racconto leggero, ci piace stare sereni, alla fine sta tutto nel titolo dell’album.

Qual è stata la ricerca musicale?

È stata la cosa più lunga ma anche quella più interessante. Trovare una dimensione che ci caratterizzasse comunque come una band a livello proprio di sound, che non è così semplice nel panorama musicale italiano, riuscire ad unirlo con lo stile che Giorgio ha nello scrivere, che tende al cantautorale. A noi piace l’idea di suonare come una band poco italiana, speriamo di riuscirci.

Cosa potete dirmi delle vostre esperienze come band d’apertura ad artisti come i Pinguini Tattici Nucleari, Frah Quintale, Giorgieness e Coma Cose?

Sono sempre esperienze super, è un tipo di giornata diversa da un classico concerto nostro perché abbiamo veramente l’occasione di confrontarci con una dimensione e un livello di professionalità altissimo in ogni aspetto, dal check fino alle ultime cose caricate in furgone… che per noi è la Touran della mamma di Matteo. La cosa figa è che poi a volte quando parli con loro sparisce un po’ quell’aura di personaggioni che ovviamente hanno quando li vedi sul palco o sui social, siamo tutti dei ragazzoni che si divertono facendo musica alla fine.

Come mai questa particolare predilezione per Gubbio? Siete forse stati rapiti dal fascino di Don Matteo?

Siamo stati rapiti dalle donne di Gubbio, siamo ancora convinti ci sia il mare infatti.

 

Fonte immagine: ufficio stampa Conza

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