Bérénice di Castellucci al Mercadante | Recensione

Bérénice al Mercadante

Dal 24 al 26 gennaio va in scena al Mercadante Bérénice, spettacolo liberamente ispirato a Bérénice di Jean Racine con la regia di Romeo Castellucci.

Dopo aver fatto tappa nei teatri di Montpellier e alla Triennale di Milano nella stagione scorsa, approda finalmente a Napoli per la stagione 24/25 Bérénice, monologo in francese sovratitolato ricercato e raffinato scritto e diretto da Romeo Castellucci

Una Isabelle Huppert granitica, monumentale e allo stesso tempo impalpabile è quella porta in scena al Mercadante Bérénice, spettacolo liberamente ispirato a Bérénice di Jean Racine, che il regista Romeo Castellucci ha rimodellato e cucito addosso all’attrice francese. Castellucci riprende il capolavoro di Racine, datato 1670, un inno alla solitudine e all’abbandono, e da un’opera alessandrina nella sua ricercatezza come nel suo stile ci restituisce un testo contemporanea e urgente.

La trama di Bérénice 

L’amore è il Teatro della Crudeltà. Le rinunce qui hanno più peso delle azioni, del sangue o degli accoppiamenti. L’educazione e la castità sono in nuovi strumenti erotici che vincolano i corpi; la violenza è endocrina, il freno è più potente dell’acceleratore. L’energia, che non deflagra, è trattenuta in un corpo ormai spossessato di parole. Teatro paralitico, “Bérénice” è probabilmente la “tragedia” più immobile, statica e snervante che sia mai stata concepita. Eppure si piange. Eppure Bérénice – si potrebbe dire – sono io.

Bérénice ha in sè tutti gli elementi necessari alla catastrofe: un amore sincero, quello tra Tito e Bérénice, un triangolo amoroso, la politica, la ragion di stato che in un futuro imperatore è bene che venga prima di tutto, la rinuncia, il sacrificio, la devozione ad una causa, l’amore che si fa comprensivo al punto tale da mortificarsi, da castrarsi, quello di Berenice per Tito. E quindi questo monologo, pur nella sua staticità, restituisce tutto intatto il dolore, la rinuncia, la potenza castrata, la sofferenza di ciò che poteva essere e non sarà. 

Lo stile

La musica originale di Scott Gibbons e i costumi eterei di Iris Van Herpen, fanno di questo spettacolo un capolavoro che il Mercadante riesce ad accaparrarsi per la stagione 24/25. Uno spettacolo complesso che supera il concetto di letteratura e approda ad una dimensione più ampia e onnicomprensiva: Bérénice di Romeo Castellucci è un’opera composita e articolata in cui ogni linguaggio viene utilizzato, ogni immagine, ogni suono, ogni parola si fa armonia di insieme. In  Bérénice, dunque, Isabelle Huppert riesce ad esprimere appieno tutta quella che è la cifra stilistica del teatro di Castellucci: un teatro fondato sulla totalità delle arti e rivolto a una percezione integrale dell’opera.

Il regista 

Romeo Castellucci ancora una volta, come già in Bros, andato in scena al Bellini nella stagione 22/23, riesce a dare attraverso il suo teatro un’immagine tetra e disfunzionale della realtà, della nostra epoca, del presente. Non è un caso allora che si serva di un’opera del ‘600 per dare voce e corpo a urgenze e sensazioni attuali: in Bérénice, al di là dei temi e degli elementi spiccatamente tragici, a prevalere e ad avere risonanza sono i silenzi, le cose taciute, i non detti che fanno di quest’opera un’ode alla solitudine e al silenzio, di questo personaggio un’eroina tragica la cui sofferenza sta nell’abbandono e nel sacrificio. 

BÉRÉNICE
liberamente ispirato a Bérénice di Jean Racine
concezione e regia Romeo Castellucci
un monologo con Isabelle Huppert
e con la partecipazione di Cheikh Kébé e Giovanni Manzo
Pasquale Aprile, Renato Bisogni, Matthew Ford, Tony Iannone, Emanuele Martorana, Maurizio Oliviero, Alessio Palumbo, Dario Rea, Rodolfo Salustri, Alberto Scozzesi, Salvatore Testa, Frank Wolleb
musica originale di Scott Gibbons costumi di Iris Van Herpen costumista Chiara Venturini

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